Borc Dodòn - Venezia Giulia Igt Refosco dal Peduncolo Rosso 1999


🍇 100% Refosco dal Peduncolo Rosso - 14%


Capita che ci si avvicini ad un vino tramite un amico, quelli di Denis Montanar li ho conosciuti a Castellaro, da Dario.

Con i bianchi ci siamo piaciuti fin da subito, con il Rosè abbiamo battagliato un po', ma alla fine un'intesa l'abbiamo trovata.

Poi, a distanza di mesi, in una serata "formaggi" a casa di Michele, mi trovo davanti un Refosco “Borc Dodòn” 1999 !!! Vederlo sulla sua tavola é stato come scoprire il progetto di un Boing 737 in una tomba etrusca.

In mezzo ad altre bottiglie, alcune ben più titolate, ho desiderato subito e fortemente di poterlo aprire... se non fosse stato il vino di Dario, di sicuro non mi sarei fissato su un Refosco di ben 17 anni.

Fin dal colore ricaccia in gola i miei sciocchi dubbi, perché é un rosso sangue pulsante con quella che sembra ancora una sfumatura porpora... bellissimo, ma é stato un attimo, quella tonalità non la ritroverò più nei giorni successivi.

Nei profumi invece ha un attimo di indecisione, non è nitido, violentemente esposto all'aria in un millennio diverso da quello che lo aveva visto come semplici grappoli. Tuttavia in bocca lo si sente vivo, nervoso, con tanto da raccontare.

La serata va avanti, altri vini, assaggi, cibo, tante chiacchiere... al momento di andare chiedo il permesso di portarlo con me, curioso di sentirne l'evoluzione a contatto con l'aria. E di questa piccola attenzione, ne sarò poi pienamente ripagato...

Già dalla sera seguente il naso non ha più alcuna traccia dell'iniziale incertezza, focalizza nitido un frutto polposo, freschissimo, di altrettanta intensità fortemente speziato. Arancia rossa e cannella giocano ad esaltarsi reciprocamente, suonano note sulla stessa ottava, dal ritmo giovane, allegro.

Si unisce a loro una parte di tabacco dolce, terrosità rossa, ricca di humus, la sfumatura erbacea di pomodoro é gentile, il garofano ben definito, la fragola succosa e matura.

Il primo sorso é di pura intensità salina, poi il frutto si pone in prima linea, il tannino é talmente smussato che se ne sente l'effetto solo sul finale di bocca, che rimane magnificamente asciutta. Manca appena di distensione aromatica, ma ha un'eleganza evidente, straordinariamente integra dopo così tanti anni.

Finisco la bottiglia con calma, me ne godo un bicchiere ogni sera, mi accompagna quasi tutta la settimana.

L'ultimo me lo provo fresco e vi scopro un frutto più piccolo, più dolce, più maturo, prugna sciroppata, terra, corteccia, la cannella ridotta ad un soffio, l'arancio ora sotto forma di scorza essiccata. La cosa più bella rimane come lascia la bocca, pulita e asciutta, con ancora un'acidità sferzante.


Lo metto nella mia collezione di bottiglie vuote, quello delle bevute memorabili in terra eremitica, vicino a suoi pari, fra lo Skeveldra di Riffault e lo Chardonnay di Tissot, si troverà a suo agio...





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