Armando Castagno e la Borgogna: Côte de Beaune - Pommard e Volnay 12/03/2018

A volte i cerchi si chiudono... nel 2011, quando ancora Bibenda era una rivista proposta sul libero mercato, come tale necessariamente seria e interessante, avevo letto un bellissimo racconto sull'atmosfera fuori dal tempo di Volnay. In quel momento e per tanti anni a seguire, non ho mai pensato di poter chiedere una dedica proprio all'autore di quell'articolo, il relatore della serata, Armando Castagno. 


L'ho voluta soprattutto perché contiene una di quelle frasi semplice e illuminanti, capaci in poche parole di descrivere in pieno l'essenza di un territorio... “Volnay è l'ultimo avamposto meridionale del Pinot Noir di vera grandezza”. Per certi versi malinconica, ma estremamente vera, un confine netto, una soglia da valicare o da cui tenersi lontani...

Subito prima, scendendo da Nord nel nostro immaginario viaggio in Côte de Beaune, troviamo Pommard, con la sua fama consolidata nei secoli di vini intensamente colorati, potenti, ferrosi, tannici “per quanto lo possa essere un Pinot”. 

Semplificazione forte e paradossalmente vera principalmente nella parte Sud, dove i terreni in effetti sono rossi, ricchi di ossidi di ferro. Trova invece smentite nella grazia che i produttori più ispirati riescono a far emergere a Nord negli Epenots o nelle finezza che la quota può ricamare nel sovrastante Pezerolles, per non parlare della scheletricità fredda dei vigneti incassati nella Grande Combe.

Al contrario, la decantata finezza e leggiadria di Volnay, con solide radici nella geologia dei suoi vigneti di mezza costa del tutta identica a quella della Côte de Nuits, può invece trasformarsi in una vera e propria “rabbia minerale” come quella emersa nell'assaggio del magnifico Taillepieds di De Montille.

Forse un'eccezione, anche se indimenticabile e di notevole intensità, perché effettivamente la progressione di bocca degli altri Volnay ha rivelato una gradualità entusiasmante. Era quasi scontato che lasciassi proprio lì il mio cuore e così è stato, con una piccola deviazione per l'incantevole leggiadria del Pommard di Vaudoisey-Creusefond.


Andando per ordine, ha aperto la degustazione il 🍷 Bourgogne 2014 di De Courcel, dal naso straordinariamente variegato. Colore trasparente, vivacemente sfumato in porpora, in questo allineato al frutto fresco, mirtilloso, con frazioni di ciliegia, peonia e richiami di caramella alle spezie. Asciutto in bocca, con un tannino di personalità e modi piuttosto diretti, finale giustamente non lunghissimo ed appena affumicato.

Armando ce lo racconta come uno dei migliori Bourgogne in assoluto, e davvero avrebbe anche potuto creare qualche problema di confronto ad un vino di potenziale maggior blasone servito appena dopo, se non fosse che, come successivo, ha trovato un piccolo gioiello.

Perfetta definizione rubino, come sfumatura e in luce, per il 🍷 Pommard 1er cru Les Epenots 2015 di Vaudoisey-Creusefond. Profumi che spaziano dal piccolo frutto rosso selvatico, alla rosa rossa, alla violetta di campo, agrume arancione, forse persino giallo, che regala freschezza, un sospiro di fumo che è pura eleganza. 

Sorso succoso, tannino ben levigato, si allarga con aromi appena più scuri per poi definire una sensazione minerale di pietra bianca dalla dimensione gessosa. Vino incantevole, non di forza ma di grazia, espressivo, aperto, solare, da compagnia, me ne sarei volentieri portato a casa due dita da godermi in giorno dopo, in beata solitudine.

È subito un contrasto con la timidezza del 🍷 Pommard 1er cru Les Pezerolles 2014 di Ballot-Millot, più concentrato cromaticamente, ma meno concessivo nei profumi. A poco a poco fanno capolino spezie dolci, poi agrumi, tostature delicate, iris e infine cresce il frutto, si porta in primo piano, accompagnato da resine e ginger.

Sorso crudo, la mineralità espressa in ambizioni ferrose, il tannino deciso senza tuttavia diventare così invadente, definiscono un vino dall'anima fredda, dettata probabilmente dalla quota del vigneto e amplificata dall'andamento stagionale. 

Concretizzazione perfetta dell'immagine del suo finage per il 🍷 Pommard 1er cru Les Rugiens Bas 2015 di Billard-Gonnet, rubino concentrato dalla corona tuttavia ancora porpora. Naso intensamente minerale di ruggine e grafite, trova alleati nei ricordi di tamarindo e persino un attimo di gentilezza nel soffio di fiori rosa.

