Spotlight... - Serata Philipponnat all'Antica Corte Pallavicina (14/12/2017)
Un'unica macchia di luce in un notte
senza luna e senza nebbia, in mezzo al buio più denso della Bassa
Parmense. Le geometrie del castello ricalcate dagli addobbi
illuminati sono una visione irreale e magnifica, per raggiungerlo dal
parcheggio occorre qualche minuto, il freddo comincia a farsi
sentire.
Dentro l'abbraccio é caldo
nonostante le stanze ampie e i soffitti così alti, ancora colorati
dagli affreschi originali. Nell'aria aleggia un aroma che diverrà
un'intensa fragranza appena varcata la soglia delle cantine, il
respiro di 5000 culatelli che riposano nei sotterranei, un vero
labirinto che sa “di buono”, profuma intensamente di Emilia.
Il sommelier ci racconta la storia
dell'Antica Corte mentre ci accompagna alla sala dell'aperitivo. Già
di per se potrebbe essere una cena sontuosa, devo frenare gli istinti
da bambino nel negozio dei dolci, mi voglio godere pienamente la
cena.
Tuttavia, alla Spalla Cotta offerta
ancora calda sulla focaccia e allo spiedino di Mariola non riesco
proprio a dire di no. Lo stesso per un paio di calici della 🍷
Royale Réserve Brut, servita da magnum, che amo sempre più per
quell'essere così profondamente “champenoise”, tesa in un
perfetto equilibrio, finale nitido, la carbonica vellutata, profumi
che si animano di sfumature mandarino.
Massimo Spigaroli, prima di calarsi
nel ruolo di Chef, è passato a fare gli onori di casa, rinnovati
pochi minuti più tardi davanti ai tavoli della cena presentando i
piatti e Charles Philipponnat. Un tipo buffo, sui social come dal
vivo, parla bene l'Italiano, il sorriso sempre sul volto, disponibile
con tutti per un saluto e una foto insieme.
Mi è sempre stato simpatico, ma
l'ho letteralmente eletto a “mito” dopo aver assaggiato la sua 🍷
Cuvée 1522 Rosé 1er Cru 2006. Una bottiglia fantastica, di quelle
poche che rendono finalmente giustizia a questa tipologia a
cominciare dal colore, un oro antico in fusione ramata.
La parte minerale dei profumi è
prepotente, ferrosa, dall'intensità sulfurea che lentamente si
lascia addomesticare dall'aria spostandosi verso le fettine essiccate
di arancio. Asciuga la bocca in modo garbato e meraviglioso, nei
sapori gli agrumi sono decisamente più gialli, il finale gessoso dal
frutto che diventa via via più candito con la temperatura.
Bella profondità... anzi, proprio
quella che ci voleva nell'abbinamento con il 🍴 “Culatello
Collection Spigaroli” 24 mesi dai profumi intensi e carnosi, ma
dalla sapidità gentile, per certi versi dolce, saporita senza
travalicare.
La seconda bottiglia é il 🍷
Blanc de Noirs 2009, che subito manifesta la sua gioventù, quasi
timido rispetto al Rosé, un naso di cedro e foglia di limone, un
velo di miele leggero, tanta florealità bianca. Sorso rigoroso,
tirato, molto più sulla freschezza che non di forza aromatica,
chiude generoso con un bello spessore. La complessità arriverà
certamente nel tempo.
Ha abbinato i 🍴 “Ravioletti
di gallina, gamberi nel loro ristretto e caviale”, piatto
fantastico per consistenza a cominciare dalla sfoglia, un allungo di
sapori che iniziano sulla terra per poi condurti fino al profondo del
mare, l'aroma dei crostacei che si impossessa della bocca, rendendola
felice.
Accostamento piuttosto dissonante,
mentre con il Rosé funziona decisamente meglio. Il BdN si é però
completamente riscattato nel matrimonio con 🍴 “L'uovo in
camicia, tartufi e germogli di rapa”. Piatto goloso, cottura
perfetta e scioglievolezza deliziosa in bocca, la grassezza Emiliana
che trova un partner perfetto nella freschezza dello Champagne.
A seguire nel calice il principe di
casa Philipponnat... Charles ha spiegato come il 🍷 Clos de
Goisses 2008 abbia eccezionalmente una maggior percentuale di
Chardonnay, proprio perché nell'andamento di quella stagione, si é
arrivati alla vendemmia con meno Pinot Noir del solito.
Sarà suggestione, ma l'idea che
trasmessa é proprio una grande delicatezza, un profumo soffice,
disperatamente fragrante di gioventù, nitidamente floreale di
biancospino e zagara, più giallo che rosso. Come spesso accade ai
grandi vini colti all'inizio del loro cammino, se al naso sono ancora
un divenire, in bocca sono comunque già loro.
Nel calice trovo pienezza, una
profondità lunga in cui acidità e salinità si rincorrono senza che
ne esca un vero vincitore, gli aromi hanno ancora un tocco glaciale
di pompelmo e limone, quando l'evoluzione gli avrà regalato appena
un soffio di rotondità, questo millesimo del Clos avrà uno
splendore accecante.
La portata che lo accompagna é la
🍴 “Quaglia in guazzetto con la sua crema di mais e foie
gras”, piatto con diversi spunti gustativi, in parte contrastanti,
ingredienti dal sapore deciso che come tali riuscono bene a
distinguersi. Anche in questa non completa compostezza mi é piaciuto
parecchio, in particolare nella deliziosa coscetta.
Ultimo piatto 🍴 “Le due
stagionature di Parmigiano di 2 e 6 anni”, un bel confronto fra la
morbida sapidità del giovane con la texture in filigrana croccante
del secondo.
Infine un dessert volutamente come
il 🍴 Panettone artigianale al gelato, può diventare sublime
se accompagnato ad uno zabaione "della Madonna"... per
usare un termine squisitamente tecnico. Il genio nell'apparente
semplicità, la via più diretta al cuore delle persone toccando le
memorie più legate alla tradizione di casa.
Coraggioso l'accostamento con la 🍷
Sublime Réserve Sec Millésimé 2005, Blanc de Blancs dosato a 30
g/l che senz'altro paga l'essere venuto dopo tanti Champagne affilati
e dal residuo molto basso. Con la temperatura appena più alta
conquista una migliore amalgama dopo un inizio dissonante fra
freschezza e gusto dolce che non ne volevano sapere di instaurare il
minimo dialogo. Rimane comunque l'impressione di una tipologia che
sembra una forzatura non risolta, mancante della sincera naturalità
di un buon Moscato d'Asti.
Semplicemente una gran serata
pensata da Paolo Tegoni, filata via liscia nonostante la numerosa
partecipazione per la professionalità di tutti i ragazzi dell'Antica
Corte Pallavicina. Ho salutato con piacere Gabriele Casagrande, e lo
ringrazio per aver gentilmente avuto la pazienza di farmi fare le
foto alle bottiglie mentre le serviva al mio tavolo.
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