Ferrari e il senso del tempo – ONAV Monza (31/01/2019)


Bisognerebbe prestare più attenzione a come il tempo giochi un ruolo centrale nella nostra vita... a quanto, come, per chi, con chi lo trascorri.


Anche se lo ripeto tutte le volte a lezione, sottolineando con la voce quel 1902 così ben scolpito nella memoria, non avevo ancora coscientemente realizzato come la Ferrari Spumanti sia ormai vicina ai 120 anni di storia.

La luce si è accesa nel momento in cui l'ho ascoltato da Ruben, enologo storico della cantina, ormai ben 33 vendemmie spese per realizzare grandi spumanti, tutta una vita di lavoro, tantissimo tempo.

Tanto come le due ore di auto impiegate per raggiungere Monza dal mio ufficio nella Bassa Reggiana, lo stesso al ritorno, nel cuore della notte, sotto una nevicata a tratti anche fitta.

L'ho fatto solo in parte per quello che avrei assaggiato, non solo per il racconto dell’autore che ha accompagnato ogni calice. Volevo soprattutto ascoltare un’amica, Vania, compagna giornaliera di studio e confronto, seduto a fianco di un'altra persona a me molto cara, Giò, con cui invece riesco a vedermi pochissimo.

C’è di mezzo la distanza e i molti minuti necessari per superarla …

Alla fine, il tempo non è mai abbastanza per fare quello che vorresti con chi lo vorresti. Ripensandoci è bello così, se fosse infinito non sarebbe nemmeno prezioso, la disponibilità non ti spingerebbe ad assaporarlo fino all’ultimo istante, aggiungendo, per conquistarselo, magari anche un po' di follia.

Per un'interpretazione meno personale del titolo della serata basta rifugiarsi ai 10 spumanti che abbiamo assaggiato, il più giovane nato “appena” da 10 anni di attesa in bottiglia, il più importante quale eco del secolo scorso, un percorso partito nel lontano 1992.


Quel calice di Giulio Ferrari mi ha fatto cogliere un diverso senso del tempo, non subito, ci sono voluti almeno un paio di giorni, smaltita l'eccitazione del momento e recuperata la stanchezza delle ore di sonno perdute.

Un evidente testimone di tutta la grandezza che lo Chardonnay può raggiungere nelle lunghe soste sui lieviti, proprio qui, da noi, nel Trentino, osando spingere il confronto con territori ben più reputati fino agli estremi e magari anche oltre.

Splendida la tenuta in integrità, commuovente la maturità del frutto che il tempo ha persino ingentilito invece di renderla cupa, aggiungendo mille sfumature senza apportare grassezza. Poi la tattilità, magistrale, il concetto di “scorrere”, quante volte lo ha toccato Ruben nella serata?

È proprio su questi lunghi percorsi che l'agrume verde dello Champagne fa invece più fatica ad integrarsi con i segni del tempo, l'acidità marcata trova contrasto negli aromi terziari e non sempre l'amalgama riesce, tonalità troppo forti e troppo distanti. Solo i grandi, e sono pochissimi.

Ricorderò per mesi l'apertura delicatissima di quel 🍷 Giulio Ferrari 1992, tutto su fiori bianchi appena sbocciati e lievi respiri salmastri, polvere da sparo, sottobosco e tartufo che fanno capolino dopo qualche secondo di attesa, ancor più timidi nel volersi mostrare foglia di limone e confetto.

Ha mille angoli da cui farsi osservare, infinite minuzie…

In bocca l’eleganza è un messaggio immediato, presenza ferma dalla pressione leggera, dolcezza misurata di croissant e panna cotta, poi tutto un mondo di spezie, sali da bagno, resina, avvolti in sfumature balsamiche. Profondo, da godersene ogni minuscola goccia, fermamente aggrappato al palato, eterno... questo il vero “senso del tempo”, svelato a noi fortunati.


Gli avevano aperto la strada tre altri frutti del favoloso cru di Maso Pianizza, più giovani e magari per questo maggiormente spontanei, alcuni dal futuro ugualmente luminoso, ancora a percorrere la loro strada verso una reale pienezza espressiva. Di nuovo, è solo questione di tempo.

Giulio Ferrari 2004 è ancora sull'ostentata gioventù rinunciando, in parte, a mettere a fuoco i dettagli, così scalpitante di sale, ma dolce nel frutto in una complessità di aromi tostati. L'ho sempre amato per averlo conosciuto ancora in fasce e lo continuerò ad amare, proprio per questa ostinazione a non voler ancora scegliere la strada definitiva. Ad ogni la sorpresa di un’esperienza diversa.

Mi ha tolto il fiato 🍷 Giulio Ferrari 2001, per quella vibrazione minerale e di agrumi con cui ha saputo conquistare il palato. Uno di quegli assaggi che cambia davanti ai tuoi sensi prima che si riesca a fermarne un’immagine. Per un attimo è tensione condita di spezie, poi anime salmastre e di caramella inglese lanciate in una corsa perdifiato, infine la polpa di un frutto croccante. Crudele e intransigente in quell'apparire rigido, nel ferire i sensi e poi inebriarli di sensazioni, non riesco a intravedere dove si vorrà collocare in un lontano orizzonte, sarà tuttavia grandissimo.

