Verticale di Giulio Ferrari "Riserva del Fondatore" - 10/10/2016

Anton Giulio è un pazzo… perché solo ad un pazzo poteva venire in mente di mettere in piedi una verticale di Giulio Ferrari estesa nel tempo quasi 30 anni, realizzando così la più completa degustazione del primo fra i grandi spumanti Italiani.


La pazzia è affascinante e contagiosa, tanto da riuscire a coinvolgere la persona che ormai da anni è l’artefice di questa meraviglia… Ruben Laurentis, enologo della Ferrari Spumanti, che si è seduto in mezzo a Noi, anche Lui per vedere come il tempo ha trasformato le sue creature.


“Riserva del Fondatore”, Chardonnay in purezza da un unico vigneto, il favoloso cru di Maso Pianizza, geniale intuizione di Mauro Lunelli, posto in alto sulla coste in riva sinistra d’Adige, baciato dal sole fino al tramonto.

Da quei grappoli sono arrivate a Noi, di ogni annata, due magnum o due bottiglie, alcune direttamente dalle cantine Ferrari, per la gioia di 2 tavoli da 16 persone, alla “Locanda dei Cinque Cerri” di Sasso Marconi.

Il filo conduttore dei 12 millesimi è stata senza dubbio la tensione minerale, amplificata e protagonista in quelle più recenti, già più serena e integrata in una struttura di grande complessità in quelle con più anni sulle spalle, ma comunque sempre dominante.

Impressionante l’integrità delle singole annate, con alcuni tratti simili e altri così diversi, espressioni di clima, scelte e uomini di tanti anni fa, in cui il tempo ha funzionato da cassa di risonanza, le ha esaltate, fino a far emergere in ognuna un proprio carattere, distintivo, riconoscibile.

Di seguito quello che ho trascritto durante la serata, servire quelle bottiglie é stato un vero onore, cose che ad un Sommelier possono non capitare in tutta una vita.


GF2004 (magnum) – Cominciamo bene, una bottiglia che ho sentito diverse volte negli ultimi anni, addirittura in anteprima, in cantina a trento, proprio con Ruben e Maurizio Lunelli. I profumi sono ricchi, freschi di arancio, minerali di jodio e conchiglia, appena dolci di un leggerissimo miele d'acacia. Il sorso è sereno, posato, elegante, quanto portato dal naso torna pienamente negli aromi, chiude di grande finezza. Da 90pt.

GF2002 (magnum) – Lui é così, con un naso che mi é sempre piaciuto, articolato, intenso di salgemma, fragrante di spuma di mare, dalla preziosa sfumatura di erbe aromatiche, a cui seguono mandorla fresca e di nuovo la roccia bagnata. Lo riconosco anche in bocca, dove rimane a mezza via, non si distende, é corretto, ma manca nella pienezza. Finale di miele, uno dei più deboli della serata, comunque da non meno di 87pt.


GF2001 (magnum) – Anche nell'intimo chiaroscuro della sala, si fa notare per una tonalità già verso uno scintillante dorato. La mineralità è protagonista, netta di pietra grigia, poi arriva il fruttato dolce di pesca sciroppata e albicocca matura, un lieve respiro di anice, una punta di pepe. Sorso aristocratico, immediato nella frutta secca, poi miele di castagno e frutta candita che conducono ad un finale salato di nocciola e mostarda cremonese. Ha eleganza, volume e una bevibilità golosa. Piaciuto tantissimo, scrivo 93pt.

GF2000 (magnum) – Naso inizialmente sottile, marino, appena affumicato, poi ne esce un bellissimo e intrigante frutto rosso, piccolo e maturo. In bocca illude per qualche istante, poi non riesce a mantenersi. Entra potente e pieno, poi abbassa inesorabilmente i toni. Peccato, perché ha un suo carattere, unico. Più o meno 88pt.


GF1999 (magnum) – Anche solo avvicinandosi al bicchiere, la nobiltà di questa annata é subito evidente, sotto forma di soffi speziati di tabacco, zucchero di canna, cedro candito... mille rivoli da inseguire con i sensi, mutevoli e guizzanti, non rimane uguale per più di pochi secondi, ha un grandissimo fascino. Il sorso porta una bollicina vaporosa, avvolgente, foriera di una distensione aromatica profonda, di burro alla nocciola e sapidità minerale, dal gusto ferroso. Bottiglia splendida, il notes riporta 92pt.


GF1997 – Il primo naso porta un ricordo velato di mallo di noce, poi cacao, arancio candito, uvetta, ciambella al cioccolato, quasi a descrivere un'immagine che focalizza la fragranza di un panettone artigianale. In bocca conferma le tonalità dolci e candite, senza vergognarsi di un filo di evoluzione, perché la bolla è comunque finissima e la chiusura nobile di brandy e bas armagnac. Potrebbe essere uno straordinario abbinamento per un dessert dolce-salato oppure di un delicato foie gras. Certamente in discesa, ma particolare e ancora in grado di dare tanto, ho scritto 89pt.

