🍇 Il Convito degli Dei - La Spergola di Scandiano

Il focus sul vitigno autoctono continua ad essere un tema attuale, spesso concedendo effimeri momenti di gloria a qualcosa destinato a rimanere poco più di una curiosità storica a diffusione locale.

A questa regola ci sono naturalmente eccezioni, dove l’opportunità diventa una seconda occasione per superare i limiti di quell’assetto imposto dalla sciagurata enologia internazionalista e del puro profitto che ha caratterizzato la seconda metà del ventesimo secolo. Proprio la 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑔𝑜𝑙𝑎, regina bianca delle colline reggiane, ha tutti i presupposti per essere una di queste smentite.


Storia presumibilmente antica, come tante basata su citazione sparse nei secoli simili nel nome e pressappoco legate allo stesso luogo di origine, una identità inficiata da una sciagurata associazione con il sauvignon, perpetuata fino a tempi recenti anche da pubblicazioni di chi il vino lo dovrebbe conoscere, e soprattutto, ogni tanto assaggiarlo. La soglia del nuovo millennio l’ha vista con un vigneto totale ormai ridotto a poco più di 70ha, filari sparsi e vetusti coltivati da qualche ostinato contadino, più per portare avanti le tradizioni della propria famiglia, che non per reale ambizione di reddito. Poi qualcosa è cambiato, il mondo del vino si è stancato di vitigni nati e cresciuti lontano, interpretati in modo caricaturale dal clima diverso in una imitazione voluta dalla moda, ma non dal buon senso. Ci siamo guardati in casa, il gusto ha cominciato a ricercare nel bicchiere, leggerezza, dinamica, il piacere del sorso.
Lì la spergola, con le sue bollicine, ha trovato una seconda occasione. Ci ha creduto l'attuale generazione di vignaioli, con la voglia di fare qualcosa di nuovo di chi subentra in azienda e vuol far valere una propria visione, ci hanno creduto gli amici di AIS Reggio Emilia, trasferendo in un libro tanti racconti frammentari di storia, uomini e vigneti, nati sulle colline fra Scandiano e Canossa.

Tutto questo ce l’ha raccontato Flavio Spotti, co-autore di “𝑆𝑝𝑒𝑟𝑔𝑜𝑙𝑎, 𝑢𝑛 𝑣𝑖𝑡𝑖𝑔𝑛𝑜 𝑟𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑛𝑜. 𝑉𝑖𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑡𝑟𝑎 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎, 𝑣𝑖𝑛𝑖 𝑒 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑖𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜” e Master ALMA-AIS con tesi dedicata al sorbara e, appunto, alla spergola. Una sensibilità estetica riflessa in una vita dedicata all’arte come restauratore e alla passione, divisa fra la musica di luoghi lontani e vini della sua terra.

Una serata trascorsa all’𝐀𝐫𝐭𝐞 𝐞 𝐆𝐮𝐬𝐭𝐨 di Parma, organizzata dalla 𝐖𝐢𝐧𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐅𝐨𝐨𝐝 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 di Raffaele D'Angelo, accompagnata da diverse espressioni fra metodo classico e frizzanti da rifermentazione in bottiglia, raccontate volta per volta, dai rispettivi produttori presenti, quasi tutti, in sala con noi.

Una sequenza ben assortita che ha saputo mostrare la poliedricità del vitigno e il fascino che può nascere nelle diverse interpretazioni di quest’uva antica nelle origini, ma dalla propensione ad un gusto decisamente moderno.

