Porco Spagnolo e Pignoletto di Reims – 22/10/2016
Il
Compleanno di Diana e Michele é ormai una roccaforte del movimento
per la resistenza all'avanzata Vegana, manco Goldrake ci si metteva
così d'impegno.
Dopo
2 anni di Culatello Brozzi, il grande e graditissimo ritorno del
“Porco Spagnolo” sotto forma di un Jabugo 5J. Ho aiutato a
toglierlo dalla sua calza protettiva e lo schermo del mio smartphone,
purtroppo, non sarà più lo stesso.
Per
tutte le cose ci vuole esperienza, e Michele se l'é fatta alla
grande. Armato di 3 coltelli ha iniziato a riempire piatti di fettine
sottili ad un ritmo incalzante, che le 8 boccucce sante sedute a
tavola hanno provveduto a far sparire.
Il
tutto innaffiato con bollicine del territorio... quello giusto però,
situato ad Est di Parigi e un attimino più a Nord.
Nomi
dichiarati a priori sulla lavagna in rigoroso ordine alfabetico,
bottiglia e anno assolutamente incogniti, serviti coperti in ordine
casuale. Solo a fine serata scopriremo che l'ordine di servizio
seguiva il millesimo.
Abbiamo
iniziato bene, con il “La Demi-Lune” di Bruno Michel,
teoricamente la bottiglia più semplice, si farà onore nonostante i
carichi pesanti che lo seguiranno.
Piuttosto
spigoloso il “Le Nombre d'Or” di Aubry, interessante il voler
recuperare gli antichi vitigni dello Champagne, ma la mancanza di
eleganza e maturità é quella che già ricordavo da un precedente
assaggio.
Jacquesson
“734DT” é un vero fuoriclasse, lo stile dei 7xx é amplificato
dalla lunghissima sosta sui lieviti, alla sapidità conchigliosa
aggiunge una dolcezza di biscotto al burro. Base 2006, non si poteva
sbagliare.
Ho
trovato freddo e algido, arroccato su una mineralità di roccia
grigia, il “Quinte Essence” 2004 di Franck Pascal. Uno di quei casi
in cui gli RM pagano dazio se confrontati con le grandi maison.
Con
il “Coeur de Terroir” 2004 di Pascal Doquet ha avuto inizio una
progressione finale memorabile, unendo alla dolcezza di pasta
lievitata la freschezza di agrumi canditi. Meravigliosa la reazione
alla temperatura.
Il
capolavoro della serata viene dalla “La Grande Année” 2004 di
Bollinger, perfettamente in sintonia con il porco spagnolo. Pienezza,
frutto giallo, mineralità, profondità, maturità che non é
minimamente evoluzione. Bottiglia perfetta.
Evoluzione
invece che cominciava a farsi notare nel “Comme Autrefois” di
Françoise Bedel, da alcuni
sminuito, a me è piaciuto comunque tanto. Rosso già nella sfumatura
di colore, la conferma nel frutto a cui si sono aggiunge spezie
antiche. Con una particolare dolcezza di agrumi, mi ha fatto pensare
ad uno di quei particolari Champagne secchi che possono dare
risultati inaspettati con i dolci. A fine cena, più alto di
temperatura, l'ho accostato alla Torta di Tagliatelline e ne é nato
uno di quegli abbinamenti ignoranti che funzionano alla grande.
Peccato
davvero per il “Clos de Goisses” 2002 di Philipponant, già
all'inizio palesemente sottotono, con la crescita della temperatura
si è svelato l'arcano rendendo paese un leggero “tappo”.
Peccato, il 2000 che ho sentito l'anno passato era uno spettacolo.
Ci
siamo in parte risollevati con il “Còte” 2002 di Raphaël
& Vincent Bereche, champagne dal profilo crepuscolare che mette
la sapidità in primissimo piano. Questo però lo frena, confermando
la mia perplessità sulle lunghe soste sui lieviti per la tanto
valutata annata 2002.
La
chiusura é arrivata con uno splendido Dom Perignon 2000, figlio di
un millesimo non eccezionale in cui magari si può davvero
riconoscere la ricerca di una esecuzione “magistrale”. Tuttavia
raffinatezza, ricordi di torrefazione, ananas maturo, mineralità
marina e piritica, danno coerenza nella grandezza rendendo manifesto
e identificabile il carattere dei Dom. Definito da alcuni compagni in
discesa, per me uno dei migliori Dom sentiti negli ultimi anni. A
parte la 2002, i millesimi successivi se li è messi tutti dietro.