Ci sono stati anche colori dorati, offerti dal 🍷 Giulio Ferrari 1999, una voce che canta su toni più caldi e profondi, non per questo di minor fascino. Esotico, orientaleggiante, carnoso e ancora salato, per ceri versi persino languido nell'avanzare del sorso, ha una morbidezza composta di dolcetti alle mandorle, miele e zucchero caramellato. La luce rossa e calda di un tramonto sul mare, in altri luoghi e altri tempi. Di nuovo quella parola…


Una serata lunga di assaggi, iniziata con una sequenza di 🍷 Riserva Lunelli composta dalle annate 2007, 2006 e 2005. In questa etichetta lo spumante Trentino incontra il legno, seppur di botti dal grande volume, per dare vita a bollicine morbide che si stemprano in ricordi di cioccolato bianco, miele e liquirizia.

Non ho mai amato fino in fondo questa particolare interpretazione, forse perché perdutamente rapito da come lo Chardonnay, se lasciato esprimersi nel modo più puro, riesca a trasmettere leggerezza, personalità e unicità del territorio. Devo tuttavia riconoscere, che nonostante lo spessore e una certa burrosità, complice forse il clima della serata, questa versione si è in molti punti redenta.

Ho lasciato la mia preferenza alla 🍷 Riserva Lunelli 2006, annata che a distanza oltre 10 anni sta regalando in Italia spumanti di alto livello. Di un prezioso oro antico il colore, nei profumi ha offerto spezie, fiori dolci e un soffio di polline con in sottofondo una sorprendente freschezza che sposta la sfumatura sul verde. In bocca è sale dolce, vena di resina e miele, un disegno dai tratti barocchi ricamato da una mano d’artista.

Come raccordo fra gli spumanti dedicati a chi è il presente e chi è stato l’origine della Ferrari Spumanti, altre 3 annate di 🍷 Perlé Nero, nella sua espressione del 2005, 2007 e 2008. E di nuovo, il mio storico scetticismo sul Pinot Nero Trentino, si è preso una bella smentita.

Per certi versi dolce e scontroso il 2008, giustificato anche dall’essere la bottiglia più giovane della serata, solido e dalle sfumature amaricanti il 2005, tuttavia, per entrambi, il frutto rosso e l'agrume, magari candito, sono usciti in modo spontaneo e preciso.

Piuttosto fuori dal coro e gran bella sorpresa il 🍷 Perlé Nero 2007, tutto su un altro registro che recita una sottile eleganza di profumi iodati e allo stesso tempo di zagare, con una progressione in punta di piedi dalla salinità serena capace di trasformarsi in aromi di piccole bacche e infine pompelmo. Un altro bicchiere abile nel prendere in giro i sensi, senza mai svelarsi del tutto.

Con la bellezza di 10 spumanti di così alto livello la serata è scivolata via in un netto crescendo in cui, assaggio dopo assaggio, anche la lingua più timida ha trovato loquacità. E così, quando mi hanno offerto un microfono non ho avuto timore nel dire la mia, a qualche battutina delicatamente pungente come risposta ho preferito un sorriso.


Non posso negarlo, nella degustazione, ci sono persone che contano molto per me, e allora ci può stare anche il termine “assoggettato”, se inteso alla loro opinione. È un’importanza legata al confronto, per un modo di vedere il vino simile al mio, e altrettanto quando l’approccio è molto diverso.

Sono fortunato a poterle averle come riferimento, quando capita ne nasce sempre un momento di crescita. Mai pensato che la stima possa essere un limite, l’importante è mantenere spirito critico e potersi fidarsi dell’anima di chi si conosce, di voci che agitano questo mondo senza alcuno spessore ce ne sono fin troppe.

Quando c'è concordanza nell’interpretazione la convinzione diventa certezza, se la visione è diversa sarà l’occasione per ritornare ad aspetti su cui non si era riflettuto abbastanza. Due di queste persone erano in quella stessa sala, carissime amiche, una a condurre la serata, l'altra al mio fianco. Il mio uguale e il mio specchio, nell’universo del vino.

Verso le 2 ero comunque già a letto in zona eremitica, non prima di un ultimo scambio di messaggi, da eno-malati mentali... come si può leggere, il senso del tempo, se n’era ormai andato da un pezzo.


Serata in cui le ore materialmente passate sono state solo un dettaglio, se molte o poche non ha importanza, conta solo la qualità. Di seguito la lista degli assaggi che Ruben ci ha messo a disposizione, anche a lui un grande ringraziamento.

🍷 Ferrari Spumanti – Riserva Lunelli 2007

🍷 Ferrari Spumanti – Riserva Lunelli 2006

🍷 Ferrari Spumanti – Riserva Lunelli 2005


🍷 Ferrari Spumanti – Perlé Nero 2008

🍷 Ferrari Spumanti – Perlé Nero 2007

🍷 Ferrari Spumanti – Perlé Nero 2005


🍷 Ferrari Spumanti – Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2004

🍷 Ferrari Spumanti – Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2001

🍷 Ferrari Spumanti – Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1999

🍷 Ferrari Spumanti – Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1992







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