Verticale Cepparello Isole e Olena – AIS Reggio Emilia 23/11/2016
Più
che una verticale di 12 annate la storia di una vita, quella di Paolo
de Marchi, figlio dell'alto Piemonte trapiantato a Barberino Val
d'Elsa, trascorsa parallela allo sconvolgimento di un territorio, il
Chianti Classico.
Il
crollo del sistema della mezzadria, un'intera generazione costretta a
cambiare il modo di vivere... 60 anni fa “Isole e Olena” era
un'azienda agricola che coinvolgeva la vita di 120 fra uomini e donne
con annesso un piccolo borgo e una scuola, ora bastano poco più di
10 persone per mandarla avanti.
A
Paolo si é rotta la voce nel petto mentre raccontava di quel dramma,
moltiplicato per tutte le decine di migliaia di ettari che compongono
il complicatissimo territorio del Chianti Classico.
Cosa
sia “Isole e Olena” ora é ancora il figlio degli eventi di
quegli anni, di fitte sperimentazioni di varietà internazionali
portate in tutta la regione per risollevare le sorti di vini che così
com'erano, trovavano sempre più difficoltà a ritagliarsi uno spazio
adeguatamente remunerato sui mercati.
Ne
sono una testimonianza le “Collezione Privata”, che accolgono
Cabernet, Shiraz e un meraviglioso Chardonnay, di cui abbiamo avuto
l'onore di sentire due annate, in cui ha brillato inatteso un
meraviglioso 1999, dalla mineralità esplosiva da Grand Cru di
Chablis unita alla generosità del clima Toscano.
Paolo
ha sperimentato tanto, ha dovuto imparare quali fossero le posizioni
migliori, le viti migliori, le uve migliori, buttandosi alle spalle
un'esperienza famigliare maturata a Lessona, con altri climi e
filari.
Il
Cepparello nasce come prima annata nel 1976, prende il nome dalla
“borra” che ospita il vigneto, una piccola valle, il letto di un
torrente asciutto. Da Sangiovese in purezza o quasi, con qualche
piccola e sporadica contaminazione di Cabernet in minime percentuali
e solo se l'annata lo richiede.
Conosco poco il vitigno, ho qualche assaggio in più dal versante della mia regione, vini che portano nel bicchiere il calore della Romagna, tengo sempre in cantina qualche bottiglia del Le Boncie di Giovanna Morganti, vino di intensità sensoriale ed emotiva.
Conosco poco il vitigno, ho qualche assaggio in più dal versante della mia regione, vini che portano nel bicchiere il calore della Romagna, tengo sempre in cantina qualche bottiglia del Le Boncie di Giovanna Morganti, vino di intensità sensoriale ed emotiva.
Proprio
recentemente mi ha rapito un assaggio della Stella di Campalto, ma è
Montalcino, come parlare di Bordeaux e Borgogna, solo sporadicamente
ho sentito Pergole Torte e Montevertine.
Ero
quindi praticamente "vergine" al Sangiovese... lo abbiamo
seguito per più di 20 anni, in un'altalena di stagioni che si é
fotocopiata nei nostri bicchieri.
Nel
Cepparello ho finalmente trovato colori quasi pastello dalla vitalità
che il tempo non riesce a domare, la freschezza di bocca che
normalmente ricercherei in altri vitigni, finezza e profondità come
protagonisti in luogo di volume e intensità. Ma soprattutto una
longevità inaspettatamente da associare ad un Chianti...
Una
sequenza impressionante, quasi tutti i vini al di sopra o vicinissimi
alla soglia dell'eccellenza, cose che ho visto capitare ben di rado
nella mia vita.
Il
grande vino si distingue immediatamente dal rapporto che ha con
l'aria, e il Cepparello vuole un gran bene all'ossigeno, tanto che a
fine serata é arrivato a travalicare l'annata, facendo emergere il
vitigno e il terroir unico di “Isole e Olena”.
Straordinario
il 1995, a bicchiere vuoto intenso e puro di erbe aromatiche, così
come il 1996, che evoca innegabilmente la rotella Haribo, pura
eleganza il 2001, con la sottiliezza ingannevole che sono i grandi
vini sanno trasmetter. Un frutto nitido che accomuna i millesimi dal
2013 al 2006, poi terrosità e sottobosco giù fino agli anni 2000.
