Lucky… - “2008 Champagne: un'ottima annata” ONAV MONZA 04/07/2017

Chi ha la fortuna di sentire Daniela parlare di vino, si ritrova servite su un piatto d’argento perle che raramente, potrei dire mai, ho sentito in più di 10 anni di degustazioni.


Certo, magari ci si becca anche la citazione di una qualche molecola dal nome terrificante, ma se si studia da enologo è normale che si parli da enologo, non posso certo fargliene una colpa io, visto che come ingegnere coniugo in italiano i verbi tecnici inglesi.

La perla di ieri sera è stata sottolineare la differenza fra la misura dell’acidità dei vini in Francia, espressa in g/l di acido solforico, rispetto all’Italia, dove si usano i g/l di acido tartarico. Una diversità sostanziale, perché a parità di “numero” quella francese è 1.53 volte più grande della italiana.

Personalmente era stata una scoperta recente, vecchia di appena qualche mese, colta al volo in un’intervista che stavo ascoltando. Fino ad allora mi ero sempre chiesto come diavolo facessero in Oltrepò, o Franciacorta, in Trentino ad ottenere acidità paragonabili a quelle dello Champagne. Ora tutto torna, semplicemente non è possibile.

Altro gran pregio di Daniela è quello di NON degustare da enologo, ma di pura passione... nell'intenzione questo é un complimento, più che meritato.

Serata dedicata all’annata 2008, una vendemmia ritenuta la migliore in Champagne di questo millennio, con una stagione meteo altalenante raddrizzata da una seconda metà di settembre meravigliosa… un’occasione per osare, rischiando le uve sui vigneti per ottenere il vino della vita.

Per farci un’idea 7 calici di RM, come ha giustamente sottolineato Daniela la maggior parte delle grandi Maison ha ancora i millesimati in cantina. Bottiglie provenienti nelle zone più vocate e realizzate da nomi importanti… quando ho letto la lista, segreta fino all’ultimo, mi si è acceso un sorriso.


Da questi assaggi ho trovato conferma che il filo conduttore del 2008 è l’acidità incisiva e agrumata, con un palpabile spessore tattile comune a tutti i vini. Come riuscita, invece, mi pare che il Pinot Noir stacchi lo Chardonnay.

Se nel primo le note ferrose e la maggior struttura si armonizzano bene con la grande freschezza, nel secondo ho colto una coesistenza fra gioventù di sensazioni e un'aromaticità molto evoluta.

Un dualismo che in questo momento è interessante, ma toglie completezza e lascia qualche dubbio sul possibile futuro, per un’amalgama che potrebbe anche non voler arrivare viste le distanze già molto mercate.

Almeno un paio di Champagne splendidi, da Pinot Noir in purezza o quasi, come il magnifico 🍷 Fidele di Vouette et Sorbée, pura luce che illumina il calice con un meraviglioso color oro rossiccio. Magnifico nei profumi di pesca nettarina, tanta frutta tropicale, burro e tisana alle erbe.

In bocca un attacco di miele, bellissimo, si coglie per un attimo l’erba aromatica poi l'acidità parte a palla, prova a nascondere una sensazione tattile pazzesca senza riuscirci, solletica le gengive, infine scuote la bocca con una vibrazione rocciosa. Bottiglia violenta e giovanissima, dallo splendente futuro davanti.

Affasciante anche la, mi verrebbe da dire “solita”, crudezza del 🍷 Brut Nature Grand Cru di Marie-Noelle Ledru, uno champagne dalla quintessenza minerale che comincia gessosa per poi virare su una ferrosità scintillante appena ingentilita da fiori gialli.

Il sorso è austero, tannico e tiratissimo, non sgarra di un millimetro dalla strada rigorosamente incisiva che si è messo in testa di tracciare, porta aromi di fieno appena tagliato e scorzette di arancio al cioccolato, graffiante con i sensi, ma non lascia ferite.

Uno stile che amo tantissimo, fatto da una “zdaura” a cui verrebbe piuttosto da chiedere un piatto di tortellini, invece crea Champagne che sono come raggi laser... magie champenoise.

Molto buona anche la bottiglia di apertura, il 🍷 Resonance di J.L.Vergnon, in cui si amplifica quel contrasto fra l'acidità sopra alle righe e aromaticità evoluta di frutta sciroppata, pane grigliato, ricordi tostati e liquirizia.

