31/3/2016 - I vini di Dario all'Antico Borgo di Castellaro Lagusello

Mi sono sempre sentito distante dalla frase “il vino é emozione”, ho sempre considerate “altre” le emozioni “vere”... il vino é da sempre sensazioni, piacere, svago, volendo anche ricerca e scoperta, sicuramente studio e passione.

Tuttavia, non posso negare che quando il vino mi viene proposto da un amico, il mio atteggiamento cambia, ne vengo coinvolto e se anche lo stile é per me meno consueto, meno vicino ai miei gusti, sono inevitabilmente spinto a cercare dentro di me, quello che l'amico ci trova.

Giovedì Dario ha scelto per Noi una sequenza di vini diversi, i “suoi” vini, che avevano di sicuro una cosa ben precisa in comune, meno immediata e meno scontata dell'essere tutti vini “naturali”... nessuno di questi era un vino banale.


Non ero preparato a scriverne, ma come nei pranzi metto giù volentieri 2 righe per far onore a quello che lo Chef ci ha voluto preparare, questa volta, visto che abbiamo cucinato Noi mentre lo Chef ha scelto i vini... sarà un piacere rendere merito alle bottiglie di Dario.

Alcuni li conoscevo, altri no... alcuni li avrei sentiti, per mille motivi, altri no, per altrettanti mille motivi... alcuni dall'approccio più facile, altri che lo diventava se ben accompagnati al cibo...

Adesso li risentirei tutti, alla prima occasione che mi dovesse capitare, perché mi ricorderanno inevitabilmente Dario, Castellaro e una serata di svago con tutti i pensieri fuori dalla testa.

Per ognuno dei vini, il ricordo più netto, ed é chiaro che da inizio serata a fine serata, la memoria un po' si offusca...


Az.Agr. Case Vecchie – Chardonnay


Il vino “della casa” per l'Antico Borgo, e in effetti la cantina é di Monzambano, il calice dell'accoglienza per noi, appena arrivati e mentre si spignatta allegramente in cucina. Amo lo Chardonnay anche nelle sue forme più pure, in cui non vede legno, quando é dissetante, onestamente semplice, come in questa bottiglia, dolce nei profumi, coerente e leggero in bocca. E' andato a fiumi sbocconcellando direttamente dai piatti in preparazione.


Casa Coste Piane – Valdobbiadene Prosecco frizzante “naturalmente...”


Quando penso alle centinaia di milioni di bottiglie di Prosecco prodotte ogni anno, mi consolo perché almeno c'é il “sur lie” di Loris Folador. Ho avuto l'onore del primo bicchiere versato, puro e senza velature, ho cercato volutamente il fondo della bottiglia, dopo che tutti si erano serviti. Fragrante e tenero nei profumi, stuzzicante in bocca, felice nel contrasto fra la bollicina e la pastosità della materia in sospensione, duale nell'essere crudamente fresco ma dolce dai lievito. La vera essenza della Glera nei profumi, mi incanto sempre a quel soffio di amaro, intenso, dalla durata di un solo attimo, in chiusura di bocca. E' andato da aperitivo in piedi smangiucchiando in beata ignoranza Sopressa Veneta, Kaminwurz da merenda, Formaggio al Lagrein, Speck a tocchetti...


Az.Agr. Il Pendio – Franciacorta Extra Brut “Il Brusato”


Sono proprio contento, per la prima volta dopo anni, gli spumanti di Michele Loda non mi ha fatto rimpiangere il meraviglioso “Contestatore” dello scomparso Gigi Balestra... Due bottiglie che messe insieme sarebbero il BdB perfetto della Franciacorta, dal frutto dolce e giallo, il calore stemperato dalla carbonica vaporosa, il Pinot Bianco a dare quella vena fresca che manca allo Chardonnay di terra bresciana. Naso definito e incisivo il primo bicchiere, bocca equilibrata e ricca dalla seconda bottiglia, ma la sola cosa che conta é che “il Pendio is back”... La Franciacorta non ha bisogno di “Curt del Lac” a 6 euro alla Lidl, ma di questi spumanti, deve giocare da intensità di una terra calda e generosa. Ci ha ripulito il palato, con grande soddisfazione, dal burro dei Tortelli di Spalla Cotta e dei Canederli di Speck.


