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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

Dolomytos - VdT Dolomytos bianco 2005

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??? - 13% Ad una settimana dall'apertura... Colore unico, un miele grezzo in cui si lascia intravedere una accattivante sfumatura rossiccia. La tostatura è dolce di frutta a polpa gialla matura, miele e c'era d'api, nocciole caramellate, poi budino alla vaniglia. Profuma di sole, di fumo, ricorda un sentiero che corre sotto i tigli in fiore. Il sorso ha intensità salata, l'impressione di dolcezza residua è forte, ma è difficile essere lucidi nell'insieme morbido, amplificato da un alcol potente. Non riesce comunque a stancare, in un'annata che ricordo molto calda, ha trovato un inaspettato e saporito equilibrio. Un vino dal profilo meridionale, accogliente e dall'aromaticità lunghissima, integro, non intaccato dalla minima traccia di ossidazione. Mi sono dovuto ricredere da precedenti assaggi. Davvero molto bello

Luretta – Colli Piacentini Doc Sauvignon 1996

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100% Sauvignon Blanc – 13% Un regalo, una bottiglia che emerge dopo 20 anni dalla cantina di Thomas Rossi... Il tappo é al limite, ormai ha perso elasticità, la risalita del vino é arrivata quasi al bordo superiore, ma nonostante la difficoltà nell'estrarlo e l'aspetto non proprio rassicurante, il colore del vino dice subito che ha tenuto. Nel bicchiere é appena dorato scintillante, dalla sfumatura di miele leggero. Il naso é dolce e antico, profuma di carta pergamena, senza nessuna traccia di muffa o evoluzione, ricorda la crema, il melone maturo, la cera d'api, frutta tropicale sciroppata, poi la parte speziata di liquirizia e mandorla caramellata. Fortissima la sensazione di cioccolato bianco, mentre appena un sussurro sono i terziari di vernice e smalto. In bocca é succoso, dagli aromi di zafferano, conserva una freschezza invidiabile, ma soprattutto é fortemente salato con un aroma che arriva a focalizzare un frutto straname

Degustazione di Vini dell'AA, Novotel 3/10/2016

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Conferme  e tante scoperte... La prima é quella di Piero Gorgoni, che non avevo mai avuto l'onore di incontrare. Me ne aveva parlato Vania, descrivendolo come uno dei degustatori più creativi che abbiamo in Italia. E in effetti così si é dimostrato, profondo conoscitore del territorio, mi ha fatto piacere vedere come sull'Alto Adige abbiamo tante visioni in comune, tante affinità nel modo di comunicarlo... una bella conferma, per me e per i miei studenti. I grandi degustatori che avevo conosciuto finora, Gardini, Flacone, Castellani erano accumunati da personalità sopra alle righe, naturalmente in misura e in maniera diversa. Piero si distingue da loro per i modi pacati, per condurti per mano, a piccoli passi, al vino, al suo carattere, alla sua essenza... davvero una bella persona, davvero una nuova esperienza di degustazione. Sui vini avevo molte aspettative, che sono state confermate, superando anche di molto le più rosee previsioni.

Verticale di Giulio Ferrari "Riserva del Fondatore" - 10/10/2016

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Anton Giulio è un pazzo… perché solo ad un pazzo poteva venire in mente di mettere in piedi una verticale di Giulio Ferrari estesa nel tempo quasi 30 anni, realizzando così la più completa degustazione del primo fra i grandi spumanti Italiani. La pazzia è affascinante e contagiosa, tanto da riuscire a coinvolgere la persona che ormai da anni è l’artefice di questa meraviglia… Ruben Laurentis, enologo della Ferrari Spumanti, che si è seduto in mezzo a Noi, anche Lui per vedere come il tempo ha trasformato le sue creature. “Riserva del Fondatore”, Chardonnay in purezza da un unico vigneto, il favoloso cru di Maso Pianizza, geniale intuizione di Mauro Lunelli, posto in alto sulla coste in riva sinistra d’Adige, baciato dal sole fino al tramonto. Da quei grappoli sono arrivate a Noi, di ogni annata, due magnum o due bottiglie, alcune direttamente dalle cantine Ferrari, per la gioia di 2 tavoli da 16 persone, alla “Locanda dei Cinque Cerri” di Sasso Ma

