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Visualizzazione dei post da giugno, 2015

Eredi di Aldo Cobelli – VSQ "Aldo" Dosaggio Zero 2010

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100% Chardonnay – 13% Sboccatura recentissima, ho fatto fatica ad estrarre il tappo a fungo, ancora perfettamente elastico. Saranno poco meno di 4 anni sui lieviti, facendo due conti sull'anno della vendemmia. Nel bicchiere é perfettamente verdolino, la sfumatura gialla é irrisoria, rimanda una trasparenza luminosa, esaltata da un perlage fitto ma ordinato, con bollicine che forse una temperatura più bassa avrebbe potuto esaltare. Profumi fragrante, di pane appena sfornato, nocciola tostata, limone e cedro immaturi, fiori bianchi nitidissimi a dargli una nota frizzante e nitida. Non é un mostro di complessità, ma manda un flash di freschezza, un naso sbarazzino e giovane, di estrema pulizia, senza sbavature. In bocca ha un ingresso caldo, con l'apparenza gentile della carbonica che diventa inaspettatamente irruenta, portando aromi minerali e ammandorlati, ad esaltare una vena sapida potente. Tanto potente da arrivare quasi ad una

Gravner – Venezia Guilia IGT Ribolla "Anfora" 2001

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100% Ribolla Gialla – 12.5% La fotografia non riuscirà mai a cogliere quanto sia rossa la sfumatura del punto più profondo del bicchiere, una tonalità  persa in un mare di austera luce ambrata, con pennellate di verde smeraldo. Ha un movimento fluido dai profumi intensi, di frutti carnosi, dalla polpa matura, balsamici e officinali. Mi ricorda il panettone, ciliegia candita e prugna sotto spirito, pasta frolla, zucchero caramellato, datteri, resina e miele dolci, e il sale... tantissimo sale. A bicchiere fermo vira su note di mirto, le narici sature della fragranza pungente di chiodi di garofano e canfora. In bocca me lo aspetterei grasso, opulento, di patina spessa, ma il sorso é invece quello di un liquido minerale, timido dei sapori, profondamente salino, di acqua di mare. La parte tannica é importante, il senso minerale di terra rossa e ferro evidente, chiude caldo e pepato. Un vino controverso, appaga i sensi in modo incoerente,

Weingut Kiemberger – Mitterberg Weiss "Weisses Handwerk" 2012

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Chardonnay ???, Sauvignon ??? - 14% Si chiama "bianco fatto a mano", e nello stile di Norbert Kofler la scelta di un nome così, ci sta tutta. Ho scritto Chardonnay e Sauvignon, ma in realtà non ne ho la minima idea, tiro ad indovinare sulla base della zona di produzione. Un vino che é esistito in poche centinaia di bottiglie, ormai tutte esaurite, nessuna notizia da nessuna parte. Paglierino di grande concentrazione, con sfumatura d'orzo maturo, ha profumi dolci, delicati di miele d'acacia, gelatina di marillen (tra marillen e albicocche la differenza é evidente), fiori puri e bianchissimi, spezie suadenti, ribes giallo. Come ti accarezza il naso, ti accarezza anche la bocca, con un sorso che accarezza, riposante, ricco di apparente dolcezza, puro oro liquido. La freschezza é completamente dedicata ad integrarsi con la struttura, si sente solo la fusione, come se non avesse componenti distinti, un grande orchestra che suona al

Nathalie Falmet – Champagne Brut 2011

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80% Pinot Noir, 20% Chardonnay – 12% Bicchiere dalla particolare sfumatura di sabbia rosata, che non un Champagne a maggioranza di Chardonnay é ben evidente già nel colore. Il perlage é irrequieto, vorticoso, catene minute che si intrecciano a perline appena più grandi, la superficie ribolle. Lievitoso, dolce, pesca gialla, pera dolce, le tonalità aromatiche calde dei Blanc de Noir, vanigliato, una sfumatura quasi di legno dove di sicuro il legno non c'é che ogni tanto si ritrova, attira e non stanca. Mineralità bianca e rossiccia, di cipria e talco, fiori fruschi di campo e rosa gialla. Minutissimo in bocca, delicato, con una vena acidula di piccole bacche rosse, più dolci di albicocca e frutto della passione. Chiude in un fruttato di mela, distensione adeguata, appena dolce di pura avvolgenza. Champagne artigiano, ma di carattere, che mi piace molto, porta subito al cibo, nel mio caso, una rustica fetta di culaccia. Ho segn

Rossese di Dolceacqua - Ristorante "Il 25" a Carpi

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Al Rossese ero legato, già prima di questa serata, da un sacco di motivi diversi... un nome che incanta, la domanda all'esame da Sommelier, la posizione e le vigne. Sopratutto le vigne... dopo aver visto le prime foto non ho potuto fare a meno di pensare che se, qualcuno si ostina a coltivare questi posti dalle pendenze assurde, su terrazze rubate alle pareti delle montagne, per ricavarne un rosso che poi non si trova da nessuna parte d'Italia, allora sta letteralmente custodendo un tesoro. Prima di questa degustazione solo qualche frettoloso assaggio l'anno scorso al Vinessum di Andrea e Tiziano, servito solo per far crescere ancora di più il desiderio. Quando ho saputo di questa serata, al 25 di Carpi, in cui si mangia bene in un'atmosfera accogliente e familiare, non ci ho messo più di 5 secondi ad iscrivermi. Il Falco definisce il Rossese come "la Macondo dell'enologia italiana", un luogo dimenticato, in cui il tempo s