Albinea 09/03/2016 - Cà del Bosco verticale Anna Maria Clementi e Dosage Zéro
Degustazione
difficilmente ripetibile, per tanti motivi... completezza, profondità
di annate, reperibilità delle bottiglie, organizzazione,
partecipazione in sala di Maurizio Zanella.
Bottiglie
che vengono direttamente dalla riserva storia della cantina, alcune
tenute anche più di 20 anni sui lieviti, sboccate negli ultimi mesi
e non dosate, ad esclusione dell'AMC 1979, sboccata alla volée
direttamente in sala, solo per Noi, da Guido Gandossi, figlio del
grande Antonio.
Maurizio
e Antonio, persone che hanno fatto la Franciacorta, persone che hanno
capito che non ci può essere un vino che si affermi a livello
mondiale, se dietro non c'é una denominazione con un nome forte,
altrimenti si rimane degli artisti isolati e basta.
Gli
spumanti hanno una tenuta straordinaria, quelli di Cà del Bosco si
esaltano mano a mano che passano gli anni, Dosage Zero e cuvée Anna
Maria Clementi così simili nella composizione, così diversi e
riconoscibili adesso, e lungo l'escalation del tempo.
Incisivo,
scattante, dinamico il DZ, aristocratica, potente, sfaccettata l'AMC,
ricca di una moltitudine di sensazioni e aromi, capace di lasciarti
senza fiato.
Quello
che mi ha impressionato é la base, la struttura di fondo che ho
trovato in alcuni bicchieri, coccolati lungo la serata, fino a
quando non hanno perso quasi del tutto la carbonica, per arrivare
alla materia prima, al vino che c'é sotto.
Alcuni
si sono rivelati grandissimi vini fermi, di longevità assoluta, a
testimonianza di quella Franciacorta che a cavallo degli anni 2000 ha
prodotto splendidi vini fermi, pienamente espressivi solo ora,
finalmente liberi da quell'estrazione e da quel legno, con cui erano
stati caricati.
A
parte questa riflessione personale, parlandone solo come spumanti, le
eccellenze sono state davvero tante, con ovvie differenze in sala
anche all'interno della stessa bottiglia, perché ovviamente, su
scala così lunga, il tempo non passa per tutte allo stesso modo.
Di
seguito le mie impressioni, stavolta anche qualche punteggio e in
coda, le sensazioni a termine della serata a bicchiere vuoto,
spumante x spumante.
Coup
de Coeur per Anna Maria Clementi 1989, vino “ciao” della serata
Cà
del Bosco – DZ 2006
Chardonnay
60%, Pinot Bianco 23%, Pinot Nero 17%
Di
luce giovane, giallo pieno senza alcun allungo verso il dorato, bolla
piccolissima. Cedro dolce, in perfetta maturazione, pompelmo e
limoncello, manca ancora di giusta complessità, ma ha una
raffinatezza cesellata (profumi 87pt). Sorso equilibrato, con finale
di acidità fruttosa, carbonica sfumata e nessuna traccia di
dolcezza, comunque rotondo e pieno, ma solo per un tempo che mi
lascia un filo insoddisfatto. Masticandolo emerge un aroma di frutta
secca, si avverte il calore al palato, manca ancora di lunghezza,
nessuna traccia di finale amarognolo, con un'ombra di spirito (bocca
84/85pt). Tornando al bicchiere la frutta é ora a polpa, gialla e
rossa, leggera vaniglia, quasi un'evoluzione sui 3 vitigni. Promette
bene al naso, non mantiene del tutto in bocca, nel complesso 85/86pt.
Cà
del Bosco – DZ 2001
Chardonnay
55%, Pinot Bianco 25%, Pinot Nero 20%
Ancor
più luminoso e ancor più pieno nel colore, perlage ugualmente
raffinato. Il naso ha forza di carbonica ed é netto di camomilla in
fiore, profondo di sale e mare, jodato e penetrante di tiglio, in
questo senza essere eccessivo. Poi nettarina matura e una raffinata
erba aromatica, nei profumi sarebbe da 87pt. Il sorso entra dolce,
appena solleticante, con una sottile vena di frutta secca, elegante e
dall'adeguata lunghezza che termina, ancora, con un accenno di
calore. Coerente, lineare, concreto, lascia la bocca salina. Il
bicchiere profuma ora di mela golden, dolce e matura. Conferma gli
87pt nel complesso.
