E chiamali se vuoi VINI SCADUTI...
A
Correggio, insieme a quelli che ormai sono amici con cui ho condiviso
belle serate e belle degustazioni, amici dei social
Antipasto
Si
comincia con qualche bolla, tanto per predisporre i sensi, tutte
rigorosamente "blind", con Francesco che interroga e
stuzzica su possibili, e improbabili nelle risposte, territori e
vitigni.
Domaine
Huet – Vouvray Pétillant Brut 2009
Chenin Blanc in purezza.
Giallo
brillante, intenso, appena verso il dorato, un perfetto topazio per
sfumatura e parvenza di cristallo.
Bolla
piccola, con profumi non perfettamente puliti all'inizio, ma la
nebbia si alza quasi subito lasciando un'impressione quasi da uve
nere.
In
bocca ha un attacco minerale, con un finale appena dolce del
dosaggio, con aromi carboniosi e conchigliacei.
Avrei
buttato lì un Mouzac, dal Sud-Ovest, invece é Chenin Blanc in purezza.
Vini
piccolo, entry level, ma di carattere... quanto amo la Loira.
Francis
Boulard – Champagne "Les Mugiers" Extra-Brut 2007
Maggioranza di Pinot Mounier e un
30% Pinot Noir, quindi un Blanc de Noir.
Dorato,
nel bicchiere del vicino indovino un riflesso ramato, un presagio che
potevo riconoscere, un autentico "oro rosso antico".
Bolle
appena grossette, dai sentori lievitosi, di legno di vaniglia, crema
pasticcera, caramello, chiodi di garofano.
Speziato
e dolce allo stesso tempo.
In
bocca é avvolgente, aromatica di arancia candita, entra alto, cade
quasi verticale poi si stabilizza lunghissimo.
Un
nuovo termine mi si accende nella mente "acidità polverosa",
difficile da spiegare, ma l'inconscio mi dice questo.
Dosaggio
5 g/l da Extra Brut
Camillo
Donati – "La Mia Malvasia" 2012
Malvasia Aromatica di Candia in
purezza
Il
bicchiere é proprio ramato, con una velatura evidente e un bel
cappello di spuma bianca.
Ha
un profumo di erbe aromatiche, sale, ricorda quella polverina
effervescente delle vitamine al gusto d'arancia, lieviti... of
course.
E'
quasi aromatico... anzi é proprio aromatica... anzi é proprio
Malvasia.
Io
la adoro la Malvasia, qualsiasi cosa tu gli faccia, lei viene fuori e
ti sbatte in faccia i suoi profumi.
Al
gusto ha spessore, con un amaricante evidente di rabarbaro, ma chiude
in fretta, leggermente corto.
Con
Camillo faccio ancora fatica, ma mi sto impegnando.
Fine
dell'antipasto, fine del gioco... adesso si balla, iniziano i "vini
scaduti"
Casa
Vinicola Antonio Vallana – Spanna "Campi Raudi" 1955
Spanna
in purezza, se si fossero state le DOC, sarebbe stato un Gattinara,
cresciuto su terreni granitici.
E'
di uno straordinario rubino, con orlo aranciato, ma luminoso e
trasparente.
Lo
porto al naso e dico, di getto, Pinot Nero...
Sbagliando
e cogliendo nel segno allo stesso tempo, perché il Nebbiolo nelle
sue migliori espressioni ha la terrosità dei migliori Pinot Noir.
Mi
ha sconcertato una violetta freschissima, appena sbocciata.
Poi
gelatina di frutti di bosco, balsamicità di menta, cuoio elegante e
il piccante delle bacche di ginepro.
In
bocca la temperatura esalta un tannino ancora vivissimo, trasmette un
aroma ematico e agrumato di arancia tarocco.
E'
asciugante e lunghissimo, con un finale di caramello e un profumo, a
bicchiere vuoto, che ricorda la terra rossa.
Di
getto penso ad un punteggio, capiterà solo un'altra volta in questa
serata, ed é 95,
Un
vino che ha 59 anni, non gliene avrei dati più di 15 ad esagerare.
Mamma
mia, dopo di questo come faremo a salire in questa lunga serata? E
invece...
