Uno straordinario vitigno Trentino - ONAV Modena (13/06/2018)


Nosiola... faccio davvero fatica ad immaginare un altro vitigno su cui si possano ricamare sfumature così diverse nel bicchiere.


Forse potrebbe essere lo Chenin, che tuttavia non parte dalla fragilità, dalla grazia, da un legame perdutamente stretto con un territorio minuscolo come il Trentino e anche lì, pretendendo comunque gli angoli più nascosti, esclusivi, arrampicati per dare vini magnifici e diversi.

La Nosiola è “il frutto di lavoro e di resistenza”, in questo modo l'hanno presentata all'inizio della serata Enzo Poli, Lorenzo Cesconi, Alessandro Poli, tutti piccoli produttori, insieme a Luca Paolazzi, segretario della Associazione Vignaioli del Trentino.

Un'uva “sopravvissuta” grazie alla tenacia di pochi minuscoli ostinati sognatori che stanno ancora cercando di riportarla sopra quella soglia dell'1% sul totale della produzione Trentina a cui è relegata ormai da oltre 30 anni.

Sono proprio i vignaioli indipendenti a crederci fortemente, loro che in vigneto l'hanno avuta per generazioni nonostante l'invasione di Chardonnay e Pinot Grigio, persone che sull'etichetta firmano con il proprio nome quello che è il frutto del lavoro di genitori, compagni e figli.

Un vitigno esigente, ama i terreni magri e in pendenza, concentra poco gli zuccheri, è sensibile al marciume, proprio per questo gli areali di coltivazione possibili sono ristretti e distanti. Talmente lontani che dall'uno all'altro cambia persino di genere... “il Nosiola” in Val di Cembra, “la Nosiola” nella Valle dei Laghi.

Quando però si trova a suo agio, allora il ventaglio di possibilità che l'uva può offrire si dispiega completamente... dai frizzanti ai vini leggeri, magari sfoderando inaspettata complessità e pienezza, prestandosi a lunghe macerazioni senza farsi soggiogare nel carattere, fino ad arrivare all'incredibile e unico Vino Santo.

Tutti aspetti della Nosiola di cui abbiamo potuto godere con occhi, naso, labbra e bocca, aggiungendo pure un paio di grappe perché nel mondo contadino nessuna possibilità viene sprecata. Una cosa resa possibile dall'ospitalità di Sergio, la cui guida ha accompagnato nella degustazione il racconto in prima persona dei suoi ospiti.

Per iniziare la dissetante 🍷 Nosiola “Belle” 2015 rifermentata in bottiglia di Francesco Poli, seguita dalla versione affilata, leggera ma di carattere, del 🍷 “Nosiol” 2016 dei fratelli Cobelli. Da un zona più a Sud la solare interpretazione della 🍷 Nosiola 2016 di Castel Noarna, per poi spostarsi nella Valle dei Laghi per godere dell'avvolgente e intensa 🍷 Nosiola 2016 di Gino Pedrotti.

La prova del tempo non spaventa certo il vitigno, come testimonia la 🍷 Nosiola 2004 dei fratelli Cesconi, integra, vibrante, dal profilo rigoroso e austero, un grandissimo bianco di dimensione mondiale. La Nosiola non si fa nemmeno travalicare da mesi di macerazione sulle bucce in anfora, rilanciando anzi con il suo tipico abbraccio sincero, come nel 🍷 Fontanasanta 2009 di Elisabetta Foradori, una delle migliori uscite che abbia mai assaggiato.

Forse è proprio la vocazione per lo straordinario Vino Santo che ha consentito alla Nosiola di arrivare fino ai giorni nostri, dando vita ad un nettare in cui il passare del tempo assume un ritmo diverso prima e dopo la messa in bottiglia, con picchi di eccellenza che difficilmente trovano uguale anche guardando fuori dal nostro paese.

La dolcezza diventa allora un aspetto di contorno, l'acidità di queste uve coltivate in alta montagna svela il segreto di tutti i grandissimi vini da meditazione, aprendo la porta a piacevolezza e longevità.

Ancora giovane, una vera scintilla topazio dai ricordi tostati il 🍷 Vino Santo Maxentia 2011 di Enzo Poli, complessità dalla dolcezza piccante nei profumi di fiori, fieno e scorza d'arancio essiccata hanno animato invece il 🍷 Vino Santo 2006 di Giovanni Poli.

Un'esperienza segnante fin dal colore, ebano chiaro con riflessi smeraldo, ci è stata regalata dal 🍷 Vino Santo 1983 di Pisoni. Un sorso che subito trova amicizia nella bocca, per quei ricordi di ciliegia candita e cialda croccante... potrebbe tranquillamente avere la metà dei suoi 35 anni, sicuramente ne durerà altrettanti senza scalfirsi.

