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Visualizzazione dei post da novembre, 2018

Calicivivi “I Nebbioli del Nord” – (Cantina della Salute 13/11/2018)

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C'è tutto un mondo di altri Nebbioli, diversi perché la natura del clima e dei suoli inesorabilmente lo impone. Il freddo delle vicine montagne, il terreno che trova sabbia, granito, persino tufo invece del confortante calcare, li assottiglia ma allo stesso tempo li eleva, sottrae potenza rendendoli aerei, lontani da quei ricordi terreni, scuri, sotto-boschivi che spesso ricorrono in Langa. Succede anche che il Nebbiolo cambi di nome, che magari si accompagni a qualche altro vitigno dal sorriso più largo, dal frutto più dolce, dalle venature speziate, per arrivare a smussare spigoli a volte affilati. Quel che rimane, sempre e comunque, è l'innata eleganza, a volte persino amplificata dalla leggerezza così estenuante. Denominazioni dai nomi rari o quasi scomparsi, come Fara, Bramaterra, Boca, fino ad arrivare all'appena più mediatica Valtellina, di cui per altro è spesso conosciuta solo nella forma maggiormente patinata, lontana anni luce da quella miriade di

La Cantina del Mese: Tasca d'Almerita (Il 25 - Carpi 06/11/2018)

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Gli affetti rimangono, proprio perché sono affetti, puoi stare lontano per giorni, mesi, anni, poi quando li ritrovi, come se non fosse passato nemmeno un minuto, tutto ricomincia. Il 🍷 Nozze d'Oro di Tasca d'Almerita è stato il primo “grande bianco” che abbia mai assaggiato, ancora sui banchi di scuola, presentato e descritto a lezione da Donato, un grande maestro di allora. Sono andato a recuperare i vecchi quaderni dei corsi, era la vendemmia 2004, lo ritrovo molto in quella degustazione, un 2016 anche più snello, con maggiore profondità. Lo sono poi andato a cercare in enoteca, l' ho suggerito agli amici, anche l'anno scorso proprio ad Antonella per il suo viaggio in Sicilia, mi è rimasto nel cuore, complice la romantica storia che l'avvolge, cose che solo nell'atmosfera senza tempo di quella regione possono accadere. Era il 1984 quando, per festeggiare i 50 anni di matrimonio, il Conte Giuseppe Tasca decise di dedicare all a ricorrenz

🍷 Köfererhof – AA Pinot Grigio 2015

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🍇 100% Pinot Grigio - 13.5 % Quando assaggio un Pinot Grigio mi piace sempre cercare la presenza del frutto rosso. In questo calice lo ritrovo nel finale di bocca, dove tira fuori un bel sapore di arancia Navel, lì a divertirsi insieme a ricordi di albicocca ben matura e nocciola. Un po' di volume all'inizio del sorso è il preambolo ad una spina dorsale di mineralità che lo snellisce e lo assottiglia, lasciando un tocco delicato di sali dolci. Il naso invece era più giocato su un profilo di roccia scaldata dal sole, pompelmo rosa e menta, delicato e giovane, un bel risultato in un'annata inondata di luce come la 2015.

🍷 Sebastian Stocker – VdT Bianco Weibliche Blüte 2014

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🍇 100% Weiss Terlaner – 12% Che cosa hanno in comune queste due bottiglie? Non certo colore e vitigno, perché il primo è un Pinot Noir di Borgogna e il secondo un originale Weiss Terlaner dell'Alto Adige. Li distanzia sicuramente il prezzo, con euro in tripla cifra per il borgognone che scendono a poco più di una decina per l'altro. Magari la fama del loro autore, con la dovuta scala, potrebbe essere considerata prossima, Henri Frédéric Roch pioniere della biodinamica, attuale co-reggente del Domaine de la Romanée-Conti oltre a gestire il suo domaine personale, mentre il secondo, essendo un 2014, è tutt'ora frutto del meticoloso lavoro di Sebastian Stocker, colui che ha traghettato l'Alto Adige dal medioevo fino alla viticoltura moderna e qualitativa di oggi. Ma non è questo il punto di contatto... mentre lo assaggiavo stavo proprio pensando che è il valore assunto dato al “millerandage”, l'acinellatura, l'aborto floreale, il vero denominat

Arte & Vino presenta lo Champagne di Bruno Paillard - (Trattoria "I Du Matt" 26/10/2018)

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É stata proprio in una delle prime volte in cui sono stato coinvolto nelle degustazioni della guida #GrandiChampagne alla Stella d'Oro di Soragna che ho avuto la fortuna sfacciata di avere nelle batterie proprio gli champagne di Bruno Paillard. Alcuni di quegli assaggi li ricordo ancora, per come l'equilibrio e una briosa freschezza erano state conservate anche in un'annata caldissima nell'N.P.U. Rosé 2003, oppure per l'articolazione che aveva acquistato la Cuvée 72, proprio quello stesso Brut Première Cuvée, champagne di ingresso della maison, messo in commercio con un'ulteriore sosta di 36 mesi in bottiglia dopo la sboccatura. Ho poi avuto l'occasione di conoscere Bruno Paillard in persona durante la prima edizione del Modena Champagne Experience a Modena, condividendo con lui un calice, magari anche più di uno, insieme al neo Brand Ambassador Tommy Monari, alla cara amica Vania e Ruben Larentis, storico Chef de Cave della Ferrari Spuman

🍷 Orsi Vigneto San Vito – Colli Bolognesi Pignoletto Classico Docg Vigna del Grotto 2016

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🍇 100% Grechetto Gentile – 13.5% Come è dolce questo profumo, con tanta pesca gialla e quella sensazione che ti rapisce il naso entrando in un negozio di erboristeria, le immagini di frutta tropicale, di campo di grano inondato dalla luce estiva, le sensazioni di confetto e mandorla. Una pienezza che rivive immediatamente fin dal primo sorso, ricco, avvolgente, amaricante di salinità, con tuttavia una splendida chiusura del cerchio, un equilibrio inatteso, la freschezza gelosamente conservata, leggerezza conquistata senza rinunciare alla personalità. Quando mi piace il lavoro che è stato fatto su questo vino in questi ultimi anni, una volta così incupito dalla sua stessa mineralità e ora invece così capace di rivelare particolari un tempo nascosti, di regalare gioia solare.