Tenuta
Ermanno Rivetti – Spanna di Vigliano "Cru Viola" Riserva
Special 1964
Anche
qui, con le Doc, sarebbe stato un Bramaterra.
Granato,
sempre di grande trasparenza, forse ancora più pallido del
precedente.
Profuma
di castagna, rabarbaro, liquirizia, humus con un filo di pepe.
Il
primo sorso trasmette un'acidità di agrumi, quasi crudo, dai tannini
ormai impalpabili.
Terrosità
e una freschezza fuori dalle righe sono le sue armi, affilatissime,
per festeggiare i suoi 50 anni.
Cavallotto
– Barolo "Bricco Boschis" 1967
Finalmente qualcosa più giovane di me, ma naturalmente non lo sappiamo.
Colore
diluito e opalescente, dai profumi medicinali, in parte tostati,
seguiti da pepe nero e foglia di the verde.
Poi
minerali... di calce, marna e polvere asciutta.
Un
terra diversa, non umida, ma pur sempre terra... vini terreni.
Balsamico
anche al gusto, seppur di nuovo freschissimo, quasi canforato lascia
la bocca asciutta, per un miracolo di tannini, ormai trasparenti.
Rinasce
nel calore che lascia in fondo alla gola, aromatizzato alla ciliegia,
da frutta sotto spirito.
A
bicchiere vuoto, é cacao netto.
Villa
Gasparini Loredan – Venegazzù "Riserva della Casa" 1971
Siamo
nel Montello, da Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e
Malbec... come essere a Bordeaux.
Rubino
pieno, un vera gemma, con un filo impalpabile color granato.
Profuma
di legno dolce, marmellata di frutta, china, con ricordi vegetali
evidenti di radice, terra bagnata e pasta di olive.
Il
peso sulla lingua di avverte, lo stacco rispetto ai precedenti é
evidente, così come la freschezza, qui misurata.
Trasmette
equilibrio, pienezza e anche una certa rusticità... o magari un DNA
di classe, ma chiaramente di diversa eleganza.
Seppur
lunghissimo, e disperatamente salmastro.
Antinori
– Tignanello 1985
Un
mostro sacro, il più giovane della serata, maggioranza Sangiovese e
20% di Cabernet Sauvignon.
Trasmette
luce, da rubino netto e pieno, con uno spessore di colore
straordinario, rispetto ai precedenti.
E'
invece sottile nei profumi, appena dolce di cioccolato, poi minerale
di intonaco umido e calce.
Il
sorso é morbido, sicuramente più salato che fresco, con una punta
salata di cappero e chiusura amaricante.
E'
stato stroncato, di sicuro messo in riga da vini di una generazione
più giovane, ma personalmente la sua mineralità saporita non é
dispiaciuta.
Azienda
Agricola Sella – Lessona di Sella 1971
Denominazione
microscopica, ancora a maggioranza Nebbiola, con un 15% di Vespolina
tipica del Nord del Piemonte.
Straordinario
rosso sangue, trasmette una vegetalità di carruba, ematico di carne
appena tagliata, acqua di pomodoro.
Un
filo imperfetto, arruffato, meno nobile di chi lo ha preceduto.
Nemmeno
al gusto é posato, decisamente scontroso, tira sui laterali di bocca
e ha un sapore ferroso.
Decisamente
grasso e appena grossolano nella sua semplicità, non ha una
profondità che stupisce.
Cosimo
Taurino – Brindisi Riserva "Patriglione" 1975
Granato
vivace e denso, tradisce un'origine a minori latitudini, ma anche la
sua nascite, da una partita di uve appassite in pianta rimasta in
cantina.
Sento,
mi vien da dire "finalmente", un accenno di evoluzione, in
questi vini che sembrano non aver sentito il tempo.
Terziario
di lacca e vernice, dolce di cioccolato e nocciole, zucchero
bruciato, liquore alle erbe e vaniglia.
Sapori
e aromi da passito, dalla complessità articolata e speziata,
ingannano con una dolcezza che é pura finzione.
Non
sarà mai il mio vino, ma in questo trionfo del Piemonte, anche la
Puglia non ha sfigurato.
