Maccario Dringenberg – Rossese di Dolceacqua (07/06/2019)
Un
nome lungo, che si fissa nella memoria come una filastrocca letta sui
banchi di scuola, per tanti anni è rimasto poco più di un nome
imparato leggendo i testi di enografia nazionale.
Poi
qualcosa è cambiato... il Rossese di Dolceacqua ha cominciato a
lasciarsi alle spalle un oblio da 100 anni di solitudine per
diventare il testimone di una viticoltura quasi impossibile.
Sopravvissuto grazie a pochi, ostinati, proprietari di minuscoli
fazzoletti di terra, che hanno tirato avanti infischiandosene di
tutto e di tutti, compreso il successo, per onorare una tradizione
antica di secoli.
Ora
è diverso anche il gusto delle persone. Finalmente tramontata
l'assurdità di vini da “tutto e subito”, di impatto e ostentati
nella maturità, per lasciare a poco a poco spazio allo svelarsi poco
alla volta, al ritornare continuamente al bicchiere per coglierne i
mutamenti continui, godendo il piacere di vibrazioni lunghe e
sottili.
Molto
hanno fatto anche alcuni, illuminati, “personaggi del vino”.
Degustatori, giornalisti, veri divulgatori, in comune l'essere
bevitori fuori dagli schemi predefiniti. Non avevo mai assaggiato il
Rossese fino al primo “Vinessum” di Andrea Marchetti a Castel
Guelfo, là dove tutto è iniziato, e sempre lì in una successiva
edizione ho incontrato Giovanna Maccario,.
Un
merito personale va anche a Francesco Falcone, in quelle sue
degustazioni che non prendono corpo se non ci sono almeno 20 assaggi
a serata. Decisiva quella al “il 25” di Carpi insieme a Filippo
Rondelli, un viaggio dai giorni nostri al passato fino ad un Arcagna
1973 di Perrino “Testalonga”, nato per il consumo famigliare e
ostinatamente integro dopo oltre 40 anni.
Grazie
a quel vino e al “Pian del Vescovo” 1986 di Arnaldo Biamonti,
calice Borgognone magicamente nato in Liguria, del Rossese ho colto
pienamente la vera grandezza.
Rimangono
tutt'ora bottiglie difficili da trovare, ogni occasione è preziosa
per potersi godere questo rosso luminoso, dal tannino lieve, che
unisce nei profumi e nei sapori il mare, la montagna, il vento e il
sole. Se poi a parlarne c'è il suo produttore, il momento diventa
ancora più raro e impagabile.
Giovanna
ci ha raccontato la sua storia di architetto prestato al mondo del
vino, del lavoro di tutti i giorni sulle ripide terrazze sparse fra
Val Nervia e Val Verbone. Ha dovuto imparare da sola, tra prove e
errori, consigli di vicini e amici lontani, come quelli di Claudia,
enologo di numeri importanti con la passione del piccolo, presenta
anche lei in sala, con la sua ventata di allegria romagnola.
Vigneti
sparsi e distanti, capaci di delineare un proprio carattere come vere
persone, ovviamente riflesso nei vini insieme all'annata, in un luogo
in cui la natura diventa unica e irripetibile.
Abbiamo
colto nel calice le altezze che danno inquietudine e natura selvaggia
al Brae, l'equilibrio nato dall'unione di opposte pluralità del
Classico, la pienezza nobile del Biamonti, la speziatura esotica e
agrumata del Luvaira, la potenza e lo spessore del Posaú,
la tensione minerale e la grazia del Curli.
Come
conclusione, l'anima illuminata dal sole e intrisa di iodio
dell'unico bianco, calice caldo e aromatico, il raro Amiral dedicato
al cagnone di Giovanna, compagno di tante giornate trascorse in
vigna. Servito dopo i rossi, all'usanza di Francia, che in effetti è
proprio lì, a due passi, appena oltre il confine.
Tutte
annate giovani, per certi versi embrionali, e nonostante questo
rimane sempre l'attimo di stupore nel poter accarezzare una
raffinatezza di bocca per nulla scontata in un rosso. In questo
essere allo stesso tempo elegante e dal tocco leggero, lo riconosco
come il più grande vino d'Italia.