Nella versione ancestrale è emerso un finale sempre pulito, dissetante, finalmente privo di chiusura amarognola, il corpo pieno rimane in tensione grazie alla naturale freschezza, i profumi richiamano la primavera e i campi fioriti. L’espressione nel metodo classico ha nel suo DNA l’eleganza, la complessità, polpa di agrumi e una bollicina gentile, apertura verso un finale esaltato da una dolce salinità. Mi ha sorpreso, e non era per nulla scontato, come in quel terroir caldo rappresentato dalle prime colline appena sopra a Reggio Emilia, la spergola riesca comunque a dare vini riconoscibili, integri ed equilibrati, pur plasmati in forme profondamente diverse, nell’interpretazione dei vari autori. Dal carattere deciso, ricco di fascino, l’anima in chiaroscuro del 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐞𝐥𝐥𝐚 𝟏𝟐𝟖 dell’𝐴𝑧𝑖𝑒𝑛𝑑𝑎 𝐴𝑔𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎 𝐶𝑖𝑛𝑞𝑢𝑒 𝐶𝑎𝑚𝑝𝑖, all’eleganza, luminosa ed estiva, reale contrasto con il nome 𝐋𝐞 𝐍𝐞𝐛𝐛𝐢𝐞, dello spumante di 𝐿𝑢𝑐𝑎 𝑀𝑒𝑠𝑠𝑜𝑟𝑖, e arrivare persino oltre, salendo in complessità e pienezza, nell’𝐀𝐫𝐦𝐚 𝐃𝐞𝐢, ultima opera di 𝐷𝑒𝑛𝑛𝑦 𝐵𝑖𝑛𝑖. Lineare e definito il 𝐋𝐮𝐧𝐚𝐫𝐢𝐚 della 𝐶𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑎 𝐹𝑎𝑛𝑡𝑒𝑠𝑖𝑛𝑖, si comincia ad avvertire la dolcezza dell’evoluzione, nel 𝐕𝐢𝐠𝐧𝐚 𝐚𝐥 𝐕𝐞𝐧𝐭𝐨 di 𝐴𝑙𝑗𝑎𝑛𝑜, portatore del millesimo più remoto, di tutta la sequenza di assaggi. In un contesto agricolo come quello si ha in provincia di Reggio, è importante che in una fase di cambiamento sia coinvolto anche il mondo cooperativo, e in questo, l’𝐀𝐧𝐜𝐞𝐧𝐬𝐭𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐁𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 della Cantina di Puianello, costituisce già un esempio virtuoso. Il 𝐂𝐫𝐨𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚 dell’𝐴𝑧𝑖𝑒𝑛𝑑𝑎 𝐴𝑔𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑀𝑜𝑛𝑡𝑒 𝐷𝑢𝑟𝑜 ha dimostrato che la spergola possa salire fino a 400m di quota, guadagnando in tensione senza perdere la chiusura precisa, per ora come rifermentazione in bottiglia, lascia intravedere un bel percorso verso il metodo classico. Ultimo degli assaggi il 𝐌𝐨𝐫𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 di 𝐴𝑛𝑑𝑟𝑒𝑎 𝐼𝑜𝑟𝑖, esotico nei profumi e appagante nella tattilità, forza e rigore nello stesso calice, che per similitudini dalle radici concrete, ci ha così riportati, al punto di inizio. Dai 100ha o poco più del 2010, i vigneti di spergola hanno riguadagnato spazio e futuro fino ai 168ha di oggi e ora mi sento di dire, con tutte le buone ragioni del mondo. Ho salutato Flavio a fine della serata e gli ho fatto i complimenti per il suo impegno, ci siamo scambiato la nostra opinione sui vini e convenendo sul fatto che, sebbene non ci vediamo poi così spesso, nelle poche volte in cui è capitato, abbiamo sempre bevuto ad alto livello.

𝑠𝑒𝑙𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑀𝑒𝑡𝑜𝑑𝑜 𝐶𝑙𝑎𝑠𝑠𝑖𝑐𝑜 🍾 Az.Agr. Cinque Campi – Emilia Spergola Metodo Classico “𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐞𝐥𝐥𝐚 𝟏𝟐𝟖” 2020 🍾 Az.Agr. Anna Beatrice – Emilia Spergola Metodo Classico Brut “𝐋𝐞 𝐍𝐞𝐛𝐛𝐢𝐞” 2019 🍾 Cantina Fantesini – Colli di Scandiano e Canossa Spergola Metodo Classico Brut “𝐋𝐮𝐧𝐚𝐫𝐢𝐚” 2018 🍾 Podere Cipolla - Emilia Spergola Metodo Classico “𝐀𝐫𝐦𝐚 𝐃𝐞𝐢” 2018 🍾 Aljano - Colli di Scandiano e Canossa Spergola Metodo Classico DZ “𝐕𝐢𝐠𝐧𝐚 𝐚𝐥 𝐕𝐞𝐧𝐭𝐨” 2016 𝑠𝑒𝑙𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑎 𝑅𝑖𝑓𝑒𝑟𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑖𝑛 𝐵𝑜𝑡𝑡𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎 🍾 Cantina Puianello - Colli di Scandiano e Canossa Spergola “𝐀𝐧𝐜𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐁𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨” 2019 🍾Az.Agr. Monte Duro – Vino Frizzante Bianco “𝐋𝐚 𝐂𝐫𝐨𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚”
🍾 Bosco dei Caprioli – Emilia Spergola Frizzante “𝐌𝐨𝐫𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞” 2020






























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