Fatto
con maggioranza di Negroamaro, con appena un 10% di Malvasia Nera, quindi Tempranillo.
Tenuta
di Fiorano – Vino da Tavola 1970
Etichetta
ormai disfatta, quasi illeggibile, impossibile da estrarre dalla
pellicola che appena la tiene insieme.
Un
classico taglio Bordolese, metà e metà Cabernet Sauvignon
e Merlot, dal colore rubino, con orlo granato, e una sfumatura appena sopita.
Profuma
di polvere di carbone, fumo, cenere, pungente di chiodi di garofano,
incenso, mirto e potente di caramella balsamica alla menta.
Vulcanico
anche in bocca, sulfureo ma dalla mineralità comunque fresca e
salata.
Comunque
incredibile pensare che viene da una tenuta che sta sull'Appia Antica
alle porte di Roma
Poderi
Giacomo Conterno – Barolo Riserva Speciale "Granbussia"
1971
Chiaro
nel colore, quasi aranciato, con tanto sedimento in sospensione.
Primo
naso di radice e frutta secca, poi si apre timido sul chinotto, che
adoro in modo spassionato, per poi gettare ogni inibizione e
spostarsi su erba aromatiche salate e vibranti.
E
cambia ancora... salta su toni più giovani di ciliegia matura e
gelatina di fragola.
Divora
l'aria, la usa e estrae profumi su profumi, a sfogare gli anni
trascorsi chiudo in bottiglia.
Al
gusto é caldo e fresco allo stesso tempo, alcol stemperato da aromi
di arancia e mandarino, poi fragola e melograno.
Il
tannino é la quintessenza della perfezione, ormai in polvere,
concentra il liquido senza la minima astringeza.
La
perfezione, in un bicchiere di vino...
Per
la seconda volta penso ad un punteggio, ed é 97, mentre per
Francesco é 3 punti sopra.
Prima
annata prodotta del Granbussia, la ricetta é rimasta inalterata
nella composizione dei 3 cru: 70% Vigna
Romirasco, 15% Vigna Cicala, 15% Vigna Colonnello.
Dopo
questa bottiglia, si può anche andare a casa, con la certezza, che
qualcosa in te é cambiato.
Epilogo
Ci
sono intuizioni e rivelazioni...
L'intuizione
é quella di iscriversi ad una degustazione, nome in codice "e
chiamali se vuoi... vini scaduti"
Un
titolo inquitante, ma é a casa di Vania, dove si sta sempre bene, e
viene da un'idea di Francesco, da cui c'é sempre da imparare.
L'altra
é la rivelazione, che ti arriva bicchiere dopo bicchiere, anche se
fin dal primo il tarlo, l'idea, aveva cominciato a solleticarmi la
testa.
Uno
dopo l'altro, in esclalation, fino all'ultimo, il Granbussia 1971, in
cui il messaggio diventa nitido, inequivocabile,
"Ce
la potevamo fare"... solo 40 anni fa, ce la potevamo fare...
A
far cosa? A stare al passo della Francia, e anche a legnarne un bel
pò.
E
cosa é successo nel frattempo? Cosa abbiamo combinato per non
riuscire a fare più vini così? Cosa é cambiato?
Ho
un'unica risposta... li abbiamo imitati...
Invece
di continuare a fare come sapevamo, come andava bene per i nostri
vini, abbiamo imitato.
E
quando si copia, quando si segue, al più... si può arrivare
secondi.
Chapeau!
RispondiEliminaHo avuto recentemente esperienze con vini"scaduti",che sono state esaltanti,un Gattinare di Travaglini '65 con bottiglia ancora da 70cl fresco e bevibilissimo,un base cannonau di Sella e Mosca '69 un Henry Ramel bourgogne senza annata probabilmente anni '60 da glu glu,Barolo e Barbaresco riserva '69 di Francone.
Vini che si sono fatti bere benissimo,anche se non si avevano aspettative, visto le precedenti delusioni con due bottigli di Amarone.
Ho uno Spanna del '58 speriamo bene vista,la tua descrizione del '55.
Ciao Ivano