Attraversando Bordeaux – (Onav Milano 27/12/2018)


Bordeaux ha il fascino delle cose che non ho ancora capito. Colpa mia, ovviamente, l'ho volutamente trascurato anche per quella dimensione che viaggia in polarizzazione opposta rispetto alle mode degli ultimi anni.


Non è il vino dei piccoli, anzi, strappa prezzi con almeno due zeri su numeri da produzione in scala industriale. Il tanto estremizzato “terroir” passa in secondo piano, accomodandosi dietro al “savoir-faire” aziendale, manca, e aggiungerei finalmente, quella ricerca ossessiva della vena stratificata di questo o di quello che è bello sfoggiare, senza in realtà sapere effettivamente il perché.

Ebbene sì, l'ho snobbato, nascondendomi dietro a ipotetici stereotipi di gusto affibbiati partendo da pallide imitazioni realizzate in bel altre zone, colpevolmente sapendo per altri mille esempi che spesso mi piace citare, che là dove è nato il vitigno le espressioni sono sempre diverse e nobili.

É anche vero che mi mancano i punti di riferimento... ok, fino al Cabernet di qua e Merlot di là ormai l'ho anche imparato, potrei persino recitare la teoria del perché, ma lì mi fermo. Mosso da un latente senso di colpa ogni tanto provo a rimediare, all'inizio in un certo senso sperando di confermare i miei pregiudizi e chiuderla lì. E invece no... non sta andando proprio così!

Merito è anche di Giò, che sul mondo Bordeaux l'ha vista lunga almeno 30 volte 😉 più di me già in tempi non sospetti, trascinandomi infine nella sua passione per questo angolo anglosassone di Francia. Poterli degustare con lei al mio fianco, sentire l'entusiasmo delle sue parole, è un plus che non lascia indifferenti. A questo si è aggiunto Christian Roger come conduttore della serata, capace di trasferire la sua esperienza internazionale su aspetti e valori come nessun libro di testo potrà mai fare.

Una degustazione che ha toccato le zone principali della regione attraverso i “second vin” di grandi château. Già qui impariamo la prima cosa... il “second vin” non è uno scarto del “grand vin”, nasce diverso fin dall'inizio, ma viene a lui riservata la stessa cura dedicata al fratello maggiore. Sovente frutto delle vigne più giovani, altre volte una proprietà aziendale a cui viene data la meritata dignità creando per lei un marchio a se stante.

Stessa annata, la grandissima 2015, l'occasione di avere in calici dal prezzo non ancora alle stelle maestria e dedizioni affinate nei secoli. Aspetto emerso all'assaggio senza incertezze, nessuna sbavatura, le presunte caricature varietali relegate in ben altri luoghi, sorsi ricchi e potenti per l'annata solare, rifinitura e in alcuni casi persino leggiadra eleganza. Da innamorarsi perdutamente...


Scegliere un preferito è un piacere assolutamente lecito, nel mio caso il cuore é andato verso il 🍷 Clos du Marquis, second vin dello Château Léoville-Las-Cases, 2ème cru classé di Saint-Julien, a maggioranza Cabernet Sauvignon. É il più storico “second vin” che esista, circondato da vigneti di aziende classificate troisième e persino deuxième grand cru classé.

All'inizio riottoso, chiuso su ricordi tostati, fumé e di acqua di rose, per poi concedersi lentamente anche in cioccolato e mirtillo. In bocca tuttavia fin da subito espressivo, appagante, vitale, più sottile di altri, ma nitido in aromi aranciati e tattilità gessosa, la maggior leggerezza lo distende in dolcezza, schiarendone quasi in giallo la saporosità. Dannatamente buono!

Di fianco gli metterei, anche se con grandi dubbi e mille possibili ripensamenti, quello che potrebbe essere stato il sorso più completo e articolato della serata, un vero emblema dell'idea nobile di Bordeaux, rappresentata dal 🍷 La Chapelle de La Mission Haut-Brion, second vin di Château La Mission Haut-Brion, grand cru classé di Graves. Nome che incute rispetto, persino ad un ignorante filo-Borgognone come me...

É una sensazione di cioccolato in polvere la prima ad emergere da una finezza sottile, che ti fa venire una gran voglia di cercare, di concentrare l'attenzione, e allora si distingue un accenno di confettura di ciliegia, le spezie dai rimandi orientali, un'impressione di calcare e polvere di roccia.