Una bottiglia arrivata fino a noi grazie alla Cantina Pisoni, che recentemente ha imbottigliato 30 vecchie annate di Vino Santo, rimaste finora a riposare in botte.

Per chiudere non ci siamo negati neppure due grappe, e pur avendo un limite personale quando l'alcol sale così tanto nel bicchiere, mi sono comunque goduto la delicata morbidezza di quella di 🍷 Casimiro Poli, un languido bacio sulle labbra.

Da vinacce di Vino Santo e con un affinamento nelle stesse botti viene invece la 🍷 Grappa di Vino Santo 2009 della Distilleria Maxentia. Nel frutto rosso, nelle tostature, nel ricordo balsamico e di arancio candito il legame al vino di origine rimane indelebile, nemmeno la distillazione è riescito a spezzarlo.

Avevo già fatto una serata simile questo inverno con AIS Reggio, quando l'ho vista non ci ho pensato nemmeno mezzo secondo ad iscrivermi, non avevo il minimo dubbio che mi sarei divertito e arricchito. Ho ricevuto tanto tanto di più... da Sergio si sta sempre molto bene.

L'ultimo saluto di Enzo, Lorenzo, Alessandro, Luca è stato con le parole “quando c'è da spostarsi per parlare di Nosiola, non ci siamo sempre”. Sono certo che anche per loro, nonostante la tanta strada, sia stata una gran bella serata.

Di seguito la lista dei vini, e non solo, degustati, le descrizioni dettagliate le lascio a parte, associata alla foto delle bottiglie:

🍷 Francesco Poli - Nosiola “Belle” 2015

🍷 Eredi di Aldo Cobelli - Nosiola “Nosiol” 2016
🍷 Castel Noarna - Nosiola 2016
🍷 Pedrotti - Nosiola 2016

🍷 Cesconi - Nosiola 2004
🍷 Foradori - Nosiola “Fontanasanta” 2009

🍷 Maxentia - Vino Santo 2011
🍷 Giovanni Poli - Vino Santo 2006
🍷 Pisoni - Vino Santo 1983

🍷 Casimiro Poli – Trentino Grappa Nosiola
🍷 Maxentia (Enzo Poli) - Grappa di Vino Santo Trentino 2009





Di Francesco abbiamo assaggiato la 🍷 Nosiola “Belle” 2015, rifermentata in bottiglia con mosto di Vino Santo, giusto un attimo per riabbracciare l'ossigeno dopo oltre 2 anni, ed eccola aprirsi su fiori bianchissimi e rametti di limone. Fin da subito una gran bella bocca, dove l'agrume trova maggior maturità, seguito da un getto di freschezza prima dell'allungo perentorio e salino. Sarei curioso di assaggiare una versione sboccata, secondo me salta fuori una bella e inattesa vocazione.

Il 🍷 “Nosiol” 2016 dei fratelli Cobelli fotografa nitidamente l'immaginario della Nosiola come vino leggero, già dal colore così clorofilliano, scattante, dal naso aperto su sensazioni di roccia, fiori e una speziatura così particolare da immaginare l'anice stellato. Il sorso è nervoso, in scorza verde di pompelmo, minerale e balsamico quale preludio al saluto finale, ricco e aromatico di lavanda. Tutto questo gli viene da un terroir particolare, una stretta striscia di gesso che emerge solo nella loro proprietà, a 500 metri di altezza, nelle colline di Prissiano.

Si capisce che il registro cambia già dal colore, solare con una vena rosata, della 🍷 Nosiola 2016 di Castel Noarna. I profumi accolgono con dolcezza di frutta tropicale, palpabili, materici, accompagnati da un'idea di morbidezza burrosa e di oli essenziali. Il gusto porta spessore, una freschezza piccante che il sale amplifica e rilancia, un giusto calore rinfranca il finale di bocca prima di lasciare spazio a ricordi di albedo ed erbe aromatiche. Breve macerazioni sulle bucce per queste uve coltivate in Val Lagarina, dove generalmente la Nosiola trova vocazione sporadica, se non proprio in qualche raro vigneto come questo, posto di media collina. La scoperta più interessante della serata.

Se nel precedente era solo una trasparenza, la 🍷 Nosiola 2016 di Gino Pedrotti è proprio ramata, senza per questo negarsi pieni bagliori di luce riflessa. Un calice ricco, dolce di crema con soffi di zucchero bruciato, metallo caldo, pepe, appena un accenno di liquirizia. Un'intensità che si conferma appena portato alle labbra, con ricordi erbacei di anice e sensazioni ferrose, insieme all'arancio candito, cera d'api, un inizio terziario di smalto. Dalla Valle dei Laghi, un'azienda che ha più di 100 anni di storia, fermentazioni spontanee e vinificazione in rosso, ma l'anima leggera della Nosiola pulsa e offre equilibrio.

