🍾 Champagne dell'Aube alla Zecca

L’Aube è la Champagne in chiaroscuro, lontana dai riflettori che illuminano grandi maison, sedi prestigiosi, nomi importanti che albergano in qualsiasi carta dei vini. Secoli di sudditanza, economica ma anche psicologica, allontanati all'inizio del 900 e poi di nuovo ammessi, dopo aver lottato per avere come legge un dato di fatto.


Quasi 100km da Reims e tutt’altro suolo, posizione ed identità ben più vicine alla Borgogna, per i terreni, le consuetudini, l’agricoltura ugualmente al centro della vita dell’uomo, la vite non come monocultura. Una storia propria ancora da affermare, dopo generazioni vissute come serbatoio di maturità per le esigenze delle cuvée del Nord.

Suoli che avrebbero imposto lo chardonnay come protagonista hanno invece trovato il loro destino nel pinot noir. Ciò che fino al secolo scorso poteva essere a tutti gli effetti una forzatura della vocazione si è trasformata, per gli effetti dal riscaldamento globale, in una felice intuizione.

La latitudine, un clima più mite regolato dalla piattaforma continentale, ma anche la mancanza di un condizionamento dal proprio passato, ha spinto, in anni recenti, le persone verso lo sviluppo di una viticoltura più sostenibile. La possibilità di portare avanti un’agricoltura meno obbligata da protocolli ha così fatto emergere le tante sfumature di cui il pinot noir è capace.

Una versatilità che abbiamo assaggiato in 6 diverse interpretazioni da vitigno in purezza, durante la serata raccontata da Vania, ospiti di Marco, nella sua La Zecca, prezioso “luogo del vino”, e non solo, a Correggio.

Come matrice comune un frutto dolce, agrumato, la maggior densità che tuttavia mai è apparsa ingombrante, il respiro marino, quasi iodato, qualche screziatura appena verde nelle versioni più tese, un approccio ai sensi comunque gentile, a maggior ragione nella carbonica, finale senza incertezze.

Appena fuori da questo tracciato, può emergere lo stile e la visione dell’uomo, come la golosità e la polpa del 𝐵𝑟𝑢𝑡 𝑇𝑟𝑎𝑑𝑖𝑡𝑖𝑜𝑛 di 𝐄𝐫𝐢𝐜𝐤 𝐒𝐜𝐡𝐫𝐞𝐢𝐛𝐞𝐫, la vibrazione più acuta del 𝑅𝑒́𝑠𝑜𝑛𝑎𝑛𝑐𝑒 𝐸𝑥𝑡𝑟𝑎 𝐵𝑟𝑢𝑡 di 𝐃𝐨𝐦𝐢𝐧𝐢𝐪𝐮𝐞 𝐌𝐨𝐫𝐞𝐮, l’evoluzione fruttata che caratterizza il 𝐿𝑒𝑠 𝑀𝑜𝑢𝑟𝑔𝑒𝑟𝑒𝑠 sempre Extra Brut di 𝐆𝐚𝐥𝐥𝐢𝐦𝐚𝐫𝐝 𝐏𝐞̀𝐫𝐞 𝐞𝐭 𝐅𝐢𝐥𝐬, i toni esotici e affumicati del 𝐿𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡𝑒́ 𝐵𝑟𝑢𝑡 𝑁𝑎𝑡𝑢𝑟𝑒 di 𝐄𝐥𝐢𝐬𝐞 𝐃𝐞𝐜𝐡𝐚𝐧𝐧𝐞𝐬, rarità da appena 600 bottiglie ed arrivare, infine, alla vinosità champenoise dell’𝐸𝑛𝑣𝑜𝑙 𝐵𝑟𝑢𝑡 𝑁𝑎𝑡𝑢𝑟𝑒, champagne di puro fascino dall’estro di 𝐎𝐥𝐢𝐯𝐢𝐞𝐫 𝐇𝐨𝐫𝐢𝐨𝐭.

L’idea generale è che una storia in chiaroscuro destinata sia ormai ad un futuro spontaneo e solare.

In conclusione, non è mancata un’escursione nel mondo dei rosé con la 𝐷𝑜𝑢𝑐𝑒 𝐹𝑜𝑙𝑖𝑒 𝐸𝑥𝑡𝑟𝑎 𝐵𝑟𝑢𝑡 del 𝐃𝐨𝐦𝐚𝐢𝐧𝐞 𝐋𝐚 𝐁𝐨𝐫𝐝𝐞𝐫𝐢𝐞, muscolare, pieno e tuttavia, come molti della stessa tipologia, un po’ a debito di vera personalità.

Di seguito gli champagne che abbiamo assaggiato, accompagnati dai piatti preparati dai ragazzi di Marco.

🍾 Erick Schreiber – Champagne Brut 𝑇𝑟𝑎𝑑𝑖𝑡𝑖𝑜𝑛 (in magnum)
🍾 Marie Courtin – Champagne Extra Brut 𝑅𝑒́𝑠𝑜𝑛𝑎𝑛𝑐𝑒
🍾 Gallimard Père et Fils – Champagne Extra Brut 𝐿𝑒𝑠 𝑀𝑜𝑢𝑟𝑔𝑒𝑟𝑒𝑠
🍾 Elise Dechannes - Champagne Brut Nature 𝐿𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡𝑒́
🍾 Olivier Horiot – Champagne Brut Natur 𝐸𝑛𝑣𝑜𝑙 2017
🍾 Domaine La Borderie – Champagne Rosé Extra Brut 𝐷𝑜𝑢𝑐𝑒 𝐹𝑜𝑙𝑖𝑒

























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