Michelangelo: Senso e valore della potenza espressiva - AIS Bologna (01/10/2018)
La potenza espressiva dell'arte, la potenza espressiva dei vini, la potenza espressiva del narratore... quell'attimo in cui la voce sale appena di un tono, la parole accelerano e poi all'improvviso si fermano, lo sguardo cade su ogni persona ma in realtà le attraversa per formare immagini lontane che parlano di uomini, paesaggi, forme dei tempi passati.
Viene naturale, è una cosa spontanea, succede nel momento
in cui il racconto tocca un punto cruciale, o attinge all'emozione profonda,
quando inconsciamente vuoi raggiungere davvero l'animo di chi ascolta, per
meglio arrivare a condividere intimamente l'intensità dei tuoi stessi
sentimenti.
Per un attimo è come discutere soli con una controparte
che esiste solo nella propria immaginazione, e invece hai cento persone davanti
ignare di tutto.
Serve per difendersi dall'emozione quando si parla di
cose ben più grandi di noi, a cui si vuole un bene dell'anima, a cui sentiamo
di appartenere. L'ho visto tante volte ieri sera nelle parole di Armando,
mentre in tutte le precedenti occasioni solo in un preciso momento l'avevo
notato... a Predappio, proprio quest'anno, stava raccontando con rispetto e un
filo di tristezza dell'età ormai avanzata di Lalou Leroy, “la più grande
vignaiola del mondo”.
Il vino per una volta non assoluto protagonista, ha
lasciato il ruolo d'onore a tre ore dedicate alla vita di Michelangelo, da
nemmeno adolescente ai quasi 90 anni della sua morte.
Uno scultore che a poco più di 20 anni aveva già
realizzato la “Pietà Vaticana”, quello che per un qualsiasi artista sarebbe
stato un punto di non ritorno nella sua vita è stata solo una delle tante tappe
di un percorso che lo porterà anche a dipingere la più grande raffigurazione
sacra della Cristianità.
Prima inventandosi pittore della “Cappella Sistina”, poi
a ben 25 anni di distanza il “Giudizio Universale”, spendendo dolore, lacrime e
sangue in posizioni impossibili ad altezze letali, solo, senza alcun aiuto,
opere titaniche dove si coglie che la forza delle figure sono quelle dell'uomo
che le ha create.
Un'infinità di altri episodi, di innovazioni artistiche
che verranno colto pienamente in secoli successivi. Mentre scrivo ne ricordo
ancora tantissimi, magari fra qualche giorno i ricordi cominceranno a sfumare,
anche per questo mi piace sentire fra le mani questa biro che preme sul foglio.
Materica, come l'arte del Buonarroti.
Quattro calici hanno accompagnato le parole di Armando,
in apertura, come attimi di sosta e quale saluto finale. Commentati più che
descritti, spiegati nel perché proprio loro e non altri in questa serata,
storia di luoghi e di uomini che li hanno voluti, testimoni di come la potenza
espressiva possa valere in ogni attività umana. Creazione e rivelazione, in
forma diversa...
Vini del Sud, ad evocare le forme morbide e muscolari delle
sculture del grande maestro, a fissare il contrasto fra il calore del loro
soffice abbraccio con il tocco freddo, solido, immortale della pietra scolpita.
Della dinamica dei suoi dipinti hanno invece i particolari, i mille colori, gli
infiniti dettagli per chi ha voglia di prendersi tutto il tempo necessario a
scoprirli. Almeno minuti, magari ore, soste nella vita per ricevere in cambio
la meraviglia.
E quale forza espressiva ho trovato nei vini che Armando
ha scelto per noi?
Nel 🍷 Marsala Superiore Riserva
1995 di Curatolo Arini quella della sua terra bruciata dal sole e bagnata dal
mare, un multicolore profumo di spezie orientali, nonostante questo capace di
dipingere movenze fluide e dolci, di trovare infine la serenità del profumo di
fiori appena appassiti. Una luce giallo oro che pulsa nel bicchiere e ne agita
l'anima, un tesoro dal sapore antico.
Senza alcun dubbio il racconto
del 🍷 Tenores 2014 di Alessandro
Dettori è un grido ricolto al mondo che ne proclama l'artigianalità, dipinge
allora una natura selvaggia che ha disperato bisogno di ritrovare l'aria da cui
è stato separato e infine schiudersi. In questo va atteso, ma fin da subito,
già dal primissimo sorso è immediato, generoso, diretto come gli uomini di
quella terra, lo specchio fedele del carattere di chi lo ha accompagnato in
bottiglia. Il gusto non mente mai, non può essere ingannato.
Nell'🍷 Es Riserva 2013 di Gianfranco Fino esce la forza dell'estrazione, della ricerca di un limite che tuttavia, come una cattedrale, edificata da una mano ispirata non soccomberà mai sotto il proprio peso, si slancia monumentale, senza rinunciare a grazia e proporzioni. Rimani a bocca aperta, come davanti a una cosa ritenuta impossibile... e invece è proprio lì, sotto i tuoi occhi e sta accarezzando i tuoi sensi.
Ho tenuto per ultimo il 🍷 Chianti Classico Riserva
Buondonno 2015 di Casavecchia alla Piazza, inserito anche perché cantina
appartenuta storicamente ai Buonarroti, ma soprattutto per essere
un'emblematica espressione dei chiaroscuri di Castellina. Se la solarità
dell'annata ne arrotonda le forme, i terreni e l'anima del Sangiovese si
oppongono con freschezza succosa e tannini dalla tessitura finissima. Me ne
godo un ultimo calice mentre scrivo queste semplici righe, il profumo rinnova
un incanto di terra e di spezie.
Serata speciale, per la prima
volta ha seduto al mio fianco Arianna, non certo per assaggiare i vini,
piuttosto per godersi insieme vita e opere di Michelangelo, certamente più
vicino al suo mondo che non al mio. E' nell'età in cui gli entusiasmi sono
sempre mascherati da un atteggiamento ribelle, ma quando Armando glielo ha
chiesto, ha risposto con un piccolo sorriso “è stata una serata bellissima”.
Ormai non è più la mia piccola, ma so che non è ancora capace di mentire
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