Non
é stata serata di solo “porco spagnolo”, en passant abbiamo
spazzolato anche una teglia di confortevole “Sformato di patate,
topinambur e funghi”, adeguato per spezzare con la consistenza e la
sapidità del Pata Negra.
Il
finale invece é stato tutto Italiano... al mattino Michele era
andato a far spesa da Maurizio Busi alla pasticceria “Paola” di
Poggio Renatico, uno dei pochi in Italia a potersi fregiare del
titolo di Mastro Pasticcere.
Ne
é ritornato con la migliore “Torta di Tagliatelline” mai
mangiate dopo quelle che faceva mia nonna. Dai ricordi d'infanzia
noto appena la mancanza del cedro candito e dell'abbondante bagnatura
di mandorle amare, tuttavia la sfoglia é croccante come ricordavo e
ho amato fin da subito l'inconsueta spolverata di cacao.
Abbinata
alla dolcezza da evoluzione del “Comme Autrefois” di Bedel ha
dimostrato che cose che apparentemente non dovrebbero mai funzionare
possono invece aproni orizzonti armonici.
A
seguire un Millefoglie “mascherato”, nel senso che da fuori
sembrava una torta lievitata, per poi scoprire all'interno strati di
pastafrolla friabili e freschissimi, una crema dalla dolcezza intensa
a richiamare voglie infantili. L'uso di piccole gemme di zucchero
caramellato nel mezzo andrebbe dichiarato illegale.
Infine
anche una torta gelato alla frutta, rinfrescante e golosa, che ha
portato intensa dolcezza ai nostri palati che ormai ne avevano viste
di tutti i colori.
Sui
dolci nostrani si é appunto sfogato l'orgoglio enologico nazionale
sotto forma dello straordinario “Vite Vecchia” 2010 di Cà d'Gal,
Moscato d'Asti che esce a 5 anni dalla vendemmia. Un'aromaticità
ampia, che ai profumi attesi salda una fragranza litoranea e un
piccolo frutto rosso, rendendo la dolcezza un particolare sullo
sfondo di un quadro dai mille colori.
Abbiamo
bevuto 10 grandi Champagne, ma una grandissima bollicina italiana si
é issata senza troppo sforzo alla stesso livello.
Bruno
Michel – “La Demi-Lune” Brut n.m. - 88/89pt
L.Aubry
Fils – “Le Nombre d'Or” Brut n.m. (deg. 01/2013) - 86pt
Jacquesson
– Cuvée 734DT Extra Brut (deg. 10/2014) - 92pt
Franck
Pascal - “Quinte Essence” Extra Brut 2004 (deg. 11/2013) –
86/87pt
Pascal
Doquet - “Coeur de Terroir” Extra Brut 2004 (deg. 07/2015) –
92/93pt
Bollinger
- “La Grande Année” Brut 2004 (deg. 11/2012) – 94pt
Françoise
Bedel - “Comme Autrefois” Extra Brut 2003 (deg. 10/2015) – 92pt
Philipponant
- “Clos de Goisses” Brut 2002 (deg. 06/2011) – n.g.
R.
& V. Bereche - “Còte” GC Extra Brut 2002 (deg. 11/2013) –
89/90pt
Dom
Pérignon – Brut Vintage 2000 - 92pt
Cà
d'Gal – Moscato d'Asti “Vite Vecchia” 2010 – 91pt
Bruno Michel – Champagne “La
Demi-Lune” Brut n.m. -
100%
Pinot Meunier – 12%
Quasi
dorato e dalla bollicina minuta, ha un limpido profumo di frutta
rossa, prugna disidratata, poi mineralità salmastra, da ostrica.
Bocca avvolgente di miele, dolce di pasta lievitata e candita, una
bollicina cremosa e densa che alla masticazione sprigiona mandarino e
arancia caramellati. Di grande persistenza, tornando ai profumi ora
regala l'albicocca, dimostrandosi un vino completo a bolla svanita.
Miele e tabacco fresco a bicchiere vuoto. 88/89pt
L.Aubry
Fils – Champagne “Le Nombre d'Or” Brut n.m.
