La Cantina del Mese: Tasca d'Almerita (Il 25 - Carpi 06/11/2018)


Gli affetti rimangono, proprio perché sono affetti, puoi stare lontano per giorni, mesi, anni, poi quando li ritrovi, come se non fosse passato nemmeno un minuto, tutto ricomincia.


Il 🍷 Nozze d'Oro di Tasca d'Almerita è stato il primo “grande bianco” che abbia mai assaggiato, ancora sui banchi di scuola, presentato e descritto a lezione da Donato, un grande maestro di allora. Sono andato a recuperare i vecchi quaderni dei corsi, era la vendemmia 2004, lo ritrovo molto in quella degustazione, un 2016 anche più snello, con maggiore profondità.


Lo sono poi andato a cercare in enoteca, l'ho suggerito agli amici, anche l'anno scorso proprio ad Antonella per il suo viaggio in Sicilia, mi è rimasto nel cuore, complice la romantica storia che l'avvolge, cose che solo nell'atmosfera senza tempo di quella regione possono accadere.

Era il 1984 quando, per festeggiare i 50 anni di matrimonio, il Conte Giuseppe Tasca decise di dedicare alla ricorrenza una nuova bottiglia, unione fra la sua anima profondamente Siciliana alla visione concreta e internazionale della compagna di una vita, la baronessa donna Franca Cammarata. Caratteri diversi riflessi nella freschezza nervosa del Sauvignon varietà Tasca che trova complicità e chiusura del cerchio nella languida dolcezza dell'Inzolia.

Devo confessare che a questa serata dedicata alla Cantina del Mese al “25” di Carpi, ospite ancora una volta di Salvatore e Chef Pier, sono andato quasi solo per assaggiarlo ancora una volta, di fatto a mettere alla prova un amore passato.

Come una sfida all'evoluzione nel tempo e del gusto, indifferente a tutto ciò, il Nozze d'Oro era lì ad aspettarmi già bellissimo nell'aspetto, la luce del sole riflessa sull'orizzonte del mare al mattino, nobile e misurato nei profumi, dolci e bianchi di zagara, delicatamente aromatici, fruttati di mela Golden con delicate sfumature verdi di mandarino.

In bocca, al primo sorso, mi ha riportato indietro nel tempo rinnovando un feeling antico di anni, superando di un lampo un percorso costellato da migliaia di assaggi... semplicemente buonissimo, di una texture finemente ricamata su una freschezza serena e saporita di arancio, dalla progressione che asciuga delicatamente il palato. Equilibrio e fusione di anime opposte, un abbraccio dalla cordialità sincera ma ferma, il finale è tropicale, letteralmente uno sbocciare di fiori.


A raccontare l'azienda Corrado Maurigi, nel mondo Tasca da ormai 16 anni, prima come uomo di vigna, ora export manager per il Regno Unito, passando per la gestione in prima persona della proprietà a Salina, cuore verde delle isole Eolie.

Ha parlato del suo lavoro animato da una vera passione, ripercorrendo con sentimento e trasporto la storia di una famiglia a cui sente di appartenere, generoso in quella gestualità tipicamente Italiana, caldo nel racconto come la sua terra, sicuramente non indifferente all'atmosfera informale della Vineria, dove si può parlare di vino senza che nessuno salga in cattedra.


Con una punta di meritato orgoglio ha approfondito il suo contributo personale ai vini di Tasca d'Almerita durante l'assaggio della 🍷 Malvasia 2017 proprio di Tenuta Capofaro. Un esercizio di bilanciamento perfettamente riuscito, dove la dolcezza si pone di lato per lasciare spazio a un sorso dalla salinità di acqua di mare, guizzo di albicocca dai contorni fumé, snello e agile nella bagnare la bocca, capace di regalare un ultimo saluto dagli aromi di zenzero.

Eleganza ricercata in profumi per nulla ostentati, cui piuttosto è d'obbligo dedicare un attimo in più di attenzione perché sono in tutto e per tutto Sicilia, dai fiori d'arancio ai dolci di mandorla, nel sole e nel vento, insaporiti da anice e fieno appena tagliato. Un'anima da splendido aperitivo, che ha infatti avuto bisogno di qualche secondo prima di trovar sintonia con il goloso dessert preparato da Pier, ricco e barocco nella cremosità e nel frutto.


In apertura della serata qualche calice di 🍷 Almerita Brut 2015 dal colore intenso e sfumatamente dorato, profumi nocciolati e di nettarina, raggiunge comunque equilibrio e nel complesso persino una certa leggerezza. Ben a suo agio con il buffet di salumi, ragusano, caponata e panelle, ha placato la sete maturata in una lunga giornata.

Primo vino ad essere servito accomodati alla tavola il 🍷 Mozia Grillo 2017, dal vigneto della Fondazione Whitaker che l'azienda ha in custodia. Quasi esprime una vena aromatica, elegante di fiori e dalla dolcezza leggera di miele d'acacia. In bocca solo per un attimo freschezza e salinità, prima di sprigionare tutta la suadenza del vitigno e dell'estate Mediterranea, minerale e iodato il commiato finale.

Dalla Vigna San Francesco di Tenuta Regaleali due espressioni da vitigni internazionali, introdotti dal Conte Lucio quasi di nascosto nel mondo Tasca, fino alla penultima generazione della sua storia lunga quasi 200 anni dedicata per volontà patriarcale esclusivamente agli autoctoni.

Lo 🍷 Chardonnay Vigna San Francesco 2016 ne occupa una parte più bassa, sui 500m di altezza, è pieno nell'aspetto, con ricordi floreali e burrosi, senza che il legno che l'ha custodito ne sia il protagonista. Il sorso è rotondo, ampio senza essere eccessivo, tuttavia la salinità amaricante un po' lo trattiene, altro calice sicuramente rifinito che tuttavia cede nel confronto di personalità rispetto agli altri assaggi della serata.


La confortante 🍴 Guancia brasata con puré di patate è stata accompagnata “di giustezza” da un bel rosso, il 🍷 Cabernet Sauvignon Vigna San Francesco 2015. Pazzesco nel colore rubino acceso e profondo, vanigliato nella presenza ma con sotto un frutto che si anima alternandosi fra ciliegia e arancia rossa, senza neppure negarsi un soffio di menta.

In bocca ha un'impressione dolce, appena accalorata, con aromi di cioccolato e una rifinitura così levigata quasi a non avvertirne il tannino, non può certo nascondere la ricchezza materica mentre percorre il palato, tuttavia la sensazione tattile è indiscutibilmente bella, e allora anche all'austerità del cabernet spunta un sorriso.

Non è semplice mettere alla prova i passi che sono stati tappe importanti lungo un cammino di crescita, mi sono allora avvicinato a questa serata anche con un certo timore, mi sarebbe dispiaciuto trovare proprio il Nozze d'Oro lontano dai miei orizzonti.

Ancora una volta invece i calici dimostrano di poter stupire, restituendo ben più piacere di quello che ci si aspetterebbe da loro, non solo in questo vino ma anche negli altri assaggi, con sempre il distinguo di avere poi la volontà di accomodarli nella propria cantina, ma il dovuto rispetto se lo sono guadagnato.

La spontaneità di Corrado ha contributo a portare il calore e l'accoglienza della Sicilia nella sala degustazione del “25”, ne è uscita un'altra bellissima serata, piaciuta a me, ormai perso senza speranza nel mondo del vino, ma anche a tanti che erano lì principalmente per godersi una cena in compagnia. Crescita e convivialità, proprio per questo amo la serenità di questi impagabili incontri.


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