Az.Agr. Daniele Piccinin – Bianco del Muni (Chardonnay e Durella)


Il più bel bianco della serata, di carattere, ricco negli aromi, intenso nei profumi con appena quel filo di evoluzione che trascina i sensi ad esplorare il calice con ancora più attenzione. Il sorso attacca dolce, ha un gusto di fiori e miele, poi la Durella, ricca di acidità, lo stempera in un finale lunghissimo che ha il fascino dell'imperfezione, quasi cercata. Questo me lo metterei in cantina, di corsa... Di nuovo un abbinamento ignorante che invece funziona: é andato alla grandissima con la Trippa del Masterchef Stefano Bencini.


Az.Agr. Case Vecchie – Rondinella Rosata


Un vino “primaverile”, ricorda al naso e nel colore fragola e melograno, in bocca é appena scontroso, poi si accasa in una dolcezza da caramella di zucchero alla ciliegia. Come lo Chardonnay iniziale della stessa cantina, vince nell'essere dissetante, sposandosi, in matrimonio multi-etnico e quasi improbabile, con la salsa di pomodoro leggermente piccante delle super-polpettine di Rita.


Denis Montanar – Rosé di Refosco “Borc Dodon” 2011


Qui sono stato un po' in difficoltà... prepotente nei profumi, incongruente e contrastato in bocca, prima una volatile decisa e penetrante, poi un sorso dolce che ti spiazza. Però... ci cominci a mangiare dietro la Folaga selvatica, ugualmente intensa, terrosa, dolce-speziata di carne e dall'esoticità selvaggia e insieme si smussano, l'uno con l'altro. Vino e piatto di naturalità indomita, vanno d'amore e d'accordo, con l'aiuto della temperatura.


Az.Agr. Il Pendio – Vino Rosso “La Beccaccia”


Il Cabernet Franc in purezza non perdona, o lo sai fare ed é in grado di dare dei vini di grande soddisfazione, oppure, se sbagli, parte violento di vegetale e non ti salvi più. Questo invece é davvero molto buono... la vena fresca del Cabernet Franc surclassa i toni più posati del più blasonato fratello, il frutto più gentile, la spezia domina sul sottobosco. Gran bottiglia, sono sempre più stupito dei grandi vini fermi che la Franciacorta riesce ad offrire.


Mas del Périé – Malbec “Amphore” 2013


Altri pregiudizi cadono di fronte ad un Malbec (chiamato Côt a Cahors) che esprime forza e raffinatezza nera in frutto, spezia e mineralità. Non esce dal suo percorso rettilineo nemmeno per un attimo, é un vino tirato, muscolare e scattante allo stesso tempo, quasi un rosso da meditazione, che si apprezza in pieno nella forma più pura, sorseggiandolo da solo. Lo abbiamo abbinato ad una passeggiata di mezzanotte nel borgo di Castellaro... é stata la giacca che ho indossato per ripararmi dal fresco della tarda serata. Gran bottiglia, portata da Rosita se ricordo bene.


Bera – Moscato d'Asti Docg


Luca La Fortezza ne ha messo talmente tanto nell'Arca, che ormai ne parlano anche nel bollettino degli “avviso ai naviganti”. Il Moscato é il vino rifugio per i sensi provati da una lunga serata di cibi, risate, assaggi e amicizia. Il gusto ancestrale della dolcezza riporta ad essere bambini, quando del dolce non se ne ha mai abbastanza... per il dolce c'é sempre posto. Quello di Bera é vibrante per un'acidità che raramente ho trovato così nervosa, si esprime in un'artigianalità di grande fascino, gli aromi quasi contenuti da un'uva che di carattere é esuberante. E' un prato fiorito in bianco e in giallo, inondato dal sole, appena sfumato di menta e di resina... non ho arche da riempire, ma in cantina il posto glielo trovo


Come ultima foto, l'immagine che al meglio rappresenta la serata... si parla, si cammina, il tempo passa, con una bottiglia da condividere


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