Gramona – Cava Gran Riserva "III Lustro" Brut Nature 2004


70% Xarel·lo, 30% Macabeo - 12%

Ha una sfumatura di colore veramente luminosa e nei riflessi, quasi metallici, non c'é alcuna tendenza a toni caldi nonostante gli 8 anni dalla vendemmia.

La finezza del perlage non ha nulla da invidiare a quella che troviamo nei migliori spumanti di altre parti del mondo.

Unico appunto, a cui in altre situazioni non avrei probabilmente fatto caso, le catenelle di bollicine risultano un pò confuse, ma potrebbe anche essere colpa della flûte.

Quando si tratta di metodo classico, sarà anche un errore tecnico, non uso il calice da degustazione.

Questa Gran Riserva é uno dei primi Cava che abbia mai degustato e quindi gli dedico un'attenzione speciale.

Nei profumi é evidente che non ci si trova davanti ad uno spumante elaborato a partire dai vitigni che si usano nello Champagne, nel Trento Doc o nella Franciacorta.

Appena versato, quando l'anidride carbonica spinge le molecole aromatiche con più forza, sembra di avere infilato il naso in un cespuglio di rosmarino e mirto.

Sono profumi che ricordano il salato, il mare, il caldo, l'agosto.

In altre degustazioni ho già avuto la sensazione di poter chiudere gli occhi e trovarmi in una spiaggia, ma mai fino a questo punto.

Un pò defilato, ma sempre ben evidenti, il ricordo di crosta di pane e un bellissimo floreale di lavanda.

Quando la CO2 si é un pò calmata, riesco a riconoscere anche qualche profumo più dolce, che mi fà pensare alla frutta tropicale ben matura, che potrebbe essere il melone, ma anche qualcosa di pungente, come la papaya.

Infine, uno strano mix fra le spezie e il mondo minerale che, non so come, riesco ad associare solo agli idrocarburi.

Più ci penso e più questa legame mi pare meno campato in aria, più vero.

Al gusto é senza compromessi, con una coerenza disarmante, e ancora una volta ritrovo gli intensi aromi vegetali e minerali.

Quello che il naso aveva promesso, la bocca mantiene: é diretto e tagliente, vibrante e sapido, al limite del salato.

Unica concessione agli anni che ha sulle spalle, la cremosità dell'anidride carbonica dovuta ai tanti anni in bottiglia sui lieviti.

Per il resto, ha solo caratteristiche di gioventù.

La ricchezza di sali minerali, si avverte anche nel finale con una leggera sfumatura amarognola.

É solo un "appena appena", giusto quello che serve per arricchire, senza essere invadente.

La cura dedicata al prodotto é evidente, così come la volontà di affermare un proprio concetto di metodo classico, senza assecondare mode che potrebbero accontentare consumatori meno esigenti.

Penso si tratti della terza bottiglia di Cava degustata nella mia vita e, con questa, mi trovo perfettamente in sintonia sull'impostazione del gusto.

Sul gusto stesso, invece, mi sento ancora un attimo distante.

A livello personale trovo che gli aromi vegetali o di idrocarburi, in un metodo classico, ne limitino, in parte, la finezza.

Mi rendo comunque conto di essere solo all'inizio di un lungo percorso, perché le differenze vanno prima capite e poi, eventualmente, amate.

Ricordo le prime esperienze con lo Champagne e quindi guardo con fiducia alle future degustazioni.

Per ora mi fermo a 87 punti, in parte anche di affetto, che in ogni caso non sono proprio pochi.

Bottiglia dal prezzo incognito (sicuramente non basso), regalo di una cara amica, di cui temo fin da ora i commenti a queste righe.

Infine una confessione: ho verificato in altre degustazioni, cercate sulla rete, le impressioni di profumi e di gusto di altri così come le descrizioni riportate sul sito di Gramona.

Si legge di aromi di crema pasticcera, di caffé, di cioccolato bianco... e altro.

Descrizioni che farebbero pensare ad un prodotto evoluto, terziario.

Io, invece, l'ho trovato invece clamorosamente giovane.

Evidentemente non ho capito nulla, ma alla fine ho scritto quello che ho sentito, tale e quale.

Sarò anche ignorante, ma almeno sono coerente...

Mah...



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