I maestri del vino di Furore – AIS Piacenza (10/05/2018)
Non
amavo i vini di Marisa Cuomo e non li amerò nemmeno dopo questa
serata... a dire il vero non ho nemmeno nulla contro di loro,
semplicemente non riesco a farmeli entrare nel cuore.
Sono
andato alla ricerca di conferme o smentite, ho trovato le prime e non
le seconde. Se riguardo ora i punteggi, indubbiamente alti, segnati
mentre degustavo i vini, non sono poi così stupito...per fortuna
riesco ancora a giudicare un vino in modo obiettivo, tuttavia questo
non implica che la scintilla si accenda.
Mi
sembrano anacronistici, legati ad un concetto di gusto ormai
superato, che privilegia l'impatto alla carezza, la concentrazione
all'equilibrio, l'imposizione di uno stile piuttosto che assecondare
la naturalità.
Ha
condotto la serata Guido Invernizzi, altro motivo che mi ha spinto a
voler partecipare, conoscendolo finora solo per nome, molto attivo
con i colleghi di Milano, relatore per tante lezioni in tutta la
Lombardia.
Immagino
che il forte ritardo con cui la serata è iniziata sia dovuto ad una
giornata talmente sfortunata da non dargli nemmeno il tempo di
indossare la divisa di rappresentanza... certamente può capitare a
tutti.
Che
sia un gran conoscitore del territorio è emerso in modo evidente,
per i tantissimi aneddoti su esperienze eno-gastronomiche avute a
Ravello e dintorni, alcuni strettamente collegati al tema della
serata, altri molto meno.
Si
è un po' lasciato trasportare, su questo va certamente considerato
l'attenuante del grande amore per un territorio e i suoi sapori, però
la serata si è allungata parecchio. Sicuramente lui aveva fatto
tanta strada per essere a lì a Piacenza, ma il ritorno era lungo
anche per molti di noi.
Venendo
ai vini, il 🍷 Furore Bianco 2017 si è presentato carico fin
dal colore, tutt'ora sfumato di gioventù. Naso un po' sfacciato,
ricco di frutta tropicale, agrumi caramellati e avvolgenza muschiata.
In bocca è trattenuto da una salinità pungente, quasi dolorosa, e
volume glicerico, come bloccato dal suo stesso peso (🎲 84pt).
Il
🍷 Furore Bianco Fiorduva 2015 ha luce e tonalità di topazio
senza negarsi qualche lampo di verde. Aperto nei profumi, dove soffi
leggeri di burro si sovrappongono a richiami più freschi di
pompelmo, il cioccolato bianco emerge all'inspirazione profonda,
seguito da origano e sabbia. Nel sorso il corpo mantiene comunque
vivacità, lo accompagna un calore saporito di agrumi canditi e pesca
sciroppata (🎲 88pt).
Sorprendentemente
il 🍷 Furore Bianco Fiorduva 2009 sembra invece più giovane,
risaltando in una vivacità di oro verde. Il primo profumo è subito
polvere da sparo, per poi concedersi su macchia mediterranea, mango,
dolcezza matura e decisa di melone bianco. Alla rotazione sfoggia
anche il piccolo frutto rosso e un ultimo respiro di liquirizia.
L'età si afferma con maggior chiarezza all'assaggio, per
un'impostazione suadente unita a ricordi di idrocarburi che si
formano nitidi. Bella lunghezza, con una chiusura accalorata e
fermamente sapida (🎲 90pt).
La
sosta per servire un piatto mi ha dato l'occasione per seguire
l'evoluzione dei tre bianchi a contatto con l'aria, non così felice
per Furore 2017 e Fiorduva 2009, positiva invece nello sviluppo di
bocca del Fiorduva 2015.
Scurissimo
il primo dei rossi, il 🍷 Furore Rosso 2016, ancora dall'orlo
porpora e con un naso nettamente di ciliegia moretta, accompagnata da
tabacco, torta Sacher e una particolare speziatura di cuoio, arancio
rosso e geranio. Mi sarei aspettato una gran maturità al gusto,
invece procede asciutto, ematico, appena verde e selvatico, ma forte
di una bella dinamica. Il ritorno al naso trova pepe e grafite, non
male nella sua essenza di minor ambizione (🎲 85pt).
Da
vigne più basse ed esposte a Sud Est viene il 🍷 Ravello
Rosso Riserva 2013, scuro con unghia giovane, nei profumi competono
grafite e mirtillo dolce, arancia sanguinella a fine stagione, menta
e cioccolato fondente. Sorso dalla trama fitta, tannino importante,
sale e calore, ma un frutto che si offre più rosso, una bella
ciliegia croccante, tiene l'equilibrio sotto controllo. Finisce senza
gran fretta su ricordi iodati, come il precedente un vino che chiama
il cibo, piuttosto che un assaggio in calice da degustazione (🎲
87pt).
Tutt'altro
terroir per il 🍷 Furore Rosso Riserva 2013, coltivato molto
in alto, il vigneto che guarda a Sud-Ovest. Colore ugualmente
profondo, ma già più fresco nei profumi del precedente, rosso nel
frutto con una mineralità dal tocco delicato, focalizza la terra
riarsa dal sole, i toni amaricanti dell'elicriso, la pungenza
resinosa del timo. In bocca è ferroso, dal volume meno allargato,
minor morbidezza, un tannino graduale, ben alleato alla struttura.
Chiude sassoso con una densità educata e gessosa, decisamente il
miglior vino della serata (🎲 91pt).
Nel
complesso bianchi muscolari, persino sovradimensionati, con una
complessità che comunque non ne ingentilisce il peso, rossi invece
piuttosto schietti, amichevoli, dall'allegria giustamente
mediterranea. Ero curioso sui vini e per l'esposizione, mi sono tolto
la voglia, per un po' posso tornare a confrontarmi con espressioni a
me più vicine.
Sono
stati molto bravi i colleghi di Piacenza, la sala era davvero piena e
il servizio, nonostante questo, è filato via senza intoppi. A parte
i gusti personali sicuramente una degustazione importante,
un'occasione per assagguare varietà così poco diffuse.
Di
seguito la lista dei vini degustati in ordine di servizio:
🍷
Costa
D’Amalfi Doc 2017 Furore Bianco (🎲 84pt)
🍇
60%
Falanghina, 40% Biancolella
🍷
Costa
D’Amalfi Doc 2015 Furore Bianco Fiorduva (🎲 88pt)
🍇
30%
Fenile, 40% Ginestra, 40% Ripoli
🍷
Costa
D’Amalfi Doc 2009 Furore Bianco Fiorduva (🎲 90pt)
🍇
30%
Fenile, 40% Ginestra, 40% Ripoli
🍷
Costa
D’Amalfi Doc 2016 Furore Rosso (🎲 85pt)
🍇
50%
Piedirosso, 50% Aglianico
🍷
Costa
D’Amalfi Doc 2013 Ravello Rosso Riserva (🎲 87pt)
🍇
50%
Piedirosso, 50% Aglianico
🍷
Costa
D’Amalfi Doc 2013 Furore Rosso Riserva (🎲 91pt)
🍇
50%
Piedirosso, 50% Aglianico
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