DZ
1998
Chardonnay
65%, Pinot Bianco 16%, Pinot Nero 19%
Al
limite di un dorato vivace, naso un pò chiuso, di soffusi fiori
gialli, un accenno di cioccolato bianco. Bocca poco espressa, appena
aromatica di tisana alle erbe, bella la trama carbonica, c'é la
struttura delle sensazioni gustative, manca la spinta dei sapori.
Chiude sapido e marino, rimane una bottiglia incompleta, da 83/84pt
DZ
1993
Chardonnay
40%, Pinot Bianco 40%, Pinot Nero 20%
Perlage
impressionante nel volume e nella densità, quasi a dar movimento al
bicchiere, sfumato di oro antico. Profuma, intensamente, di The
Dajierlin, Mirabelle, marmellata di ribes giallo, roccia scheggiata,
sfoggia una sicura eccellenza. Sorso aristocratico, profondamente
minerale, con volume pieno, forza di agrumi e erbe di montagna,
aromaticità di caramella d'orzo e tabacco. Sorretto da una
freschezza di pari valore, atterra sopra agli 91pt. Il bicchiere si é
nel frattempo ringiovanito, con mughetto e un soffio di anice, allo
sfumare della carbonica, in bocca dimostra di essere anche un vino,
integro dopo più di 20 anni.
DZ
1989
Chardonnay
65%, Pinot Bianco 16%, Pinot Nero 19%
Un
vero topazio, per luce propria e sfumatura di oro ramato, piccole
punte di spillo al posto delle bollicine. Naso giovane e potente,
spazia dalla nettarina matura, alla macedonia di frutta tropicale, ai
fiori di campo, fino al ricordo suadente di rosa gialla. Alcuni
secondi dopo la vena minerale si manifesta in sabbia calda, salgemma,
toni fumè quasi da terreno vulcanico, condita da speziature di
torrone e burro fuso. Nei profumi valica l'asticella... Bocca posata,
quasi grassa, rocciosa, coerente nello sviluppo verso il frutto
maturo a polpa, cede appena in lunghezza, su finale di crema
pasticceria. Lo avrei messo complessivamente sotto i 90, seppur di
poco, poi l'ho assaggiato e riassaggiato, é venuto fuori il gran
vino che c'è sotto, e mi ha tolto ogni dubbio. 92pt
DZ
1983
Chardonnay
62%, Pinot Bianco 20%, Pinot Nero 18%
Quello
con la sfumatura più chiari degli ultimi 3, appena dorato, con
perlage esuberante dall'alto dei sui 26 anni. Profumi di raffinatezza
assoluta ed evidente eccellenza, elegantemente salato di nebbia da
risacca, erbe aromatiche essiccate, appena una pennellata che
impreziosisce senza essere sfacciata, ciambella fragrante, un
sussurro di miele. Carbonica che si conferma in un sorso di vigore
gassoso, fresco e giovane, in grande espressione di frutta tropicale
e ananas. Un'integrità fuori dal comune, uno spumante quasi
sfacciato in forza e mineralità. La bocca supera il naso, e il
punteggio finale é di almeno 93pt.
tutti i colori del Dosage Zéro
AMC
2001
Chardonnay
55%, Pinot Bianco 25%, Pinot Nero 20%
Giallo
intenso, rispetto al DZ si nota subito una maggior densità di
colore, ma il perlage é comunque finissimo. Naso di fragrante
elegante di fiori bianchi, candito di vaniglia, cioccolato e burro.
Freschissimo anche il primo sorso, ancora un filo ancora scomposto,
chiude con lunghezza corretta in un dualismo antagonista fra dolcezza
ed espressione agrumata. Lascia la bocca salata e quasi vinosa,
testimone di una ricchezza di materia, che gli garantisce un sicuro
bel divenire. Per ora a 87pt.
AMC
1999
Chardonnay
60%, Pinot Bianco 20%, Pinot Nero 20%
Carico nel colore, dalla sfumatura che si colloca al limite del
dorato, e ormai senza quasi sorpresa, la bollicina é di nuovo
minutissima. L'esordio dei profumi parte da toni di mineralità
sulfurea, burro fuso, cioccolato bianco e mandorle, di nuovo come un
suo fratello in una degustazione passata passata, mi fotografa nella
mente una grande annata del Vouvray di Chidaine. La somiglianza con
lo Chenin, nelle sue espressioni migliori, continua nei soffi dolci
di miele, nel ricordo di conchiglia, rinfrescati da una nitida frutta
esotica. Bocca intensa, articolata, salmastra e minerale, chiude
lunghissimo con aromi nocciolati di frutta secca dolce-salata.
Capolavoro da 92pt. A bicchiere vuoto profuma, incantevolmente, di
muschio, licheni e alga marina.
