Punto di fuga... - Masterclass Borgogna Bianca (27/10/2017)

Poco più di 1 anno fa, del Corton-Charlemagne 2013 del Domaine Bonneau du Martray, avevo trascritto queste impressioni... "Lucente nel bicchiere ma restio nei profumi, appena dolci e dal ricordo di tabacco. Sorso di impatto, scomposto per la sensazione burrosa e l'acidità che devono ancora trovare amalgama, se mai la troveranno".


Un dubbio che é stato completamente fugato dando vita ad un vino dall'eleganza infinita in cui lo Chardonnay mostra tutta la grazia e la completezza di cui la collina di Corton é capace, dove i profumi sono carezze e la mineralità conduce per mano.

L'ingresso di bocca é così perfetto che diventa impossibile scindere le singole componenti, c'é un'unione, una sinergia che fonde gli elementi del gusto portandoli ad una nuova dimensione, cercare di dividerli sarebbe totalmente privo di senso.

Sorsi che rendono finalmente merito ad un termine così tanto abusato... l'aggettivo "vibrante". Qui davvero é un saliscendi di sensazioni, il calice diventa vivo, pulsante, in un ondeggiare di frequenze alte che percorrono lunga e palato.

I Corton-Charlemagne sono i vini più sussurrati della Borgogna, con una freschezza appena più dolce rispetto ai Grand Cru di Chablis, di una compostezza che risalta sui Puligny, affusolati come gli Chassagne e a maggior ragione i Meursault non potranno mai essere.

Vini di pura luce, esaltati da una mano felice come quella del Domaine Bonneau du Martray, dall'alto dei suoi 200 anni di storia. Indiscutibilmente il "vino ciao" della serata, condotta da un vecchio maestro che manchevolmente da troppo tempo non frequentavo.


Pensavo di aver degustato e imparato tanto in questi ultimi anni, ma già dopo 5 minuti mi sentivo piccolo piccolo, ritornato ben volentieri sul banchi di scuola, attento e diligente, ho scritto ben 8 pagine di appunti.

Sorridendo, ho guardato Vania, seduta proprio alla mia sinistra in prima fila, dicendole "voglio rimanere suo allievo per sempre", e Lei, ricambiando lo sguardo, ha annuito.

Fantastico Massimo, in una serata di grazia, ci ha portato in un viaggio di immagini, suoni, pendenze e sezioni geologiche attraverso le vigne della Côte de Beaune per regalarci quei pochi e essenziali elementi che distinguono Puligny, da Chassagne, da Meursault... il terroir riflesso nella geometria tridimensionale del gusto.

Lo stesso nella degustazione, quel suo ritornare più volte al bicchiere che ben ricordavo, scoprire le sensazioni strato dopo strato, collegarle a luoghi, stagioni, stili e uomini.

Come chicca, una di quelle perle che solo i degustatori ispirati possono concepire trasformando un'idea in parole semplici e nitide allo stesso tempo, una delle descrizioni più centrate mai sentite nella mia vita, "la salinità diventa il punto di fuga gustativo e aromatico".

Una bella sequenza di vini, tuttavia, proprio quello annunciato come assoluto protagonista della vigilia, purtroppo ha steccato. Peccato... qualche problema di espressività per il Chevalier-Montrachet 2014 del Domaine Latour in alcune bottiglie, altre invece con un leggero, ma evidente, indizio di ossidazione.

Molto centrati sulla loro natura i due 1er di Meursault, ho preferito il delicato abbraccio dello Charmes 2014 di Pierre Montrot alla morbidezza condita di sale del Genevrieres 2009 di Latour. In questa bottiglia più giustificato e comunque ben meno evidente, l'accenno di evoluzione.

Altro piccolo gioiello il Puligny-Montrachet 1er cru Clos du Cailleret 2014 del Domaine des Lambrays, in uno stacco nitido rispetto ai precedenti per l'eleganza essenziale e composta, piccante di agrumi, dal finale di timo e pompelmo. Magnifico! Il "piccolo" é riferito solo all'estensione della parcella.

A completare il mosaico dei village bianchi della Côte lo Chassagne-Montrachet 1er cru Les Chaumées 2009 di Bruno Colin che mi sarei portato a casa ben volentieri. Tutto sull'erba aromatica e la mandorla, ingresso largo e un percorso di bocca aggrappato ad una freschezza sottile che non ha nessuna voglia di scappare via. Austero e rifinito, nella lunga chiusura.

Arrivo sempre presto alle degustazioni, questa volta sono stato ricompensato dal poter chiacchierare in tranquillità con Massimo per tanti minuti, dopo che il suo nome era stato tanto nelle mie conversazioni degli ultimi mesi. Può essere un insegnante severo, ma in grado di dare tanto.

Riabbracciarlo é stato un piacere, farlo con Vania, Diana, Michele, Fausto e Nadia ancora di più, ci eravamo lasciati in un giorno d'estate non proprio sereno, ora quelle nuvole sono state spazzate via.

Il ringraziamento all'AIS di Modena, in particolare a Fabrizio Ferrari e Claudia Caselgrandi, per aver creato queste serate é davvero il minimo, bella anche l'accoglienza del ristorante, con tutto il ben di Dio messo a disposizione.