Buonissimo in bocca, denso ed volendo esagerare “masticabile”, in ogni caso estremamente ricco di aromi, sottilmente piccante di pepe, con un frutto dai mille colori che partendo dal mirtillo, passa all'arancio, per definirsi infine nella fragolina di bosco. Tannino potente, ma così ricamato che non lo si avverte fintanto che il liquido rimane nel cavo orale, te ne accorgi solo alla fine, quando lo senti tirare intensamente su palato e gengive.

Annunciato come un vino praticamente “di bocca”, ha regalato tanto di più... da vero Grand Cru in pectore.

Dopo 4 Pommard, cambiamo comune concedendoci un village di altissima classe, il 🍷 Volnay 2014 di Comte Armand, fitto di materia e finalmente con qualche riflesso già sul granato. Profumi eleganti di fiori appassiti con un tocco delicatamente minerale, corteccia, foglia di agrumi, evolverà su cera ed espressioni balsamiche. Sorso nervoso, croccante, dinamico, con un piacevole sviluppo tattile che stringe il centro bocca, lasciando le zone esterne ben asciugate.

Da un vigneto minuscolo in monopole nella parte Nord, quasi incassato nel tessuto urbano della piccola cittadina, il 🍷 Volnay 1er cru Clos de la Cave des Ducs 2014 di Benjamin Leroux. Si offre con una bella densità di sfumatura granato, esordio elegante, composto, riccamente floreale, un soffio di amarena, il contributo in dolcezza di cacao e tabacco.

Il sorso è l'esempio lampante di tutta la delicatezza di tocco che nei secoli ha accompagnato i Volnay, una progressione che avanza in punta di piedi, rapisce e incanta arrivando persino ad ingannare i sensi. Proprio la magia di questa gradualità tattile quasi distoglie l'attenzione sull'aromaticità ricamata in piccoli frutti maturi e rossi, dalla sottile vena minerale dello stesso colore, lunga e insinuante. 

Vino saporitissimo, ma al primo sorso quasi non ci fai caso, rimarrà una delle bocche più esaltante di tutta la serata...


Attesissimo il 🍷 Volnay 1er cru Taillepieds 2014 di De Montille, leggendario e immortalato nella sequenze di Mondovino con l'intervista dello scomparso Hubert e dei suoi figli. Zona Sud del comune, il suolo cambia parecchio, la piastra di calcare giurassico è appena sotto ad un palmo di terreno. Il colore allora è più chiaro, luminosissimo, c'è già la sensazione di aver aperto una bottiglia che andava attesa almeno altri 5 anni.

Il naso viene accolto da una dolcezza fruttata, richiami muschiati e balsamici con menta, succo di mirtillo ed erbe aromatiche. In bocca scatena una “rabbia minerale” che per un attimo toglie il fiato prima di conquistarti definitivamente con espressioni ematiche dalla freschezza cruda, da un agrume che si spinge quasi a colorarsi in giallo.

L'esasperazione degli spigoli manifesta la grandezza che arriverà in futuro, riporta alla mente il dialogo fra Alexis e il padre sull'evoluzione proprio di questi vini... avevo pensato ad un lustro, ma forse sono stato ottimista, andrà molto più avanti.

Ultimo assaggio per il 🍷 Volnay 1er cru Clos des Chênes 2013 della piccola maison de negoce Domaine Roche de Bellene. Meraviglioso già nell'aspetto con un rubino che si fa ben volentieri attraversare dalla luce restituendola amplificata. Naso ampio, intossicante di spezie e piccoli frutti scuri, sanguinella, cenere, fumi essenziali, infine salinità ferrosa e iodata. 

Altra bocca pazzesca, con un inizio che per un attimo indugia sulla densità, per poi far scattare una esaltante rincorsa di sensazioni tattili, calcaree, accompagnate da aromi rinfrescanti di ciliegia selvatica. Finale grandioso su ribes e ferro... ma sono tutte descrizioni fotografate di un preciso attimo, perché il vino cambia, scorre, offre cose nuove alla velocità che i sensi non riescono a catturare. Inafferrabile...


Questa volta vini indimenticabili ce ne sono stati parecchi, le poche gocce rimaste nei bicchieri dimostra il gradimento generale e gli affetti speciali che sono nati. Di seguito la sequenza dei vini che abbiamo assaggiato, in questa grande serata.

🍷 Bourgogne Pinot Noir 2014, De Courcel

🍷 Pommard 1er cru Les Epenots 2015, Vaudoisey-Creusefond

🍷 Pommard 1er cru Les Pezerolles 2014, Ballot-Millot

🍷 Pommard 1er cru Les Rugiens Bas 2015, Billard-Gonnet

🍷 Volnay 2014, Comte Armand

🍷 Volnay 1er cru Clos de la Cave des Ducs 2014, Benjamin Leroux

🍷 Volnay 1er cru Taillepieds 2014, De Montille

🍷 Volnay 1er cru Clos des Chênes 2013, Domaine Roche de Bellene

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