All'assaggio cambia completamente registro puntando su un insieme suadente, un frutto piccolo, dolce e perfetto, che non si azzarda nemmeno per un istante a sconfinare nell'eccessiva maturazione. Nel sottofondo la freschezza lavora, sostiene il gusto creando una texture magnifica dove tutto è lieve ma irrazionalmente deciso e profondo, a questo punto fors'anche magico.

Primo amore incontrato lungo il percorso della serata, superato seppure di poco dai due precedenti, l'eleganza di Margaux rappresentata dal 🍷 Blason d’Issan, second vin dello Château d’Issan 3ème cru classé del Médoc.

Scuro nel colore e austero nell'approccio così salmastro, una raccolta di piccole bacche, di more turgide e scure, la sensazione dolce-amara della caramella di liquirizia, ricordi di sottobosco asciutto e soffi mentolati. Un sorso raffinato che rende merito al blasone del terroir di origine, saporito di ciliegia sotto spirito e piccante di sale, maturità sposata a un tannino che impone la sua presenza senza voler essere prepotente, il finale è un soffio di cacao e latte.

Particolare l'espressione fruttata della 🍷 Dame de Montrose, second vin dello Château Montrose, 2ème cru classé di Saint-Estèphe. Magistralmente fusa a note balsamiche che l'addolciscono, spostandola cromaticamente verso pesca gialla e albicocca tuttavia non in modo definitivo, perché alla fine anche la terra rossa vuole il suo attimo da protagonista. In bocca si afferma deciso, con una certa durezza che poi si assottiglia, certamente saporito ma forse ancora incompiuto, appena acerbo nel piccolo frutto. Bella la tenuta all'ossigeno a tutto beneficio della raffinatezza d'insieme.

Tenendo fede al suo nome, l'assaggio di maggior intensità della serata l'ha offerto il 🍷 Le Dragon de Quintus di Saint-Emilion, giustamente a prevalenza Merlot. Il Domaine Clarence Dillon, già in possesso di Château Haut-Brion e Château La Mission Haut-Brion, ha acquistato anche questi vigneti riunendo due proprietà, per poi dargli una propria dignità con un nuovo marchio, appunto lo Château Quintus.

Colore e densità ne caratterizzano l'aspetto, avvicinato al naso è subito cenere, cioccolato fondente, frutto croccante e appena selvatico, nettamente marasca, persino mirto, non si nega una pennellata di alloro. Sapori che si ritrovano anche nel sorso, in sale e tannino ben cesellato, magari non lunghissimo, ma nobile e rifinito nella chiusura.

Unica eccezione come millesimo 2013 il 🍷 By Clinet di Pomerol, figlio di un progetto di valorizzazione del territorio del leggendario Château Clinet. Nonostante la maggiore età il frutto è più fresco, decisamente rosso di lampone e blu di fiori, il cioccolato più dolce, così come l'idea di caramella zuccherosa alla fragola, ricordi d'infanzia ormai indelebili. Snello e di minor pressione anche all'assaggio, un'inattesa gioventù lo allunga in una dissetante sensazione di acqua salata e ferruginosa, magnificamente teso come un violino.

Senza ragioni particolari cito per ultimo la 🍷 Réserve de la Comtesse, second vin dello Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande, prestigioso 2ème cru classé del Pauillac. Profumi affascinanti d'incenso, cenere, tantissimo pepe, caffè, freschezza di bacche rosse e pomodori secchi, sensazioni pungenti di spezie. Il sorso forse è meno articolato, tende a diluirsi appena ma si aggrappa tenacemente al palato schiudendosi in un magnifico aroma di rosa. Meno pieno, ma di pari eleganza a tanti altri assaggi.


Serata magnifica, una bellissima idea di ONAV Milano e del presidente Intini, avrei continuato ad ascoltare Roger per ore, godendomi la compagnia di Giovanna e Alberto, ringrazio tutti loro e i ragazzi del servizio. Segue la lista dei vini, nell'ordine in cui sono stati proposti.

🍷 Le Dragon de Quintus 2015 (Château Quintus, Saint-Emilion)

🍷 By Clinet 2013 (Château Clinet, Pomerol)

🍷 Blason d’Issan (Château d’Issan, Margaux, 3ème cru classé)

🍷 Réserve de la Comtesse (Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande, Pauillac, 2ème cru classé)

🍷 Clos du Marquis (Château Léoville-Las-Cases, Saint-Julien, 2ème cru classé)

🍷 Dame de Montrose (Château Montrose, Saint-Estèphe, 2ème cru classé)

🍷 La chapelle de La Mission Haut-Brion (Château La Mission Haut-Brion, Pessac-Léognan, grand cru classé de Graves)




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