GF1996 (sboccatura recente) – Parte timido, con una sfumatura tostata, c'é anche un'impressione di carne alla griglia, reazione di Maillard e metallo surriscaldato. Seguono respiri di tartufo nero, con una connotazione complessiva certamente terziaria. Nel sorso, su una struttura autunnale, conserva comunque freschezza e una raffinata bollicina puntiforme. In declino ma con dignità, come si conviene alla grandezza, non per nulla è un Giulio Ferrari. Trascrivo 87pt.

GF1994 (sboccatura recente) – Regala subito agrumi freschissimi, impone decisa un'integrità di sensazioni, senza tuttavia esplodere nei profumi, focalizzati principalmente nell'intorno di una granita dolce al limone con una fogliolina di menta. In bocca suona le stesse note, ancora giovane nel gusto, é saporito, minerale, dall'aromaticità riposante di fiori bianchi e camomilla. Non ha mille sfaccettature, ma é una bevuta serena. Con un pizzico di scatto in più avrebbe superato l'asticella, si ferma a 89pt.

GF1993 (sboccatura 2010) – In questo millesimo invece lo scatto c'é subito, come dice Ruben si volle “fare un vino freddo in un'annata calda”... il 1993 è l'unico GF a non aver mai svolto la malolattica. Mi sono innamorato di questa annata quando la assaggiai in cantina, nel notes ho scritto poco perché mi sono goduto pienamente il bicchiere. Mineralità e agrumi sono protagonisti nei profumi, sottili e raffinati, mentre il sorso porta fragranze di pasticceria, uvetta, canditi, miele di acacia in una distensione lunghissima sorretta da un'acidità tirata. L'ultimo respiro lascia un aroma appena di sottobosco. L'idilio continua, il mio braccino corto segna solo 93pt.

GF1992 (sboccatura recente) – Naso dal volume minerale, ricco di agrumi canditi, glassa al limone, spezie dolci, cannella, quella particolare pungenza piccante del pepe bianco. Cresce tantissimo con la temperatura, si arricchisce di ricordi terrosi, più sul legno orientale spaccato che non tartufati. Bocca che non ha ceduto di un millimetro ai suoi 24 anni, lunghissimo, ha l'esoticità del cioccolato e la freschezza dolce del cedro. Di elegante pienezza, un Giulio Ferrari esotico, leggo sui fogli 92pt.


GF1991 (magnum, sboccatura recente) – Di nuovo una bottiglia di un'integrità esemplare, quasi aromatica di succo d'uva, prugna gialla, menta, se chiudo gli occhi non riesco a non pensare di trovarmi davanti alla vivacità agrumata di un grande Sancerre. Il sorso continua sugli stessi registri, con una vibrazione dolce-salata e un equilibrio perfetto, manca appena di maggior distensione aromatica e sarebbe potuta essere la bottiglia della serata. Forse perché al gusto non ha uguagliato i profumi, mi sono fermato a 91pt.


GF1983 – C'é da piangere... perché pur avendo un tappo leggero, che mi impedisce di trovare quello che altrimenti ci sarebbe stato, in bocca é di una bellezza unica. Uno spumante completo, con il frutto giovane, e tutto quello che serve per essere grande in acidità, spessore e profondità. Anche mutilata dagli aromi, sarebbe un sorso da almeno 94pt, il difetto evidente nei profumi tuttavia impedisce un giudizio. Con la mano pesante, ho segnato d'obbligo n.g.

Posso solo dire che me li sono goduti tutti, e ribadisco che Anton Giulio è un pazzo, simpatico, ma proprio pazzo… sviluppata in autonomia una passione insana per il Lagrein, lo abbiamo già contagiato con la malattia di tutto l’Alto Adige in generale, adesso è arrivato al punto di non ritorno con il Giulio Ferrari.

Ora non resta che indirizzare il suo potente spirito organizzativo verso la Borgogna, e faremo tante altre bevute memorabili.

Di Lui aggiungo una cosa, che gli fa onore, nonostante abbia mezzi e curiosità che gli offrono la possibilità di avere alla sua tavola bottiglie che in tanti ci sogniamo anche di notte, quest’anno si è seduto per la prima volta sul banco di un primo corso AIS… la nemesi della pazzia è la saggezza, pazzo e saggio allo stesso tempo, bravo Anton !!!





E bravi anche a tutti i ragazzi della “Locanda dei Cinque Cerri”, che ci hanno accolto e accompagnato nella degustazione con una bella cena di cucina tradizionale.



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