Francesco
ad un certo punto della serata ha chiesto quale annate avremmo scelto
per Noi... da buon ingegnere, riconoscendo irraggiungibili 1995 e
1996, per un attimo ho pensato all'immediato 2010, per poi lasciare
un piccolo spazio nel mio cuore al 2013.
Il
primo calice servito, un'energia giovane e ovviamente scalpitante che
non riesce neppure vagamente a mascherare una raffinatezza
cristallina. Figlio di un'annata in cui bisognava osare per fare il
vino di una vita, già adesso ripaga gli sforzi che è costato
portarlo in bottiglia, chissà fra 10 anni...
Avrei
da scrivere altre 1000 parole, ho fogli su fogli pieni di appunti, ma
questo racconto é già più lungo di quanto avrei voluto, ma devo
almeno ringraziare Paolo, per aver condiviso una bella fetta della
sua vita con Noi, e Francesco, ormai sapiente gestore dei tempi della
serata, in cui finalmente ho rivisto una maggior serenità nel cuore.
Prologo...
Ho
incontrato Paolo di fronte alle scatole di legno in cui aveva portato
un campione dei suoi terreni, una parte di pietre e una parte di
terra, ancora fresca, tanto che mi era scappata la frase semi-sciocca
“ci saranno ancora i lombrichi”.
Non
lo conoscevo, ci ho messo alcuni secondi per capire che quel signore
dalla voce profonda e dai toni pacati fosse proprio Lui, Paolo de
Marchi. E' bastato che iniziasse a spiegarmi che quello vicino a me
era “Alberese”, un misto di roccia e argilla capace di dare vini
immediati, quella opposta arenaria, in cui il Sangiovese si
assottiglia e in mezzo...
Gli
si sono illuminati gli occhi, quando ha indicato il Galestro, scisti
argillosi in cui la roccia profonda si presenta in scaglie che poi si
frantumano in superficie fino a diventare terra sbriciolata. I sassi
piatti aiutano a conservare l'umidità, garantendo equilibrio idrico
al Sangiovese, che nelle annate favorevole si esalta e può dare i
vini migliori.
Le
degustazioni...
Cepparello
2013, 89 pt
Rubino
sfumato vivace e trasparente, di una bellezza evidente che ancora
dopo 4gg ho negli occhi. Ruotandolo come d'abitudine lo vedo correre
allegro lungo le pareti del bicchiere. Il naso è un flash di
fragola, polposa e matura, mirtillo fresco, poi una carrellata
delicata di spezie, vaniglia, cacao, torba, legno spaccato, humus
gentile. Secco in bocca, vivace, dal tannino giovane e nobile che in
questo momento asciuga appena la bocca. Una grande freschezza, che
con un guizzo succoso porta un ricordo di frutto e roccia bagnata. Il
finale è di raffinatezza minerale da grafite, un ritorno al profumo
lo trova spostato su prugna, muschio bianco e fiori sorprendentemente
gialli. A fine serata sarà pura violetta... annata da osare e osata,
ripagherà sfondando l'eccellenza fra un paio d'anni, o probabilmente
lo è già ora e il mio solito braccino corto ha colpito ancora. Dopo
averli sentiti tutti e 12, appena versati e come hanno reagito nel
bicchiere, questo è il vino che porterei a casa.
Cepparello 2012, 86+ pt
Più
scuro e più colorato del fratello più giovane, così come il frutto
è più maturo e meno espressivo, ricorda la mora di gelso, le
sfumature vanigliate salgono in primo piano, maggiore la speziatura
di cannella, i profumi sono nel complesso più caldi. La bocca ha
impressione dolce, un minor dinamismo, fin troppo equilibrato in
questo momento, lascia un aroma di rosa e appena una punta amaricante
di tannino. Il naso ora é spostato su terra scura e bagnata, cenere,
anche una lieve sfumatura vegetale. Non é una brutta bottiglia, ma
non la aspetterei tanto in cantina.
Cepparello
2010, 92+ pt
Luminoso,
con appena una sfumatura granato, rimanda guizzi trasparenti di luce.
