Per certi versi... - i vini del mio Capodanno 2017
Da
diversi anni non trascorrevo il Capodanno a casa con la mia famiglia
e basta. Nel passato, quando siamo stati ospiti a casa di amici, ho
sempre portato io le bottiglie, ed essere un bel gruppo dava la
possibilità di aprirne parecchie.
Anche
se solo per me e Cristina, i miei figli ancora non bevono, ne ho
scelte ugualmente quattro, magari per sentirne un bicchiere e basta,
con l'idea di finirle poi nei primi giorni seguenti. I vini buoni non
hanno paura dell'ossigeno... e della mie bottiglie mi fido.
La
Cuvée Thierry Ruffin la conservavo da un po', ero proprio curioso,
il “Blanc” di Patrick lo avevo sentito in estate da Lui, volevo
vederne l'evoluzione, il Santa Maddalena di Pfannenstielhof lo amo
intensamente, ne avevo tantissima voglia. Infine l'Asti di Cà d'Gal,
acquistato appositamente per il brindisi di mezzanotte.
Ad
accompagnarli rotolini di pasta ripieni di prosciutto cotto,
formaggio e funghi, straccetti di carne con parmigiano e rosmarino,
patate fritte finalmente alla perfezione, come dessert una torta
farcita con crema e fragole.
Per
i vini, é andata così...
Champagne Yves Ruffin - Cuvée
Thierry Ruffin Extra Brut n.m.
80%
Chardonnay, 20% Pinot Noir
Una
bottiglia speciale, dedicata dalla giovane Sylvie al marito
scomparso.
Che
sia diversa lo si capisce immediatamente dai profumi, dove gli agrumi
freschi che di solito dominano, sono invece canditi e in scorza.
Preferiscono accomodarsi in seconda fila lasciando andare avanti la
frutta secca, il caffè, la liquirizia, una fragranza da croissant
all'albicocca.
Nel
sorso é deciso, dal consueto impatto tattile esaltato dalla
carbonica ancora molto vivace, particolare invece la dolcezza da
frutto rosso, il ricordo importante tostato e di spezie... ma l'anima
è comunque riconoscibile.
Il
giorno successivo, con la pungenza diventata sottile, ne emerge la
lunghezza salina, masticandolo si sprigiona una freschezza ancora
giovane, dimostra pienamente una grandezza che voleva mantenersi
nascosta.
Uno
Champagne che andrà avanti ancora tantissimo, che guadagnerà in
bottiglia come tutta la piccola produzione di Sylvie Ruffin, donna
dai modi squisiti.
Il
retro-etichetta indica che si tratta di una vendemmia 2006, ma il
millesimo non viene rivendicato.
Dornach – Vigneti delle Dolomiti
Igt Pinot Bianco "Blanc" 2015
100%
Weissburgunder – 12%
Avevo
sentito il "Blanc" e il "Rouge" in agosto e del
Blauburgunder mi ero innamorato fin da subito, per quel carattere da
monello. Il "Blanc" a confronto sembrava il cugino
introverso, un po' restio a svelarsi, dai sentori dolci e posati in
bocca, per questo ho deciso di aspettarlo...
Comincia
ad uscire dal guscio adesso, rimane un sorso sereno,
salino, dal sapore di mela
Golden e una
morbidezza
sfumatamente dolce, ma il
naso é proprio Weissburgunder... pesca,
cedro, roccia, sensazioni
muschiate, il profumo dei
bianchi di Patrick.
Da
bersi da ora, fino all'uscita del suo successore 2016.
Pfannenstielhof – AA Santa
Maddalena Classico 2015
95%
Schiava, 5% Lagrein – 14%
Dopo
averlo avvicinato al naso, dopo averlo sentito, mi é venuto
spontaneo pensare "per certi versi, non c'è Borgogna che
tenga...".
Un
capolavoro in bottiglia, perché quando il profilo aromatico é
semplice, se provi a forzarlo non perdona nulla.
Gli
si avvicinano alcuni Village della Cote d'Or ricamati da mano fatate,
ma alla fine si avverte comunque che qualcosa è stato sottratto alla
nobiltà del Pinot Noir, per arrivare ad una raffinatezza così
sottile.
Nel
calice offre agli occhi il colore più bello del mondo, i profumi
sono flash in successione di ciliegia, pasta di mandorle, rosa rossa,
con appena una sfumatura speziata. Il sorso regala freschezza,
piccolo frutto, salinità e una trasparenza di tannino.
La
Schiava é così, nulla di più, nulla di meno, tirata al massimo
nella raffinatezza dall'interpretazione più pura che conosca, quella
di Johannes Pfeifer.
Bottiglia
outstanding.
Cà d'Gal – Asti Docg
100%
Moscato di Canelli – 7%
Conoscevo
già bene il Moscato d'Asti di Cà d'Gal, per il brindisi di
Capodanno a fine cena, che ormai da anni é rigorosamente una
bollicina dolce, ho voluto provare il loro spumante.
Un'altra
bellissima bottiglia, profumata di muschio, salva, uva fresca e
dolce, marmellata di ribes. Al sorso propone una timida dolcezza che
riposa i sensi dopo l'abbondante cenone, un'acidità conservata con
cura maniacale a rinfrancare la bocca, una grazia aromatica mai
sfacciata, il finale di zucchero di canna.
Tuttavia,
i gusti personali mi riconducono senza esitazione al “Lumine” o
al “Sant'Ilario”, perché se la maggior carbonica mette festa nel
bicchiere mi pare, tuttavia, che diminuisca appena la definizione dei
profumi.
Quel
filo in più di alcol a scapito della dolcezza, la maggior pressione
di bollicina, lo rendono più neutro negli aromi, più facile da
bere, ma gli sottraggono parte della suadenza del principale sapore
infantile.
Si
tratta comunque, ed giusto ripeterlo visto il livello di
raffinatezza, di una pura questione di preferenza.
In
retro-etichetta si legge "spumantizzazione settembre 2016".
Commenti
Posta un commento