La mineralità é meno serena, dalle tonalità grigie e pungenti, due forze che tirano in direzione opposta, non mi sono sembrate disposte ad allearsi, alla fine anche la natura dello Chardonnay si offusca.

Un nome e un destino per il 🍷 Volupté 1er Cru di Geoffroy, dal naso soffice, dolce, zuccheroso, di confetto, cedro maturo e fiori ovviamente bianchi. In bocca ha densità, ma anche una sensazione un pò caramellosa, nel complesso fin troppo accomodante per i miei gusti.

Molto meglio lo 🍷 Special Club Grand Cru di Fresnet-Juillet. Di nuovo un calice dalla sfumatura rosata accompagnata da bollicina finissima. Al particolare colore rendono merito i profumi, dalla fragranza di mandarino e ricordi di terra rossa.

In bocca ha spessore, seppur appena limaccioso, acidità decisa, aromi coerenti di arancio amaro e tamarindo. Di nuovo questo dualismo che mi fa dubitare, ma la tenuta all'ossigeno è stata magnifica, questo gli va riconosciuto.

Dello 🍷 Ambonnay Grand Cru di Beaufort, mi é toccata una bottiglia sfortunata, azzarderei una fermentazione non andata per il verso giusto che lo ha lasciato appena opalescente, naso poco nitido dai ricordi caseari, quasi da Lambic, una sensazione dolce in bocca.

Super chicca finale con la 🍷 Cuvée des 6 Cépages di Moutard, realizzato con ben 3 dei 4 cépages oubliés dello Champagne. Decisamente fumé, roccioso, ma anche dai ricordi di burro e cocco, un sorso in cui brillano acidità e pietra focaia, avvolte in una buona struttura.

Che sia Champagne é evidente, che sia uno spumante curato non si discute, che si riescano ad identificare i contributi dei 6 vitigni é tutto un altro paio di maniche. L'espressione aromatica è restia e non proprio nitida, mi ha dato l'impressione di un esercizio di stile, sono comunque contento di averlo sentito.

Curioso che diversi produttori consigliassero per le loro bottiglie una temperatura di servizio “da bianco”, personalmente trovo che non funzioni, gli spumanti mi sono sempre piaciuti ben freddi. Quello che si guadagna in profumi e acidità più serena, lo si perde nella cremosità della carbonica, che non sarà “tutto” negli spumanti, ma alla fine li amiamo proprio per le bollicine.

Prova anche ad azzardare un altro ragionamento, perché qualche millesimato di grandi maison lo avevo già sentito, tutti Champagne magnifici e completi… mi vengono in mente il Vintage 2008 di Roederer, un “piccolo Cristal” neanche tanto piccolo, o il Belle Èpoque di Perrier Jouet.

Forse non solo nelle annate sfortunate, ma anche in quelle ottime come la 2008, si avverte negli RM una certa limitatezza nella scelta degli assemblaggi. Alla fine il vigneto è quello, fai il vino che puoi, e non quello che vuoi, nel bene o nel male... poi magari ti esce comunque un Fidele ❤.


Una serata non riesce mai se non c’è la compagnia adeguata, sono state 3 ore serene, le aspettavo da tanto, un sorriso mi ha accompagnato nel ritorno all’eremo Reggiano, nascosto dal buio della notte. Grazie Gio 😉!

🍷 J.L.Vergnon – Extra Brut Grand Cru Resonance 2008
🍇 100% Chardonnay

🍷 Vouette et Sorbée – Brut Nature BdN Fidele 2008
🍇 100% Pinot Noir

🍷 Geoffroy - Brut 1er Cru Volupté 2008
🍇 58% Chardonnay, 42% Pinot Noir

🍷 Fresnet-Juillet - Brut Grand Cru Special Club 2008
🍇 60% Chardonnay, 40% Pinot Noir

🍷 Marie-Noelle Ledru – Brut Nature Grand Cru 2008
🍇 85% Pinot Noir, 15% Chardonnay

🍷 Beaufort - Ambonnay Brut Grand Cru 2008
🍇 85% Pinot Noir, 15% Chardonnay

🍷 Moutard - Brut Cuvée des 6 Cépages 2008
🍇 1/6 Pinot Noir, Chardonnay, Meunier, Arbanne, Petit Meslier, Pinot Blanc




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