"Crescentine & Champagne" – Champagne Gaston Chiquet
La
sesta volta come manifestazione, la terzo di fila per me, ogni anno
scelgo una sola serata, e stavolta é toccato a "Gaston
Chiquet".
Fin
da subito una buona notizia, in sala avremo l'onore della presenza
del proprietario, Nicolas Chiquet, venuto dalla Francia per
presentare i suoi Champagne.
Una
serata che si prospettava bellissima, é allora diventata unica,
ulteriormente amplificata dal piacere dei compagni di tavola.
"Zie"
in forma splendida, in giardino mi sono strafogato con le "Polpettine
di zucchine e mentuccia", leggere e golose, abbinate al Brut
"Tradition", sembravano quasi fatte apposta.
Le
"Tagliatelle verdi all'ortica con ragù di prosciutto", che
la settimana scorsa erano riuscite a zittire anche mia moglie, non so
come fanno, ma ogni volta diventano più buone
In
quanto alle crescentine... beh, fra quelle e i ciccioli, lo schermo
del mio smartphone non tornerà più lo stesso.
Rinfrescante
e goloso il gelato artigianale di mandorle e nocciole, con mandorla
caramellata. Distrattamente, gli ho abbinato il calice del Brut
Millesimé Cuvée Or 2005, scoprendo che a volte certi accostamenti
improbabili invece funzionano.
Di
seguito i vini che ha accompagnato la nostra cena, un grazie ancora a
Nicolas, Paolo, Omar e "Zie"...
Gaston
Ciquet Brut Tradition n.m. (magnum)
35% Chardonnay, 20% Pinot Noir, 45% Meunier
Mi
piace nella secchezza, il profumo netto e pulito di pesca bianca e
pompelmo, il gusto agrumato e pietroso. Toglie davvero la sete, e
forse questo é proprio il suo ruolo, la bevuta spensierata.
Gaston
Ciquet Brut de Blancs d'Aÿ Grand Cru 2005 (magnum)
100% Chardonnay
Naso
dolce, ricorda le gelatine Majani al limone, con un filo stuzzicante
di menta a rinfrescare. Sorso coerente e pieno, con toni di miele e
dosaggio avvertibile. Il secondo calice servito, tuttavia, é
piuttosto diverso, più a fuoco le erbe aromatiche nei profumi, più
gentile e tirato in bocca, seppure sulla stessa matrice. Finale
appena metallico e leggero sentore di camomilla e tabacco a bicchiere
vuoto. Chardonnay su terroir da Pinot Noir, forse é questo a
renderlo così particolare.
Gaston
Ciquet Brut Rosé n.m.
30% Chardonnay, 30% Pinot Noir, 40% Meunier
Colore
bellissimo, in piena e brillante buccia di cipolla. Profuma di
arancio giallo, ferro, polvere da sparo e ribes croccante. Bocca
spumosa, equilibrata, non ha grandissima espressione aromatica, gioca
piuttosto sulla piacevolezza agrumata e di nocciola, con finale di
acqua di pomodoro. Una bottiglia che riberrei volentieri.
Gaston
Ciquet Brut Millésimé Cuvée Or 1er cru 2005
40% Chardonnay, 60% Pinot Noir
Perlage
stupendo. Quasi aromatico, profuma di granita al limone, salvia, erba
di montagna appena tagliata. In bocca ha gusto di pasta brisé, pane
grigliato, jodio e salsedine, continua dolce di nocciola, fresco da
soffi di frutta rossa. Finale elegante di liquirizia, davvero
Lunghissimo. Anche se non é il mio genere di Champagne, non posso
che ammirarlo come interpretazione che mi convince sempre con
l'alzarsi della temperatura. Un sorso a perlage ormai spento, rende
pienamente manifesta la grande materia che c'é sotto.
Proprio
grazie a questo Champagne, per la prima volta, ho messo a fuoco un
concetto che ormai da mesi mi aleggiava in testa, un insegnamento
appreso da un grande maestro di degustazione.
Francesco
Falcone ha sempre sostenuto che la vera grandezza di un Metodo
Classico diventa manifesta solo quando ha perso le bolle, lui infatti
agita sempre i bicchieri a lungo prima di assaggiarli.
Non
é facile credere ad un'affermazione del genere, privare uno
Champagne della carbonica é una mutilazione troppo forte, ho sempre
pensato fosse una cosa che non mi sarebbe mai appartenuta.
E
invece, il confronto fra il "Tradition", spumante piacevole
ma semplice per "costruzione", che quasi si smembra una
volta persa la bollicina trasformadosi in un vino semplicissimo ed
esile, e il "Cuvée Or" al contrario comunque pieno e di
spessore, é stata la dimostrazione di quanto avesse ragione.
Porto
quindi a casa una conferma preziosa... la convinzione che per
imparare a capire i vini, non serve sentirne migliaia di vini
all'anno, fare i corsari dei banchi d'assaggio, bisogna andare ad
ascoltare i più bravi.
Come
per tutto, si impara solo dai più bravi...
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