AMC
1995
Chardonnay
55%, Pinot Bianco 25%, Pinot Nero 20%
Oro chiaro, perlage non così evidente, ha naso di frutta gialla,
ananas e melone, con una vena di roccia bagnata e metallo caldo.
Bocca vinosa, esaltata, fresco-sapida con gusto di mela e pera,
complice la carbonica sfumata il tessuto da grande vino fermo emerge
quasi subito. Una bocca Borgognona, meravigliosa nei ricordi tostati
e di brezza marina, con finale floreale elegante di camomilla. 90pt
per l'espressione complessiva, davvero intrigante.
AMC
1989
Chardonnay
35%, Pinot Bianco 35%, Pinot Nero 30%
Lo choc comincia già dal colore, che non arriva quasi al dorato.
Profumi che giocano subito su note ferrose, di pietra focaia, al
limite dell'idrocarburo, poi fungo e legna secca, crema catalana e
croccante alla nocciola. In bocca la spinta carbonica é ben viva,
spumante potente e pieno, caldo, appena fuori equilibrio teso verso
le sensazioni giovani. Lunghissimo e completo, un volume che tutti
quelli che l'hanno preceduto non sono riusciti a raggiungere. Merita
un imperioso 94pt. Ripreso dopo qualche minuto, profuma di ostrica e
ha sapore di un grande Chablis, vino “ciao!” della serata.
Capisco solo ora, guardando la scheda tecnica, perché mi abbia
così conquistato... é diverso da tutti i precedenti, sia nella
composizione dei 3 vitigni, quasi paritetica, ma sopratutto
nell'acidità, che arriva ad un 8.6 quasi impensabile per un
Franciacorta.
AMC
1985
Chardonnay
35%, Pinot Bianco 35%, Pinot Nero 30%
Oro antico, come se brillasse di luce propria, mossa da un perlage
irriverente e ostinato. Naso polveroso, mi riporta al primo DZ che ci
hanno versato ormai quasi 2 ore fa, cedro e pietra bianca, soffuso e
delicato, vengono fuori anche ricordi di frutta rossa. Bocca
irruente, quasi sgarbata, dalla vena appena succinica, poi
intensamente caldo e dagli aromi di pan di spagna. Non lunghissimo,
manca di completezza per contrastare una carbonica davvero sopra alle
righe, rimane una grande sapidità. Di stima, come é giusto, ho
segnato 87pt, poi a bicchiere vuoto dimostrerà una ammirevole
tenuta.
AMC
1979
Chardonnay
70%, Pinot Bianco 20%, Pinot Nero 10%
Bottiglie sui lieviti con tappo a fungo, sboccate per noi
direttamente in sala da Guido Gandossi. Quella che verrà servita a
me, in forma davvero strepitosa, a cominciare dal colore,
meravigliosamente giovane, appena dorato, pieno e dal perlage
intenso. Naso delicatissimo, fresco e tenero, che varia alla velocità
della luce, dopo aver riabbracciato l'ossigeno da cui per 26 anni é
rimasto separato. Appena versato é di un floreale bianchissimo,
abbacinante, mentre scrivo questi appunti é già cambiato, diventato
più giallo, di pesca matura e macchia mediterranea, sole e vento che
soffia dal mare. Guadagna infine una matrice ferrosa, per proseguire
la sua evoluzione fino alla crema al limone. Il sorso é tostato,
forte di carbonica, fragrante di lieviti con mallo di noce, fungo
essiccato, bastone di liquirizia, in allungo soave di The verde. Il
naso, nel frattempo, é andato sul liquore di Mirabelle. 93pt e...
sti cavoli che bottiglia.
A degustazione finita, mentre aspettavo che le persone cominciassero
ad uscire per andare a salutare gli amici, ho riportato al naso i
bicchieri, alcuni ormai vuoti, gli altri con pochissimo vino, ormai
senza carbonica. Di getto, ho scritto il primo profumo che ho
sentito, portandoli al naso...
DZ 2006, floreale
DZ 2001, sale e mare
DZ 1998, fumo
DZ 1993, appena conchiglia
DZ 1989, intensa tisana aromatica
DZ 1983, delicata nebbia marina
AMC 2001, fiori gialli
AMC 1999, crema
AMC 1995, sigaro e frutta
AMC 1989, puro tabacco biondo
AMC 1985, salgemma e frutta in grande riscossa
AMC 1979, bellissimo anice stellato
qualche foto, rubata qua e là, non tutte mie...
come si vede, tutte sboccature recenti
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