Naso di spezie, sale, macchia mediterranea, cannella, frutto piccolo
e scuro, croccante e dolce che diventa saporito e fresco nel sorso.
Il tannino é una filigrana, elegantissimo, gli aromi sono succosi di
fragola, pieni, di volume, senza cedere di nulla in raffinatezza.
Finale di amarena che nel retrogusto si fa pienamente apprezzare,
dopo essere stato all'inizio solo un sussurro. Masticando il vino ne
viene fuori la natura ematica, l'arancia, la ferrosità. Il bicchiere
cambia e ora ricorda la terra secca, bagnata dalla pioggia in estate.
Grande bottiglia.
Cepparello
2009, 86- pt
Il
rubino si fa più denso e l'unghia appena più arancione. Profuma di
terra, sabbia, foglia di tè, un leggero ricordo vegetale di erba
secca, un frutto surmaturo, tendente al cotto. Un'impressione di
cenere, un profilo crepuscolare. Sorso largo, si sente meno
l'acidità, il tannico asciuga, non c'é molta compensazione
dall'altra parte, la bocca si riscalda, molto terziario anche negli
aromi, saluta con un sentore di radice. Decisamente salmastro a
bicchiere più caldo.
Cepparello
2008, 85- pt
Ho
scritto che contiene un 3% di Cabernet, ricordo vagamente la
considerazione di Paolo su questo aspetto. E' un rubino scuro, il cui
il bordo aranciato é evidente così come il movimento pesante nel
calice. Il naso apre su note vegetali, tartufate, tostatura, china e
castagna matta schiacciata. La bocca é strana, scomposta, un attacco
dolce, poi decolla un fruttato alieno di arancio rosso, il tannino é
levigato, non é spiacevole come poteva sembrare all'approccio.
Chiude su aromi affumicati, con un po' di ossigeno si rasserena anche
nei profumi, un vino che ha un gran bisogno d'aria.
Cepparello
2006, 89+ pt
Un
ritorno su trasparenze importanti, tonalità praticamente rubino, ha
forse non più di una velatura granato sul bordo. Apre con un
ventaglio di sottobosco, poi vira sul frutto nero, per rientrare
infine su ricordi eleganti di foglie secche. Sorso di volume, pieno,
il tannino c'é, vivo e maturo, l'aromaticità ematica ricordo anche
il succo di pomodoro. Un vino di impatto, con un finale pulito e
contrastato fra il sapido e il cioccolato dolce. L'aria lo fa
crescere tanto in raffinatezza, anche nei profumi.
Cepparello
2004, 88 pt
Rosso
lucido e pieno, dal bordo granato, offre al naso una mineralità
sussurrata, non esplosiva, grigia e salmastra. La bocca é setosa,
serena, negli aromi emerge il frutto rosso, ricordi di tisana alle
erbe, una raffinatezza che invoglia alla beva. Masticandolo viene
fuori l'arancia gialla, il finale ha una leggera sfumatura ferrosa ed
erbacea. Una bottiglia posata, di nuovo gode nel contatto con
l'ossigeno, nei profumi crescono inconsueti sentori da bianco, budino
e caramella al miele. Il voto finale é figlio di questa
progressione.
Cepparello
2003, 91pt
Ormai
completamente granato, tuttavia gioiosamente trasparente e ricco di
luce. Inizialmente gioca di erbe aromatiche, soffi salati, rosa, un
refolo vegetale di acqua di olive, capperi e macchia mediterranea.
Sorso brioso, allegro, fresco e dinamico, ha un sapore di fumo e
tabacco, tamarindo, granita alla fragola. Finale in pienezza,
pulitissimo, dal tannino maturo. Il ritorno al naso porta
un'esplosione di cannella. Da annata caldissima, é uscito un piccolo
capolavoro.
Cepparello
2001, 91 pt
Versato
da decanter, viene da una 3 bottiglia da litri ed é di un granato
chiarissimo, con la vivacità appena attenuata da particelle in
sospensione. Naso salmastro, di fumo, china, pepe, fungo, sottobosco,
foglia umida e macerata. Bocca aranciata, saporita, dal tannino
sottile, un equilibrio splendido che apre a mandarino, arancia
candita e cannella. Finale di caldarrosta con un'acidità che é
ancora tiratissima. Nei minuti i profumi si arricchiscono di un
frutto dolce, mineralità scura, menta e rabarbaro. Un vino che si é
lasciato alle spalle la potenza giovanile, per acquistare una
aristocraticità matura che come una lama sottile, si insinua e
cattura i sensi.