Ch,
PN, PM, Fromenteau, PG, Enfumé, Arbanne, Petit Meslier, PB – 12%
Paglierino
rossiccio, dal perlage vorticoso, ha un esordio agrumato, speziato di
foglie esotiche, gesso, anice e metallo. Sorso che porta una
carbonica nervosa, una bollicine pungente e giovane che amplifica la
punta di amaro che nasce dalla masticazione. Al tutto si aggiunge
perfino un'ombra di vegetalità immatura. Finale dalla chiusura
ghigliottinata, dandogli tempo sboccia un leggero floreale bianco nei
profumi, rimanendo tuttavia una bottiglia a debito di serenità. 86pt
(deg. 01/2013)
Jacquesson
– Champagne Cuvée 734DT Extra Brut
54%
Ch, 20% PN, 26% PM – 12.5%
Dorato
violentemente luminoso, arricchito da leggeri riflessi ramati, mostra
profumi soffici di bacche di vaniglia, uvetta, fiori gialli freschi,
tisana alle erbe aromatiche su un sottofondo minerale di conchiglia e
talco. Bocca viva, sapida, conferma le sensazione marine di gusci
spaccati, quelle fruttate appassite e aggiunge biscotto al latte e
crema pasticcera. Masticandolo distende lungamente ricordi rocciosi e
di arancio candito. 92pt (deg. 10/2014, dosaggio 3.5g/l, 27% vini di
riserva)
Franck
Pascal – Champagne “Quinte Essence” Extra Brut 2004
60%
PN, 25% PM, 15% Ch – 12%
Paglierino
scintillante, apre con lievi ricordi mentolati, poi fumo, anice e
agrumi freschi, col tempo si focalizzerà anche il lime. Il sorso è
vaporoso, equilibrato sotto la spinta della sapidità, tuttavia
frenato nella distensione. Uno Champagne molto “freddo”
nell'impostazione, estremamente minerale, sottile nei profumi, gioca
sulla raffinatezza rinunciando in parte alla prestazione. 86/87pt
(deg. 11/2013, dosaggio 4.4g/l)
Pascal
Doquet – Champagne GC “Coeur de Terroir” Extra Brut 2004
100%
Chardonnay – 13%
Risalta
sul precedente come uno Champagne di “calore”, il nome “Coeur
de Terroir” non poteva essere più appropriato. Ma non nel colore,
che é invece un paglierino pieno, senza che sfumature dorate si sia
ancora affacciate nel calice. Il naso racconta un sorprendente agrume
rosso, una succosa arancia sanguinella, la fragranza del panettone
artigianale, la pungenza sulfurea della roccia grigia bagnata.
Accogliente anche nell'ingresso di bocca, intenso e salino, che
ritorna sull'agrume candito, lunghissimo e potente anche
nell'aromaticità. Bellissimma salinità, intrisa nel lungo finale di
ricordi di chinotto. Non si direbbe mai che é Chardonnay in purezza,
ma va più che bene lo stesso. Straordinario il rapporto con la
temperatura, che più si alza e meglio fa esprimere le note fresche.
92/93pt (deg. 07/2015, dosaggio 5 g/l, da vigneti Grand Cru a Les
Mesnil sur Oger)
Bollinger
– Champagne “La Grande Année” Brut 2004
66%
PN, 34% Ch – 12%
Paglierino
pulsante, quasi netto nella sfumatura, con appena un accenno di
tonalità superiore e un riflesso che invece é quello dell'oro
appena lucidato. Naso dalla leggera speziatura di anice, dominato
dalla nocciolosità dello Chardonnay, poi metallo caldo, cedro,
ananas maturo, frutta tropicale in macedonia. Sorso pieno, dalla
bollicina micrometrica, rotonda e appagante senza spanciare in
inutile volume. La masticazione porta un sapido e purissimo succo di
ananas, il naso focalizza un meraviglioso prato fiorito, nell'insieme
una matrice salina coerente, finale di gran classe che porta burro e
cioccolato bianco. Sarà il migliore della serata. I love Bollinger.
