Un altro Brunello... - Montalcino: monografia di approfondimento (20/10/2017)

"cosa ho portato a casa?" questa é la domanda che bisognerebbe sempre farsi dopo ogni degustazione. Tanti km, ore rubate a riposo e sonno, impegno, concentrazione da mantenere lungo un percorso di tantissimi vini, il rischio di essere fermati ad un controllo.



La risposta non può, o non dovrebbe, essere nel singolo, seppur grandissimo, vino... anche se di belle bottiglie ce ne siamo proprio tolti la voglia, a cominciare dalla vecchia sboccatura di Grande Cuvée con cui abbiamo aperto la serata.


Quello che mi capita spesso dopo una serata con il Falco, é di pensare "ma io fino a ieri cosa avevo bevuto?". L'immagine di un Brunello pesante, carico, così intenso da affaticare i sensi, spazzata via in 15 formidabili assaggi.

Mi sono trovato davanti un vino inaspettatamente vicino ai miei gusti, nel colore, così disponibile a farsi attraversare dalla luce, nei profumi, nell'evoluzione di bocca. Certamente più giocato sulla salinità piuttosto che sulla freschezza, dal tannino importante pur mantenendo un proprio equilibrio.

Un territorio strappato alla povertà rurale da appena 50 anni, risultato voluto e ottenuto da Tancredi Biondi-Sandi scrivendo un disciplinare di produzione con un rigore così estremo da far impallidire quello attuale. A quei tempi a Montalcino c'erano appena 70ha di vigneto.

Mosaico di terreni, altezze e micro-climi che non azzardo minimamente a sostenere di aver anche solo iniziato a comprendere, men che meno a collegare ai vini. Ho appena scalfito la complessità di quel vasto mondo assaporandone gli effetti, la curiosità e la voglia di approfondire faranno il resto.

Ho registrato la serata, con tanti appunti ho inaugurato il mio nuovissimo notes, fiumi di descrizioni vino per vino, ma soprattutto ho capito che questa espressione di Sangiovese mi piace!

Questo mi sono portato “a casa”... insieme alla mezza bottiglia rimasta di Poggio di Sotto, una delle mie preferite. Scherzando con un amico gli ho detto “Staderini ha proprio una bella mano per il Pinot Nero”, presto aprirò il suo Cuna.


Per accompagnare la lunga serata, il buon Pierluigi stavolta si é esibito in una sostanziosa cucina di terra. Da piluccarsi le dita i  “Paccheri con sugo e costine”, corroborante, ci voleva proprio, decisamente benvenuta, la  “Polenta con brasato di manzo”. Nel migliore dei modi abbiamo tenuto a bada i tannini, ben volentieri ci siamo fatti viziare.

Qualche dolcetto per chiudere la serata, se continua così mi faccio mandare la posta direttamente al “25”. 

Segue la lista dei vini degustati e la loro collocazione nel lungo percorso. Le descrizioni sono invece nella foto delle bottiglie, per chi avrà voglia e soprattutto tempo, di leggerle.


Benvenuto
 Krug, Grande Cuvée Brut s.a. (Id 312035)

Due eccezionali Rosso di Montalcino
 Le Ragnaie, Rosso di Montalcino Ragnaie V.V. 2014
 Poggio di Sotto, Rosso di Montalcino 2014

Due grandi terroir agli antipodi
 Fattoi, Brunello di Montalcino 2012
 La Cerbaiola – Salvioni, Brunello di Montalcino 2012

Due ipotesi di Montosodi
 Baricci, Brunello di Montalcino 2012
 Caparzo, Brunello di Montalcino Vigna La Casa 2008

Jan e la Biodinamica
 Pian dell’Orino, Brunello di Montalcino 2011

Palmucci: una meteora accecante
 Poggio di Sotto, Brunello di Montalcino 2009

Eleganza d'altura: Le Prata
 Le Potazzine, Brunello di Montalcino 2007

Tenacia accalorata: Poggio Lato Nord
 Marino Colleoni, Brunello di Montalcino 2003

Evoluzione Mediterranea: Sud del Sud
 Col d’Orcia, Brunello di Montalcino 2001

Canalicchi: le argille tenaci al servizio di una vendemmia
 Canalicchio - Franco Pacenti, Brunello di Montalcino 1997

Soldera e il mito
 Case Basse - Gianfranco Soldera, Intistieti Brunello di Montalcino Ris. 1995

Una famiglia speciale in una vendemmia epocale
 Lisini, Brunello di Montalcino Riserva 1985

Celebri frammenti di Langa: per un confronto
 Poderi Aldo Conterno, Barolo Bussia Colonnello 2004
 Gaja, Barbaresco Sorì Tildìn 1985

Epilogo a premi
 Marie-Noelle Ledru, Brut Ambonnay Grand Cru n.m.
 Georges Laval, Brut Nature Cumières 1er Cru n.m.

Ho salutato i compagni della serata Alberto, Alessandra, Alfredo, Mario, Marella, Nadia, Maura e tanti altri per poi prendere la strada di casa. Ho spento la luce del letto alle 2, il giorno appena un velo di sonno, ma testa e cuore erano ok... alla via così.




