Magnifico Meunier – ONAV Monza (24/05/2018)


Del Meunier si sentono spesso le stesse cose... la varietà più resistente, quella che conferisce alle cuvée fruttato e cremosità, usato solo negli assemblaggi, da soste brevi sui lieviti, poca vocazione alle longevità. Come in tutte le leggende metropolitane, c'è una parte di verità, comunque da interpretare, ma anche una diffusa generalizzazione.


Io stesso, parlando con un amico il giorno prima, ricordo di aver detto “non ho mai sentito più di 5 Meunier in purezza che valessero davvero la pena, domani ne ho ben 8, vediamo cosa succede”... è successo che ne ho trovato almeno altri 5.

Daniela ha fotografato la varietà e le sue attitudini in modo preciso, tecnico, quasi accademico. Nel racconto che ha preceduto la degustazione, come sempre e forse anche più di altre volte, ha focalizzato aspetti su cui personalmente non avevo mai riflettuto abbastanza.

In un mondo del vino in cui il termine Masterclass si spreca per qualsiasi evento condotto dal prima improvvisato che capita, in cui ci sia un minimo legame logico fra le bottiglie messe in degustazione, le sue serate rendono invece pienamente merito alla traduzione letterale del termine.

Quando parla non ci si può distrarre un attimo, i concetti incalzano l'uno dopo l'altro, non è questione di velocità, ma di un ragionamento che si costruisce come un castello, mattone dopo mattone, e non deve mancarne nemmeno un pezzo.

Come tante altre volte, mi è piaciuto l'approccio alla degustazione, senza tecnicismi ed elenchi interminabili di improbabili sensazioni, non nemmeno ha preteso di andare a cercare nei bicchieri quello che la letteratura, per altro piuttosto scarsa sul Meunier in purezza, assegna accademicamente a vitigni e terreni.

Ci siamo sentiti liberi di trovare nel calice quello che la mano del produttore ha accompagnato in bottiglia, senza l'ossessione di aderire ad un cliché predefinito. La frase che ha usato è stata più o meno “siamo assaggiatori e non investigatori”.

Storia, chimica, geologia, agronomia e clima sono scienze esatte, ma la mano dell'uomo ha ancora tante variabili su cui giocare. Lo Champagne non è come la Borgogna, dove gesti e modalità sono praticamente immutati da secoli, c'è molto da inventare e nuove strade che, giorno dopo giorno, vengono inesorabilmente tracciate.

Degli stereotipi accademici del Meunier quello che rimane è il frutto, in particolare nell'essere maturo, rotondo e generoso, assolutamente spazzata via la pretesa di semplicità e immediatezza... abbiamo trovato nasi articolati e sorsi dalla personalità decisa.

Facile prendere come esempio 🍷 La Closerie Les Béguines di Jérome Prévost, che magari rinuncia un filo all'ampiezza aromatica per sfoderare invece rigore e grande progressione tattile. Uno Champagne in cui emerge fermezza e una vena marina, dal vento iodato e la forza di onde battenti.

Sarà che invecchiando comincio ad amare sempre più i vini che abbracciano invece di scuotere, mi sono abbandonato con piacere ai profumi dolcemente speziati e dalla sottigliezza affumicata del 🍷 La Rue des Noyers di Benoît Dèhu. Già bello e particolare al primo sguardo di oro rosso, ha un morbido volume saporito di tisana e cannella.

Per certi versi vicino, ma decisamente più spostato sull'impressione minerale, il 🍷 Les Murgiers di Francis Boulard. Miele, fiori d'arancio, pepe bianco e liquirizia nei profumi, in bocca pienezza, calore, croccante alla nocciola, sale saporito di mirabelle, ouverture ad un perentorio allungo balsamico.

Continuando nelle similitudini, quasi una “Closerie” in scala e appena meno intransigente nel rigore, metterei il 🍷 Pur Meunier di Christophe Mignon. Al centro spezie, rinfrescate da aromi agrumati, a cui si aggiunge nel sorso un respiro iodato e fumé.

Lo aveva preceduto nella sequenza il primo Champagne ad aprire la batteria di assaggi, 🍷 la Cuvée Authentic Meunier di Michel Loriot. Giovane, dal profumo di mandarino e leggere sfumature erbacea, uno dei vini più leggiadri della serata, ma non per questo con personalità passante. Non lunghissimo, ma con un nitida chiusura floreale.

Mi ha lasciato un ricordo meno inciso il 🍷 Terre de Meunier di Dehours & Fils, dal profilo olfattivo morbido per una dolcezza da caramella al limone, zucchero di canna, un sottofondo di menta e tratti affumicati. Nel sorso ho colto una ricerca incompiuta di maturità, lascia un'impressione ferrosa ed erbacea, appena vuoto sul centro bocca.

Ci siamo “meritati” anche un intruso per via di un errore nelle consegna, comunque facilmente distinguibile anche in mezzo ad espressioni così diverse dello stesso vitigno.

Il 🍷 Couarres Château di Chartogne-Taillet è una versione piuttosto sottile e affilata da Pinot Noir in purezza. La natura glaciale comincia dai profumi, freschissimi di agrumi gialli, per poi affermarsi nel sorso, vibrante ma piuttosto contratto negli aromi. Il vitigno di origine si manifesta ponendo l'attenzione al tipico ricordo di piccolo frutto selvatico.

L'ultimo assaggio doveva smentire le convinzioni diffuse sulla longevità del Meunier grazie al 🍷 Héritage 1985 della piccola maison J. de Telmont. Da sboccatura 2016, quindi con ben 30 anni di sosta sui lieviti.

Ora... su periodi così lunghi non è nemmeno scontato che il vino “ci sia ancora”, tuttavia, alla prova dei fatti, mi è sembrato un tentativo ambizioso. Si beve, la carbonica è ancora ben salda, non è stato certamente abbandonato dalla freschezza, però vi ho trovato una definizione aromatica ormai offuscata.

L'evoluzione da “passito” monopolizza l'espressione del gusto, il naso ha maggior ampiezza, ma batte comunque su note di arancio candito, mela al forno, bastoncino di zucchero, croissant appena sfornato. Temo non fosse questione di bottiglia, dagli altri tavoli ho sentito descrizioni piuttosto concordi. Una curiosità averlo assaggiato, ma nel complesso ben oltre il suo tempo, non correrei il rischio di mettermelo in cantina.


Come sempre una gran bella serata, per accoglienza e contenuti, da cui me ne vado con un rinnovato entusiasmo per questo vitigno che, colpevolmente, finora avevo abbastanza snobbato. In fondo, non potevo desiderare di meglio...

Di seguito la lista dei vini in degustazione, nell'ordine di servizio:

🍷 Michel Loriot Apollonis - Cuvée Authentic Meunier Brut BdN

🍷 Christophe Mignon – Pur Meunier Extra Brut

🍷 Dehours & Fils - Terre de Meunier Extra Brut

🍷 Francis Boulard - Les Murgiers Brut Nature

🍷 Chartogne-Taillet - Couarres Château Extra Brut

🍷 Benoît Dèhu - La Rue des Noyers Brut Nature

🍷 Jérome Prévost - La Closerie Les Béguines Extra Brut

🍷 J. de Telmont - Héritage 1985 Extra Brut




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