Armando Castagno e la Borgogna: Côte de Beaune - Meursault e i piccoli comuni del Sud 26/03/2018


C'è una Borgogna che ha una dimensione diversa da quella incontrata finora, un territorio rurale, di bottiglie che quando va bene strappano prezzi che in fondo hanno uno zero in meno rispetto a nomi come Chambolle-Musigny, Vosne-Romanée o Gevrey-Chambertin...


L'animo e la dedizione delle persone però è la stessa, unita necessariamente ad una maggior dose di coraggio e ostinazione. Quello che cambia invece è il paesaggio, alla vite si aggiungono altre culture, diversa l'esposizione, perché il lusso di quella ad Est è riservata a ben pochi fazzoletti di terra.

Valli anche strette, chiuse fra le pareti della Combe, si deve allora salire molto in alto per trovare la luce e proprio per questo magari rivolgersi anche a pieno Sud, alla ricerca di una compensazione che garantisca maturità.

Paesini cristallizzati nel tempo spesso immersi nel verde degli alberi che non hanno tuttavia rinunciato alla vite e a trasformarne i suoi frutti, pareti che trasudano secoli di storia alla ricerca di una meritata finestra che li affacci finalmente nel mondo del vino che conta.

Armando ha provato ad aprirla per Noi in questa terza serata...

Monthelie, Auxey-Duresses, Saint-Romain uno dopo l'altro sempre più incassati in fondo alla stessa Combe, Saint-Aubin giusto alle spalle di Puligny e Chassagne, infine l'ultima propaggine della Côte d'Or con Santenay e Maranges. Là “finalmente” le colline piegano verso Ovest e la pianura si apre in un bagno di sole.


Un viaggio di ben 7 comuni, necessariamente lungo, che ha costretto a sacrificare un po' il racconto dell'ultima tappa, quella di Meursault, la più prestigiosa. Tutto sommato è giusto così, di riflettori accesi su quel territorio se ne possono trovare tanti, ci saranno sicuramente altre occasioni per approfondirlo.

Ben più difficile sarebbe stato trovare un'altra serata in cui qualcuno faccia vivere con le sue parole i luoghi, le persone, i gesti di queste piccole realtà, così diverse. Nei nostri occhi si sono disegnate le immagine, le parole di Armando ne hanno ricreato i silenzi...

Ad un viaggio così non poteva che corrispondere un adeguato numeri di assaggi, ben 10, equamente divisi in bianchi e rossi dai comuni “minori”, facendoci così scoprire alcuni piccoli gioielli, e ben 4 Meursault, scelti fra i più prestigiosi.

Tanto diversi fra loro i 3 Pinot Noir... incantevole la profumatissima leggerezza del 🍷 Saint-Romain di Alain Gras, sorprendentemente pieno e completo, ma fino ad un certo punto visto che si tratta di vigne piantate nel 1990, il 🍷 Santenay di Pierre-Yves Colin Morey. Dal gusto quasi mediterraneo il 🍷 Maranges 1er cru La Fussière di Thomas Morey, anche questo tutt'altro che un caso, dato che siamo nell'estremo meridione della Borgogna Classica con esposizione in pieno Sud.

Molto più simili fra i loro i bianchi di 🍷 Auxey-Duresses e 🍷 Monthelie forse perché vicinanza, gioventù e annata devono ancora far emergere le differenze di terroir, un netto stacco invece per il 🍷 Saint-Aubin 1er cru En Remilly, come intensità e particolarità aromatica, dinamica di bocca e incisività. Una stella di prima grandezza che non ha sfigurato nemmeno rispetto ai successivi Meursault. Ancora una volta ci sono ragioni ben precise, il vigneto è sulla stessa piastra dei Cru alti di Chassagne, proprio sopra al Montrachet.


Di Meursault ne abbiamo assaggiati ben 4, decisamente lontani dallo stereotipo di nocciolina, burro, frutta tropicale ormai superato da quando tanti bravissimi produttori si sono decisi a vinificare da soli le proprie uve. Ormai il comune non è più legato allo diffuso stile “internazionale” dei negociant.

Un sussurro di morbida dolcezza in più per il 🍷 Les Poruzots Dessus 2014 di Arnaud Tessier e nel 🍷 Les Bouches Chères 2015 di Buisson-Charles, entrambi 1er Cru. Tanto speziato il primo e comunque salino il secondo.

Mi sono innamorato della violenza minerale del 🍷 Clos de Mazeray 2015 di Jacques Prieur, con subito la pietra focaia, sale e agrumi che fanno a gara per prendere possesso dei sensi. Sorso conditissimo, quasi arrabbiato, un'energia pazzesca con appena un accenno di rotondità e calore, per terminare comunque “dolorosamente” salato. Mi sono portato a casa la bottiglia da finire e appena mi capita me lo metterò in cantina.

Non è finita qui... perché sono proprio convinto non ci possa essere espressione migliore del Meursault se non quella del 🍷 1er cru Les Perrières 2013 di Albert Grivault. In questo momento le vigne di oltre 60 anni non fanno certo rimpiangere di non avere in degustazione il famoso Clos dallo stesso climat. Ancora ostentatamente verdolino, al naso è “roccia”, senza se e senza ma, condita di foglie di agrumi, metallo caldo, ricordi fumosi. Il sorso porta una sensazione tattile pulsante, nervosa, senza alcuna traccia di burro o miele, freschezza indomita di sale, pompelmo e mare. Bottiglia che vola altissima, capolavoro...

Queste le bottiglie in degustazione, stavolta non aggiungerò altro:

🍷 Alain Gras - Saint-Romain 2015
🍷 Pierre-Yves Colin Morey - Santenay Ceps Centenaires 2015
🍷 Thomas Morey - Maranges 1er cru La Fussière 2014

🍷 Vaudoisey-Creusefond - Auxey-Duresses Blanc 2015
🍷 Terres de Velle - Monthelie Blanc Les Sous Roches 2015
🍷 Larue - Saint-Aubin 1er cru En Remilly 2013

🍷 Jacques Prieur - Meursault Clos de Mazeray 2015
🍷 Arnaud Tessier - Meursault 1er cru Les Poruzots Dessus 2014
🍷 Buisson-Charles - Meursault 1er cru Les Bouches Chères 2015
🍷 Albert Grivault - Meursault 1er cru Les Perrières 2013


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