Arpepe – Valtellina Superiore DOCG Sassella “Stella Retica” 2006

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100% Chiavennasca – 13% Una bottiglia a cui sono affezionato, l'assaggio sempre con piacere quando la trovo in carta al ristorante. Questa l'ha portata un collega all'ultimo consiglio di Delegazione AIS... dopo aver parlato a lungo qualcosa di buono a volte salta fuori. Il colore é un magnifico granato dai lampi rubino, intenso di materia colorante, vivace per l'annata 2006, decisamente fresca e dall'autunno soleggiato. Basso di temperatura é anche il vino, che nel bicchiere diffonde amarena, ginepr o, arancia sanguinella, mirtillo croccante, speziatura di cannella e un'intensa florealità di violetta. Tutte sfumature fresche, mano a mano che la temperatura si alzerà diventeranno più dolci, declinate in marmellata di fragola e ribes, l'agrume che diventa chinotto, per un naso che acquisterà un'eleganza aristocratica e burbera, da vero Nebbiolo di montagna. Bocca tirata, ancora la temperatura ne esalta la freschezza

Yves Duport – Bugey Methode Traditionelle “Perle de Rose” 2013

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Pinot Noir, Mondeuse, Gamay – 12% Un superstite della “Colazione da Campioni” di ieri... ma ha comunque avuto vita breve. Già particolare nel colore, dalla leggera sfumatura di arancio ramato in cui si agitano ostinatamente piccolissime bollicine, anche dopo un giorno pieno dall'apertura. Nei profumi ha una fragranza fresca di agrumi, la dolcezza del durone bianco maturo, l'intensa pungenza di fiori altrettanto candidi e una vena speziata di budino alla vaniglia. In bocca ha una carbonica sottilissima, vaporosa, che senza ergersi a protagonista esalta sapori dalla fruttosità di mela rossa croccante e pesca bianca, golosi come quelli di un freschissima mousse artigianale. Chiude corretto su ricordi di arancio, appena dolci, e dalla magistrale pulizia. Ancora una piccola chicca del talent scout Alessandro Zanini, in generale non sono un fans delle bolle francesi al di fuori dello Champagne, ma questo merita davvero.

Cà del Bosco – Franciacorta Brut 1999

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Chardonnay 65%, Pinot Bianco 16%, Pinot Nero 19% - 12.5% Sono di parte, perché Maurizio Zanella mi ha accolto nella sua cantina come un suo pari, io che non sono nulla, e questo per me conta, non posso negarlo. La bottiglia viene dalla cantina di Marco Pellizzari, dal Resort dei Cappuccini, uno dei posti più belli in cui sia stato quest'anno, anche questo conta, e non poco. Però questa é anche una vendemmia 1999, sboccatura 2003, quindi uno spumante che da 13 anni se ne sta in bottiglia, e bisognerebbe essere davvero sciocchi, per non considerarlo. Essere di manica larga su una bottiglia recente, solo per il metodo con cui è stata fatta, per poi andare a cercare il pelo nell'uovo in una che risale al secolo scorso, davvero non avrebbe senso. Poi ognuno ragiona come vuole, per quanto mi riguarda, ho la fortuna di non dover rendere conto a nessuno. Il tappo ha tutto sommato tenuto bene, anche se la spinta della carbonica in qualcosa ha s

Paul Bara – Bouzy Grand Brut Grand Rosé

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Pinot Noir 68%, Chardonnay 20%, Vin Rouge 12% - 12.5% Colore del rame dorato, intenso, fiammeggiante, il contributo del vino rosso é evidente nella profondità e nella sfumatura. Il naso avvicinato al bicchiere si trova davanti una carbonica decisa, che porta profumi di cipria, ciliegia matura, rosa dello stesso colore, sfumature minerali di ruggine bagnata. La complessità poi si distende ancora, in acqua di pomodoro, toni dolce-amari di chinotto e garofano, speziatura di cannella e terrosità umida. E già su questo ci siamo... Il sorso porta da subito una dirompente freschezza, con una bollicina ora più quieta che apre ad una sapidità agrumata, percorrendo un finale dalla succosità aranciata e di fragole candite. Non ha persistenza eterna, ma quel bellissimo gioco d'equilibrio fra le componenti dure, giocate per sostenersi senza voler prevalere l'una sull'altra, e dare insieme un bellissimo bicchiere di Champagne. Soprat