Poi è venuta la bottiglia delle meraviglie... l'antitesi di questo vitigno che la generalizzazione vuole per il consumo immediato. La 🍷 Nosiola 2004 dei fratelli Cesconi ostinatamente rifiuta ancora la sfumatura dorata dopo 14 anni, preferendo densità di colore senza rinunciare ad una vitalità sfolgorante. Ed è subito pietra focaia, pungenza salata di timo, pesca gialla in perfetta maturazione, con una frazione consolatoria di vaniglia e cioccolato bianco in un vino che non ha mai visto legno piccolo lungo tutto il suo percorso. La bocca è straordinaria per integrità, cattura e toglie il fiato, figlia di un'acidità vibrante intrisa di mineralità, si allarga e gratifica tutte le sensazioni gustative, per poi chiudere su resina e foglia di agrumi. Bottiglia con cui andare a testa alta contro qualunque avversario, da vigneti a 600 metri di altezza su terre rosse, più problematiche di altre per la Nosiola ci ha detto Lorenzo... e meno male, altrimenti cosa sarebbe stata?

Nel 🍷 Fontanafredda 2009 di Elisabetta Foradori la macerazione è stata spinta fino a 8 mesi in tinaja non interrate. Normale allora che il calice si illumini di riflessi corallo, appena opalescente per la ricchezza della materia, comunque ricco e pulsante. Il naso è salmastro, bagnato di conchiglia e ostrica, accompagnato da polvere da sparo, canfora e fiori resinosi. Il sorso che segue è spiazzante per un frutto che si tinge decisamente di rosso, lo spessore metallico, tattile e un lieve sussurro di distillato al di sotto del quale lavora un ruscello di freschezza. Un calice che vive magnificamente di sorprese, dove l'umile Nosiola travalica comunque una vinificazione in genere così omologante, uscendone diversa ma integra nel carattere.

Non poteva mancare il Vino Santo, nettare unico da appena 40000 flaconi da 0.375 litri nelle vendemmie più felici, iniziato con un lunghissimo appassimento che porta in fermentazioni mosti con oltre 400 g/l di zucchero. Ci vogliono poi anni, anche in doppia cifra, per ridurre la dolcezza residua sui 150-170 g/l, ormai solo in 6 piccoli produttori si dedicano a questa vinificazione d'altri tempi.

Per Enzo Poli il 🍷 Maxentia 2011 è la seconda uscita come Vino Santo, ancora giovanissimo nella sua vocazione di poter sfidare i decenni, già nell'aspetto è un topazio brillante mentre il naso mette a fuoco la composta di ribes, il dattero, alloro, tabacco e reazione di Maillard. Giustamente denso in bocca, e ovviamente dolce, sensazione che subito si stemperano nei sapori, di miele selvatico, metallo ramato, il legno dei vinaccioli, seguiti da genziana e nocciola. Si regge su una spina dorsale di freschezza, chiude lungo e amichevole, sui miei ricordi infantili di caramella d'orzo.

Il 🍷 Vino Santo 2006 di Giovanni Poli è un antico gioiello d'ambra, schiuso in un ventaglio speziato di anice, canfora, arachide tostata ricoperta di zucchero e una concessione a fieno, fiori e scorza d'arancio essiccata. Basta un piccolo sorso per avere sulla lingua cera d'api, miele dalla dolcezza piccante, pungente per la ricchezza di polifenoli, preludio ad un finale affascinante e mentolato di liquirizia.

La Cantina Pisoni nel 2017 ha imbottigliato 30 annate di Vino Santo ancora conservate nelle botticelle originali, abbiamo così avuto il raro onore di poter assistere alla meraviglia del loro 🍷 Vino Santo 1983. Ebano chiaro con riflessi smeraldo, l'ampiezza dei profumi coinvolge la prugna sciroppata, il cioccolato al latte, la cialda del cannolo siciliano, il biscotto alla nocciola ancora caldo, appena un sospiro di mallo di noce, poi nettamente più tamarindo che chinotto. La bocca ne è subito conquistata, innamorata dell'ingresso accogliente di ciliegia candita, complice la freschezza agrumata della cannella, una progressione salmastra e piccante. E' un vino fuori dal tempo, ha 35 anni ma potrebbe averne solo 20, di sicuro fra altri 35 sarà appena più avanti nel suo percorso. In tutta onestà non so quali altri vini possano offrirsi così, sfacciatamente indifferenti alle generazioni che passano. La prossima settimana assaggerò Yquem, e vediamo cosa salta fuori dal confronto.

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