94pt (deg. 11/2012)
Françoise
Bedel – Champagne “Comme Autrefois” Extra Brut 2003
40%
PN, 40% PM, 20% Ch – 12%
Dorato
dalla sfumatura ramata, offre profumi coerenti di ciliegia candita,
uva passa, tisana, tabacco, brodo di carne, pesca sciroppata e
marmellata di albicocca. In bocca torna l'impressione di apparente
dolcezza e si conferma rosso dal frutto maturo anche nella
distensione aromatica, arricchito da crema, torta di mele e appena un
soffio di liquirizia. È
evidente che c'é il contributo di un'evoluzione nobile... da alcuni
sminuito, a me è piaciuto comunque tanto per quella particolare
suadenza di agrumi. Mi ha fatto pensare ad uno di quei particolari
Champagne secchi che possono dare risultati inaspettati con i dolci.
Così è stato, a fine cena, con la Torta di Tagliatelline. Open your
mind. 92pt (deg. 10/2015)
Philipponant
- “Clos de Goisses” Brut 2002
65%
PN, 35% Ch – 13%
Il
colore é dorato intenso, quasi screziato di sfumature rossicce, apre
inizialmente su ricordi confusi, ferrosi, autunnali, di foglie secche
e sigaretta. Netta discesa anche in bocca, dove comincia ad essere
evidente che ci sia qualcosa che non é andato per il verso giusto,
entra evoluto e poi mostra una caduta deciso verso toni amari. Con la
temperatura che si alza i profumi virano dapprima su legno bagnato e
pergamena, per poi finalmente rivelare un leggero tappo. Tutto
torna... n.g. (deg. 06/2011)
Raphaël
& Vincent Bereche – Champagne “Còte” GC Extra Brut 2002
100%
Chardonnay – 12%
Oro
lucente, dalla trasparenza adamatina, regala un ampio arcobaleno
composto da agrumi maturi, cenere, balsamicità da incenso, fruttato
fresco di albicocca e pesca, canditi da cannolo siciliano, erba
aromatica e un sottofondo jodato. Il sorso annuncia una carbonica
irruenta, freschezza tirata e pienezza minerale che si erge fin
troppo a protagonista. L'equilibrio fra le parti dure é il segreto
dei grandi Champagne, pur restando una bella bevuta, in questa lo
sento un pò mancante. 89/90pt (deg. 11/2013)
Dom
Pérignon – Champagne Brut Vintage 2000
Chardonnay
& Pinot Noir – 12.5%
Oro
ramato, denso e carico di materia colorante, nei profumi evoca
mineralità sulfurea, roccia scheggiata, caffè e tostatura, mentre
la parte agrumata gialla é ancora sulla via della maturazione. Bocca
dinamica, dalla giovanile freschezza e aromaticità da Mirabelle,
afferma immediatamente aristocraticità, volume, pienezza saporita
condita da sapidità conchigliosa e di erbe aromatiche. Si sente la
ricerca di magistralità nell'esecuzione e si avverte che é stata
pienamente raggiunta. Definito da alcuni compagni in discesa, per me
uno dei migliori Dom sentiti negli ultimi anni. A parte la 2002, i
millesimi successivi se li è messi tutti dietro. Il dosaggio si
avverta appena con la temperatura che si alza, lascia nel bicchiere
vuoto una nebbia di pirite e torrefazione. In
tutto e per tutto manifesta
la nobile essenza
dei Dom Perignon. Al
contrario dei 2002, nei 2000 la lunga sosta sui lieviti regala spesso
risultati inattesi.
92Pt
Cà
d'Gal – Moscato d'Asti “Vite Vecchia” 2010
100%
Moscato di Canelli – 5%
Un
gioiello dalla fredda sfumatura verdolina trasferito in un calice, in
cui una purissima salvia svela immediatamente il vitigno.
L'aromaticità é fresca di fiori d'arancio, intensamente bianca e
penetrante, muschiata e marina, con uno sfumato ricordo di ostrica e
battigia al mattino. Leggero nel gusto, si erge a protagonista un
piccolo frutto rosso maturo, insinuando una sottile sapidità che
rendendo la dolcezza un particolare sullo sfondo di un quadro dai
mille colori. Lunghezza eterna, cattura i sensi ad un livello che i
10 grandi Champagne che lo hanno preceduto, nonostante tutto, non
sono in grado di raggiungere. 91pt (vino che esce a 5 anni dalla
vendemmia).
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