Cepparello
1996, 92+ pt
Granato,
appena cupo e particellare, regala profumi terrosi, speziati di
caffè, caramella al rabarbaro, brodo di carne. Il sorso é un succo
di ciliegia, caramella alla mora, fiori macerati, freschissimo,
aromatizza la bocca in ricordi autunnali di foglie secche, pompelmo,
arancio amaro e ferro. E' una bevuta bellissima, che nebbioleggia
allegra... in un attimo ho finito il bicchiere.
Cepparello
1995, 94+ pt
Un
inaspettato ritorno alla sfumatura rubino, vivace, piena, densa di
materia colorante, che inganna sull'età per appena un bordo granato.
Naso tartufato, ricco di humus, frutta cotta, cioccolato,
caffellatte, apre ad una bocca sanguigna, in cui il tannino ancora
scalpita. Dopo il primo sorso i profumi diventano più sereni, esce
il fungo essiccato, il muschio, la cenere, ricordi di grafite,
dimostra una forza aromatica ancora intensa, aveva solo bisogno di
aria. In bocca acquista volume, la freschezza sale a protagonista,
con agrumi canditi e sfumature ferrose, ha una gioventù
impressionante. Nel bicchiere ora ho rose e ardesia bagnata, il
finale mi porta alla menta il sapore minerale e ferroso dell'acqua
ghiacciata di una fontanella di montagna. Ha il 3% di Cabernet, una
bevuta che non scorderò presto.
Cepparello
1993, 87 pt
Granato
trasparente e vivace con qualche particella in sospensione, é
intensamente speziato di cannella, terra rossa calda e umida, gomma,
inquadra il profumo di un campo da tennis sotto la copertura
invernale. La bocca é un pò svuotata, il tannino porta
un'impressione di secchezza, c'é anche acidità ma é quasi assente
la forza aromatica. Il naso guadagna finezza tramite il contatto con
l'aria, attestandosi su un meraviglioso ricordo del profumo dell'aria
dopo un temporale.
Chardonnay
“Collezione De Marchi” 1999, 93 pt
Il
Falco annuncia che di 3 bottiglia una é passabile, una é buona, una
é meravigliosa... che io abbia avuto la fortuna di beccare quella
giusta lo capisco già dal colore, un vivace mix di giallo e verde
che non arriva nemmeno, sfacciatamente, alla sfumatura dorata. Naso
da Grand Cru di Chablis, minerale di pietra focaia, cedro, pompelmo,
potente di mente e cioccolato bianco. Il sorso é ugualmente
indomito, nervoso, pieno, con una freschezza da bibita ghiacciata al
lime e erbe aromatiche. Finale di miele, spezie, caramella dolce e
una lunghissima nocciola. Un bianco Borgognone made in Tuscany,
applausi a scena aperta.
Chardonnay
“Collezione Privata” 2012, 88 pt
Densità
dorata giovanile apre a profumi canditi, raffinati e sottili di
burro, fiori bianchi dolcissimi e menta. Bocca tropicale e morbida,
dall'ampia freschezza, manca ancora di amalgama, ma non risulta
pesante, perché lascia il cavo orale inondato di saliva. Gli aromi
sono di marillen, tisana e tè verde, ginestra e verbena, deve
defaticare da un volume in questo momento importante figlio
dell'annata calda, poi viaggerà oltre l'asticella.
Epilogo...
Il
sogno di Paolo de Marchi é quello di riportare i colori nella sua
azienda, di aggiungere a quei 50ha di vigneti e cinque volte tanto di
boschi anche altre culture, in modo che non si sia solo il verde o il
rosso dei filari di vite, ma anche l'oro biondo del grano, le
sfumature della frutta sugli alberi.
Di
sicuro se lo merita, a me resta il ricordo di una meravigliosa
serata, forse irripetibile... una vita, raccontata in 3 ore volate
come il vento.
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