Quando
si guardano le fotografie di quelle valli strette, ripide, rigate da
infinite e strette terrazze disegnate per strappare alla pendenza una
o due filari di piante, capisci che tutta la fatica, il sudore, il
sangue, la roccia che le ha rese possibili, non avrebbero avuto senso
se il risultato non potesse essere così superiore. Perché nemmeno
la disperazione, può spingere a tanto.
Un
luogo del vino ha ospitato questa serata, ricca di contenuto ma
trascorsa in leggerezza nell'enoteca “Sorsi & Bocconi”, in
centro a Bologna. L'ultima organizzata da Davide come delegato di
Onav Bologna. Negli anni il suo punto di forza è sempre stato
proprio quello di affiancare al vino la persona che l'ha accompagnato
in bottiglia. Una scelta vincente, che spero continui in futuro.
Per
una volta metterò la descrizione dei vini a parte, insieme alle
relative fotografie, perché ho voluto riportare anche tutte le
parole regalate da Giovanna sui luoghi e il testo, necessariamente,
nella lunghezza ne ha risentito. Di seguito la sequenza dei vini
assaggiati, nell'ordine in cui sono stati proposti.
🍷
Maccario Dringenberg - Dolceacqua
Brae 2018
🍷
Maccario Dringenberg - Dolceacqua
Classico 2018
🍷
Maccario Dringenberg - Dolceacqua
Posaú Biamonti 2017
🍷
Maccario Dringenberg – Rossese
Dolceacqua Superiore Luvaira 2016
🍷
Maccario Dringenberg – Rossese
Dolceacqua Superiore Posaú
2015
🍷
Maccario Dringenberg – Rossese
Dolceacqua Superiore Curli 2014
🍷
Maccario Dringenberg – Vino Bianco
L'Amiral 2018
Da
alcuni anni Giovanna ha deciso di uscire dalla denominazione
“Superiore”, pertanto i vini dei millesimi più vicini
rivendicano unicamente “Dolceacqua” e la relativa Menzione
Geografica Aggiuntiva.
🍷 Maccario Dringenberg -
Dolceacqua Brae 2018
Annata
non semplice, vigna esposta a Nord, fra i 480m e i 500m s.l.m.
sottosuolo molto sottile, appena 20 cm di terreno e sotto la roccia
madre, si usa l'erba spontanea per concimare il vigneto.
Colore
magnifico, per trasparenza e tonalità brillante, il naso è
immediatamente salmastro con impressioni affumicate e un piccolo
frutto croccante. In bocca porta una sensazione asciutta, struttura
leggera, freschezza acerba e, perché no, appena selvatica.
Progressione sottile ma decisa, dal finale di bacche ancora non
perfettamente mature e salinità dolce. Il ritorno ai profumi trova
un'accoglienza vellutata da petalo di rosa, tuttavia mantenendo un
profilo di roccia appena spaccata.
🍷
Maccario Dringenberg - Dolceacqua
Classico 2018
Contributo
di 6 vigneti, di cui 5 su terreno calcareo esposti a Sud-Est e uno
che guarda il mare. Insistono sulle nomeranze Berna e Novilla,
ovviamente non rivendicate in etichetta.
Un
esordio assai timido, poco a poco fa capolino la spezia che crescerà
tanto nei minuti seguenti, l'immagine di terra rossa scaldata dal
sole, ferrosa, e dall'accenno di arancio candito. Portato alle labbra
la dolcezza dura un attimo, con persino un'iniziale carezza di
rotondità, il tannino lieve presto lascia spazio ad un carattere
diretto, persino ruvido, per poi indirizzarsi, con decisione, in un
rivolo succoso di melograno e agrumi.
🍷
Maccario Dringenberg - Dolceacqua
Posaú Biamonti 2017
Risultato
della selezione delle piante più vecchie del vigneto Posaú,
un settore
isolato in cui emergono dal
terreno rocce incrostate da
carbonato di calcio in grossi
cristalli. Vino
dedicato a Francesco Biamonti, scrittore scomparso alle soglie del
nuovo millennio, nato proprio a San Biagio della Cima dove
ha sede la cantina Maccario Dringenberg.
Il
colore ha maggior pienezza, ma è anche più giovane, i riflessi
porpora fanno capolino giocando sull'inclinazione
del calice.
