La Biancara – Garganega del Veneto IGT "La Sassaia" 2010


Garganega 95% - Trebbiano 5% - 12.5%

La retro-etichetta riporta "vino non filtrato".

Quando ho estratto la bottiglia stesa dalla cantinetta ho notato il notevole deposito lungo il vetro, ben maggiore di quanto non mi aspettassi.

Filtrare o non filtrare é una scelta del produttore, per ottenere una ben precisa impressione di gusto e come tale, a mio parere, deve essere rispettata.

Non ci ho quindi pensato più di un attimo, ho rigirato la bottiglia alcune volte fino a riportare il sedimento in sospensione.

Sentire nel vino anche il sapore dei lieviti, non mi dispiace per nulla, anzi...

Dopo questa manovra, il risultato nel bicchiere non poteva che essere un bel esempio di vino "velato", definirlo, come da manuale del perfetto degustatore, "abbastanza limpido" sarebbe stata un'offesa all'evidenza.

In queste condizioni diventa difficile stabilire il colore, ma l'aspetto é quello di un vino giovane, senza traccia di evoluzione o di ossidazione.

Una sorta di bianco-paglierino con, forse, anche una sfumatura appena verdolina.

Versato nel bicchiere, si può notare anche una leggera traccia di effervescenza, sempre in sintonia con il suo essere un vino "non-filtrato".

Le famiglie di profumi sono, in ordine di importanza, frutti, e sono tanti e ben nitidi, fiori e spezie.

Frutta gialla matura, e potrei aggiungere "di stagione", visto che si sente un'albicocca ben evidente, la pesca gialla e il melone.

C'é anche un ricordo tropicale, di ananas ben maturo, mango e tanti altri in macedonia.

Fiori gialli, piacevoli e dolci, con una speziatura anch'essa dolce di cioccolato bianco, burro e vaniglia.

Mi para anche di avvertire un leggero ricordo di smalto.

I tanti richiami a sensazioni dolci non sono comunque stucchevoli, e l'alta percentuale di volatile dichiarata in etichetta non si sente nemmeno.

Mentre si avverte in bocca, ma in modo positivo, sotto forma di un incremento della sensazione complessiva di freschezza, appena appena acidula.

Non sono stupito, parlando con un amico enologo, mi ha detto che esiste un vero e proprio studio per cercare di arrivare a controllare la volatile presente nei vini, perché in piccole dosi può avere un effetto piacevole sul gusto.

Tornando al Sassaia il sorso é "pieno", quasi "da masticare", saporito di "frutta", quindi ben coerente con i suoi profumi.

Grande sapidità, il terreno su cui sono coltivate le vigne, danno un gusto che ricorda la roccia, la pietra focaia.

Finale lunghissimo, appena amarognolo di sali ma piacevole, con la bocca che rimane intatta per decine di secondi.

Una gran bottiglia, acquistata per una cifra onestissima ben sotto ai 10 Euro in occasione di "Gusto Nudo", con tanto di buono sconto compreso nel biglietto di ingresso.

Visto che anche in questo caso sento che il mio giudizio é legato almeno in parte alla mio gusto personale per queste tipologie di vini, mi fermo a 86 punti.

L'altra bottiglia, mi piacerebbe aprirla e metterla a confronto con un certo Roja Bianco di Lopéz de Heredia... trovando la compagnia giusta.

Non so perché, ma mi viene da pensare che i 2 vini possano avere una certa affinità.

Poi mi sbaglierò, ma vale la pena provare...


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