Calici di Biodiversità “La Viticoltura Eroica della Valle d'Aosta” – Podere Stuard (26/04/2018)
Podere
Stuard è una Azienda Agraria Sperimentale della prima campagna
appena fuori Parma. Una vecchia cascina ristrutturata in mezzo ai
campi con un piccolo emporio rifornito di prodotti agricoli, verdura,
cereali, farina, vino, succhi, uova... un accostamento di colori che
sarebbe piaciuto a Vermeer.
Proprio
lì è stata organizzata questa serata a tema “vini e piatti
tradizionali della Valle d'Aosta”, una regione che amo e
frequentavo fino a 3 figli fa. Tuttavia, il posto nel cuore per
profumi e sapori di quelle montagne è rimasto.
Un'idea
nata da Andrea Savelli, ragazzo Toscano trapiantato a Parma ormai da
17 anni, senza per questo aver rinunciato all'accento e allo spirito
delle sue terre d'origine. L'estate scorsa ha visitato la valle,
scegliendo da questo viaggio due cantine, i vini estremi della Cave
Mont Blanc de Morgex et La Salle, e quelli artigianali dei Fratelli
Grosjean.
Nonostante
il pubblico chiassoso e solo in minima parte interessato a quello che
aveva da raccontare, se l'è cavata con filosofia e sorriso, io avrei
sclerato ben prima vista l'indisciplina diffusa. Forse perché
conosco bene quanta tensione induca parlare di vino in pubblico,
penso che quando qualcuno ha il coraggio di lanciarsi, meriti
comunque un minimo di attenzione e, in ogni caso, rispetto.
Anche
il giovane Chef del Podere Stuard, Marco Furmenti, si è messo in
gioco cimentandosi nei piatti tradizionali Valdostani, andando a
recuperare vecchie ricette con una maniacale attenzione nella scelta
della materia prima e la riscoperta delle tecniche di preparazioni
originale. Ad ogni piatto ha abbandonato la cucina in modo da poterlo
raccontare, una piccola attenzione, sempre accompagnata
dall'espressione soddisfatta.
Per
iniziare, una selezione di 🍴 Salumi della Valle d'Aosta,
alcuni proprio inconsueti, seguiti dai 🍴 Gnocchetti alla
Valdostana, preparati secondo la tradizione contadina e non in modo
turistico, gratinati quindi il giorno seguente. Ovviamente non poteva
mancare la 🍴 Carbonade, straodinariamente leggera e dolce,
accompagnata da un sugo che induceva immediatamente al "toccio"
del pane. Così è stato...
Per
concludere il 🍴 Mecoulin, o Pandolce, de Cogne, figlio di ben
12 ore di lievitazione e guarnito con uvetta macerata nella grappa,
finita poi nell'impasto perché in cucina non si spreca nulla.
Cottura e consistenza spettacolari, dolce non dolce, in compagnia di
un Moscato d'Asti di quelli seri, avrebbe fatto sfracelli. Sono
quelle cose apparentemente semplici, ma solo nei sapori, che mi
piacciono un sacco.
Tanto
per fare un racconto diverso dal solito ho lasciato per ultimi i
vini, abbinati in sequenza ai piatti, partendo dal 🍷
"Glacier" 2014 Extra Brut da uve Prié Blanc della Cave
Mont Blanc de Morgex et La Salle. Dagli assaggi passati sono rimasto
stupito dal grande entusiasmo che circonda questo e i suoi simili,
personalmente ho sempre trovato il vitigno troppo "gracile"
per reggere la spumantizzazione col Metodo Classico.
Anche
stavolta non è andata diversamente... gli riconosco un bel naso,
croccante, dal nitido ricordo di mela, erbaceo e con vena minerale
sassosa, ma in bocca, dopo un attimo di dolcezza, viene fuori una
sensazione acerba, malica, metallica, che monopolizza le sensazioni e
limita l'estensione gustativa.
Tutt'altro
registro per 🍷 Petite Arvine "Vigne Rovettaz" 2016
dei Fratelli Grosjean, bottiglia completa in grado di unire volume ed
equilibrio. Di un bianco abbagliante nei profumi, intensi di
biancospino, mandorla, confetto, ma ruotando il bicchiere tutto
cambia, con erbe di montagna e uno splendido pompelmo rosa. Il sorso
si tinge dei colori della primavera, sbocciata in un'eleganza leggera
di fiori e mandarino, porta freschezza e serenità, mascherando
l'alcol senza colpo ferire. Proprio una bella espressione del
vitigno.
Vigna
Rovettaz, con le sue pendenza da brivido, non è solo in bianco,
sempre da lì viene il secondo vino dei Fratelli Grosjean, il 🍷
Fumin "Vigne Rovettaz" 2013, rosso strutturato in purezza.
Scuro
nel colore come nel frutto, piccolo e selvatico, un'esplosione
speziata, in parte dolce in parte piccante, con l'aria a svolgere un
giusto lavoro, arriveranno amarena e caffè. La vinosità fruttata
ritorna anche in bocca, un sorso ancestrale dove il tannino rivendica
il suo ruolo senza essere sgarbato, conserva freschezza e solo in
chiusura esce un confortante calore. Vino di indubbia vocazione
gastronomica che cerca ed offre nel piatto un necessario
completamento.
Per
il dessert un vino raro, lo 🍷 Chadelune "Vin de Glace"
2016 della Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, dalla vendemmia
tardiva notturna di uve ghiacciate. Poche volte ho assaggiato un
icewine, quindi faccio fatica a parlarne con totale cognizione.
Colore dalla sfumatura rosata, il naso ha un intenso ricordo di mallo
di noce, se all'inizio ho pensato ad un'ossidazione tutto il resto
l'ha smentita, per poi trasformasi quasi completamente minuto dopo
minuto in mela al forno, zucchero bruciato, tabacco resinoso, cannolo
siciliano.
Sorso
dolce, denso, morbido con una trama amaricante di liquirizia, nel
complesso interessante anche se non sono un appassionato del genere,
particolare nel finale affumicato con miele di castagno e, in
sottofondo, una bella freschezza che lavora per l'equilibrio.
E'
stata una bella serata, piacevole nonostante il molto rumore, leggera
e disimpegnata, sono più che contento di aver partecipato gustando
di nuovo sapori che con il tempo erano diventati solo un lontano
ricordo.
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