Tanto per essere imprevedibili, la serata dedicata al Sangiovese è iniziata con una  Grande Cuvée di Krug, sboccatura 2012, colta nel momento di pienezza e complessità in polvere da sparo, spezie, agrumi rossi e dolci... “power is nothing without control”, qui siamo alla quintessenza, all'aristocrazia dello Champagne.


Per rientrare nei binari due magnifiche espressioni del Rosso di Montalcino, il primo in realtà un vero e proprio Brunello declassato in un'annata ritenuta non all'altezza,  Le Ragnaie V.V. 2014 seguito dal pari annata di  Poggio di Sotto.

Tutti e due da vigne altissime, entrambi magnifici, snelli, gioia per gli occhi di rubino lucente e festa nei profumi di frutta croccante, più sulla Schiava il primo, con molti punti in comune al Pinot Noir il secondo... paragoni che vanno letti come complimenti per tutti e due.

Espressioni salatissime, a volte rugginose, ricche di succo per  Fattoi,  La Cerbaiola,  Baricci tutti della vendemmia 2012. Più arruffati, sull'impatto speziato, il primo salmastro, il secondo dalla dolcezza erbacea, nell'ordine  Caparzo Vigna La Casa 2008 seguito da  Pian dell’Orino 2011.

Comincia la discesa nel tempo con  Poggio di Sotto 2009, ancora vinificato da Palmucci, imbottigliato dalla nuova proprietà. Calice magnifico, con arancio e un soffio di pepe, largo e dolce di frutto nell'ingresso di bocca, per poi stringersi su una interminabile freschezza rossa di ciliegia.

Aristocratico, legato alla terra, dal sorso austero e il finale di scorzetta d'arancio al cioccolato l'incantevole  Le Potazzine 2007, anche questo da vigneti aerei, colto in un magico e irripetibile stato di grazia.

Più avanti nel suo percorso il 2003 di  Marino Colleoni, dall'unica coltivazione terrazzata di Montalcino. Naso che ormai ha colori più gialli che rossi, balsamico, dal tannino in filigrana, più che dignitoso vista l'annata torrida.

Ancora freschissimo il  Col d’Orcia 2001, dai ricordi fumé, bellissimo e fragrante nel frutto, un ingresso alto sulle tonalità di acqua ferrosa per poi attenuarsi rimanendo ricco di sali. Forse inaspettatamente una delle migliori bottiglie della serata, aiutato dalla stagione straordinaria.

Nobile nella sua parabola discendente Canalicchio 1997, si difende con sensazioni balsamiche, chinotto e sapida rotondità in bocca.

Fuoriclasse annunciato e confermato  Case Basse Soldera Intistieti Riserva 1995, una trasparenza ricca di particelle in sospensione, naso dolce di fiori e agrumi, che poi diventeranno cedro accompagnato da un incredibile soffio di salvia. Tannino integro, levigato, sorso succoso e invidiabilmente fresco di arancio e mandarino. 

Salto indietro nel tempo di altri dieci anni con Lisini Riserva 1985, dalla velatura evidente, ugualmente fresco ed equilibrato, mela al forno e dolcezza in bocca, chiude con un respiro di lavanda.

E poi... 2 espressioni del Nebbiolo... il Falco dice “per colpa/merito mio”. Ho un vago ricordo di questa gag, ma intanto ci godiamo un  Barolo Bussia Colonnello 2004 dei Poderi Aldo Conterno, un'annata generosa. Colore magnificamente trasparente, profuma di cioccolato e ciliegia, il sorso porta velluto e cocco, densità, spessore tannico rinunciando, in parte, alla dinamica.

Lo segue la bottiglia più attesa,  Barbaresco Sorì Tildìn 1985 di Angelo Gaja, che si presenta con un naso dolcissimo, fumoso, di fiori essiccati, mandarino e nettamente  cannabis avvolta in sensazioni mentolate. Suadente in bocca, candito, succoso di caramella alla fragola e eucalipto, che decollano per raggiungere l'infinito e oltre.

Pensavamo di essere ormai a “baci e abbracci”, ma dopo tanti tannini il Falco ha deciso di farci rinfrescare la bocca. Prima con  Marie-Noelle Ledru, Brut Ambonnay Grand Cru in una bottiglia stranamente dall'acidità dolce e morbida, appena accompagnata da una sfumatura erbacea.

Un contrasto evidente con il profilo gessoso, il fruttato croccante, l'agrume verde dello splendido  Brut Nature Cumières 1er Cru di Georges Laval. Champagne che é un vero ricamo di trama in aromi di pepe e cioccolato bianco, degna conclusione di una grande serata.


Nell'ordine da sinistra a destra i colori di Col d'Orcia, Soldera e Conterno

Commenti

Post popolari in questo blog

Androvandi – Colli Bolognesi Pignoletto Classico “Alto Vanto Bianco” 2015

🍷 Fallet-Prevostat - Champagne Non Dosé Avize Grand Cru n.m.

Armando Castagno e la Borgogna: Côte de Beaune - Pommard e Volnay 12/03/2018