Diversità che il naso conferma facendoti entrare in un universo
floreale, fragrante di violette selvatiche, a cui fanno eco duroni di
Vignola, cannella, il sottobosco ombroso e ristoratore, un ultimo
accenno premia anche il cuoio. Nel
sorso ha pienezza, con quell'acidità agrumata e amaricante di
chinotto e buccia di mandarino, coerente nei ricordi aromatici ma
allo stesso tempo aggiunge fibra, tensione, finale saporito di sale e
acceso dal
calore del sole. Pieno testimone di un'annata in cui i vigneti ne
sono stati pienamente inondati.
🍷
Maccario Dringenberg – Rossese
Dolceacqua Superiore Luvaira 2016
Cambia
la vallata, a questo vino contribuiscono le uve di 3 piccoli vigneti.
Che
colore !!! Come se nel calice fosse stato incastonato un magnifico
gioiello dalla luce granato. E i profumi non vogliono certo sfigurare
nel cogliere subito l'attenzione dei sensi, nitida l'intensità di
chinotto, tamarindo e pepe, per poi passare alla mineralità di ferro
intrisa di sale. L'ingresso di bocca è elegante, con un vezzo
avvolgente e tannino che afferma la sua presenza in modo deciso e
gentile. Il sapore è candito, amaricante di oli essenziali e
pompelmo rosa, finale che lascia il palato foderato, per una
sensazione dalla tattilità gessosa.
🍷
Maccario Dringenberg – Rossese
Dolceacqua Superiore Posaú
2015
Vigneto
su calcare con esposizione a Sud-Est, sono le uve non dedicate al
Biamonti.
Massa
colorante importante, dalla decisa sfumatura granato con qualcosa
spinto anche oltre. Un naso dolce che evoca un'atmosfera liturgica,
dal frutto rosso, maturo, avvolto da sospiri di incenso, il fiore
ricco di essenze che arriva a pungere la profondità delle narici,
scorza di agrume scaldata dal calore e leggeri aromi terziari. É
un sorso pieno, ricco, con una struttura che rimarrà unica e
inavvicinabile nella serata, il tannino pretende e ottiene
attenzione, la tessitura è increspata da un'acidità succosa,
apertura ad un finale terroso, asciutto e salatissimo. Il ritorno ai
profumi trova una sensazione serena, gessosa, dolce, da bon bon alla
frutta.
🍷
Maccario Dringenberg – Rossese
Dolceacqua Superiore Curli 2014
Il
vigneto Curli giace su suoli calcarei ricchi di ferro e nichel, da
vigneti antichi ancora su Rupetris du Lot. Definito la Romanée
Saint-Vivant italiana, il 2014 è stato un'annata eccezionale per il
Rossese.
Avvicinandosi
al bicchiere si è accolti da una delicatezza affusolata, tutto sulla
rosa, ed è forse questo il primo punto di contatto con l'unicità
del Grand Cru di Vosne, c'è tuttavia anche la caramella zuccherosa
alla fragola, sensazioni di cenere, di camino ancora rovente. In
bocca è dinamica, un percorso animato dal continuo rincorrere
trascinati da una freschezza elettrica, si aggrappa alle gengive, si
stringe sul palato, conduce con fermezza ad una chiusura piccante e
rocciosa. Affascinante il contrasto fra la fragranza carezzevole e la
progressione gustativa, così vivida e inquieta.
🍷
Maccario Dringenberg – Vino Bianco
L'Amiral 2018
Da
uve Rossese Bianco, ormai quasi completamente soppiantato dal
Vermentino per il maggiore appeal commerciale, e Massarda coltivate
in vigne ancora a piede franco per un terreno così acido da rendere
impossibile la proliferazione della fillossera. Appena 15/17 quintali
prodotti ogni anno.
Intenso
nei profumo, con un'idea marina e di pastiglia alla menta, macchia
mediterranea, aloe, a cui si unisce la dolcezza di fiori di pesco e
nettarina matura. Due anime che si ritrovano anche all'assaggio,
dalla freschezza intransigente e sostenuta, giovane di clementine e
mela granny smith, insieme a salsedine e brezza di mare, deciso lo
sbuffo iodato. Più sull'impatto che non sulle minuzie, dimostra in
questo un grande carattere dal passo vero e antico.
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