🍷 Meursault 1er cru Charmes 2014 - Pierre Matrot

Oro dalle sfumature verdoline, lucentezza splendente. Naso elegante, dove l'espressione minerale di metallo e pietra focaia è nitida, accompagnata da sbuffi fumé e agrumi gialli. Ruotando il bicchiere si arricchisce di burro, oli essenziali, arachidi e cocco. Il sorso manifesta la natura del Cru, con un iniziale rivolo di freschezza che si allarga in un mordido calore di pesca gialla, senza riuscire tuttavia a mascherare la intensa salinità. Tipico, nel suo sviluppo gustativo appare però legato ad un'unica dimensione.

Azienda giovane, ma con ispirazione tradizionale, proprietaria di due parcelle a Charmes nella parte a Nord, in alto nel climat. Fermentazione con lieviti indigeni per 8/10 giorni, poi pieces nuove e usate fino al quinto passaggio.


🍷 Meursault 1er cru Genevrières 2009 - Louis Latour

Decisamente dorato, con un'espressione aromatica bel allineata sulla dolcezza, in primo piano la pesca sciroppata, seguita da melone bianco, caramella al latte, anacardi. Emerge anche una finissima trama minerale con appena in sottofondo la resinosità pungente della lavanda. In bocca appare decisamente più avanti nel percorso di evoluzione, in spessore, solidità, grassezza che hanno il sapore di cioccolato bianco fino a stringersi sull'aroma finale di liquirizia. Nell'allungo supera di pochissimo il precedente sacrificando parte dell'equilibrio, Massimo lo ha descritto con una frase magica “la salinità diventa il punto di fuga gustativo e aromatico”.


🍷 Puligny-Montrachet 1er cru Clos du Cailleret 2014 - Domaine des Lambrays

Chiarissimo nel colore, meno profondo, animato da lampi di luce verdolina, apre su un naso delicatissimo, di pesca bianca, agrumi freschissimi, tanto sale, mandorla, timo e resina. Una versione “luminosa” di Puligny dal leggero soffio vanigliato. Il sorso é fresco, leggiadro, tutte le sensazioni sono un concerto perfetto, spostandosi via via su note più alte. Il limone dei profumi diventa pompelmo, si anima di menta, cresce in una dinamica dolce e piccante allo stesso tempo.

Evidente lo stacco con i Meursault, Massimo lo definisce “lo Chardonnay nella piena ortodossia territoriale”. I Puligny sono sempre rigidi, essenziali, eleganti, una versione di Chardonnay che non vuole accumunarsi a nessun'altra declinazione al mondo. Chiudono sempre in pompelmo e in salivazione, mai amaro, mai compare il legno.


🍷 Chassagne-Montrachet 1er cru Les Chaumées 2009 - Bruno Colin

Da una delle migliori vigne, situata in posizione altissima, quasi nella combe, mostra un colore ricco, dalla tonalità che lo accosta al succo di cedro. Lo stesso agrume ritorna dolce anche ai profumi, accompagnati da una evidente sensazione rocciosa che dopo alcuni secondi da protagonista lascia spazio all'espressione erbacea di rosmarino, lavanda, eucalipto in tutta la sua balsamicità. Muovendo il bicchiere appare la frutta secca, poi pesca bianca e un leggero soffio di vaniglia. In bocca entra largo, morbido, per poi stringersi e aggrapparsi ad un rivolo di freschezza. Quasi si nasconde per poi riapparire sotto diverso spoglie, più sottile e mentolato. Finale bellissimo, ecclesiastico nella sua compostezza, fruttato di pesca e melone, piccante di agrumi.


🍷 Corton-Charlemagne grand cru 2013 - Bonneau du Martray

Una carezza di profumo, limone maturo e tantissimi fiori che da bianchi diventano gialli, jodatissimo, elegante, non ha nulla sopra le righe. Si insinua nelle narici e nella memoria evocando immagini di violetta, ardesia bagnata, crema pasticcera in una dolcezza dal tocco leggero. Bocca commuovente, di una freschezza glaciale e marina, vibrante, nervosa, una moderazione di calore dalla grazia infinita, un persorso interminabile. I pensieri si bloccano e non riescono ad andare oltre, inutile cercare di sezionare la perfezione. I profumi regaleranno col tempo note ferrose, pur lasciando il fiore come principale registro, insieme alla foglia di limone. Vino incredibile.


🍷 Chevalier-Montrachet grand cru Les Demoiselles 2012 - Louis Latour


Dorato dai lampi topazio. Naso dolce e zuccheroso, di fiori bianchi, tiglio, confetto alla mandorla. Sorso rotondo, avvolgente, con una frazione salata che emerge appena, sontuoso e lungo. Chiusura dal calore evidente. Nei profumi comincia un po' a dispiegarsi, offrendo brodo, burro e cocco. La prima bottiglia con un leggero, ma evidente, inizio di ossidazione, anche la seconda, purtroppo, non riuscirà ad aprire le ali. Peccato, ma tanto avevamo il Corton.




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