Sebastian Stocker: ricordi con Sigmar Stocker (Enoteca Tabarro 14/12/2018)
Non
starò a descrivere l'emozione provata nel sedermi a quel tavolo. La
lascio tutta di merito a Matteo, per come gli si è rotta la voce,
per quell'attimo di pausa necessario ad asciugarsi gli occhi
all'inizio della serata, rivivendo i ricordi dell'inaugurazione della
nuova sektkellerei Stocker a Terlano, unico “italiano” presente
tra gli invitati.
Posso
solo dire che lo capisco, ho provato la stessa cosa in prima persona
poco prima dell'estate nella serata dedicata al Vorberg proprio
raccontando di Sebastian, di come abbia avuto quell'intuizione
vincente che ha messo Terlano sulla carta mondiale dei vini che
contano, donandoci bottiglie capaci di sfidare il tempo con il metodo
che ora porta il suo nome.
Il
mio 2018 è stato profondamente intriso di Alto Adige, ben più di
come lo siano stati gli ultimi 10 anni da sommelier. Ho condotto
quell'incontro in tandem con Rudi Kofler, in agosto mi ha
accompagnato in prima persona a visitare cantina e vigneti, ho
degustato i bianchi di Appiano con Hans Terzer al mio fianco.
In
un venerdì di metà dicembre ho aggiunto l'ultimo tassello a questo
mosaico di emozioni, un'occasione unica organizzata al Tabarro da
Matteo per ricordare il grande Sebastian e i suoi spumanti
accompagnati dalla voce narrante del figlio Sigmar, lì seduto,
sorridente, in mezzo a noi.
Non
ho nemmeno voglia di stare a dilungarmi sui vini nonostante abbia
riempito il fascicoletto di appunti. Tanti assaggi da cui traspare
nitida una visione ben precisa che si riassume nella frase con cui
Sigmar ha aperto la serata: “Il mio papà non faceva grandi
degustazioni, per lui il vino buono doveva essere morbido e star bene
in bocca... aggettivi, descrizioni, parole, sensazioni
preferiva lasciarli ad altri”.
Un
modo di pensare che ai giorni nostri verrebbe definito “moderno”,
in realtà la riscoperta del ruolo centrale del gusto avvenuta negli
ultimi anni ad opera di Jacky Rigaux e Sandro Sangiorgi, o a voler
dire le cose come stanno ancor prima dallo stesso Veronelli. La
ricerca della pienezza del frutto quale espressione nel calice del
luogo, peculiarità unica e la sola, sensata, alternativa alla vana
imitazioni di territori e latitudini impossibili da uguagliare.
I
suoi sekt sono proprio così... strettamente coerenti a questa idea,
spumanti di fibra, mai appariscenti nei profumi, tuttavia saporiti,
solari, spesso iodati con un'intensità gustativa che nel panorama
Italiano raramente ho visto raggiungere anche in etichette ben più
blasonate.
Mi
concedo solo un'unica eccezione dedicata a quella meraviglia del 🍷
Natur 2010, già così evidentemente più chiaro degli altri anche
nella luce soffusa del Tabarro, un flash nel profilo salmastro,
profondamente minerale e allo stesso tempo dal sottofondo dolce, di
pesca e ginestra. Un assaggio leggero, slanciato, nitido nel
fotografare gli agrumi, marino, fragrante di conchiglie e sabbia
scaldata dal sole, delicatissimo dell'impronta tattile,
interminabile. E proprio alla fine, quale ultimo regalo per aver
indugiato un po' di più ancora nel cercarne la natura, uno splendido
ricordo aromatico di mandorla e miele leggero.
L'attimo
di silenzio calato dopo averlo portato alle labbra, testimonia di
come abbia colpito le tante persone sedute intorno a quel tavolo.
Potrei anche sbagliarmi, ma giurerei che questa sboccatura di ormai 4
anni, capace di raggiungere una pienezza così sorprendente, abbia
riempito di orgoglio lo stesso Sigmar.
Serata
condita di mille aneddoti, attimi preziosi di vita passata di un
padre visti con gli occhi di un figlio con rispetto e ammirazione, ma
anche chiacchiere, risate, battute, tutta la spontaneità di un
convivio informale di persone diverse unite dalla comune passione,
grande regalo di Sigmar girato da Matteo a noi tutti, perché “gli
Stocker non viaggiano”.
Il
papà non ha mai lasciato l'Alto Adige, lui lo ha fatto per onorare
un stima trasmessa da una generazione all'altra, solo per questo è
sceso fino al Tabarro di Parma. Per una serata così fuori dal tempo
serviva proprio un posto così, caldo, intimo, in cui la magia del
vino trasuda da questi angoli stretti, dai bassi soffitti, dalla
scala ripida, posto vero e sfumato, lontano anni luce dalle atmosfere
patinate e luccicanti dei social.
Fra
una bottiglia e l'altra, Diego ci ha coccolato con due versioni di 🍴
Speck, da coscia e girocollo, stagionate 14 mesi proprio nel Maso
Pretzhof, tanto per ribadire un legame stretto e di eccellenza fra
vini e territorio. Una rara delizia che surclassa e oscura le
insipide imitazioni che portano, aimé, lo stesso nome. Gli ha invece
tenuto testa degnamente il 🍴 Prosciutto Cotto Affumicato dei
Fratelli Branchi di Felino perché a Parma, se ci si mettono, anche
sui salumi cotti non sono secondi a nessuno.
Quasi
dimenticavo... ho sempre pensato che il centro di Parma fosse
bellissimo, ho scoperto che lo è ancora più di notte, con gli
addobbi natalizi tutti illuminati che mi hanno tenuto compagnia nella
lunga passeggiata che dal parcheggio mi ha portato fino al piccolo
locale di Strada Farini.
Di
seguito, i calici che hanno accompagnato la serata:
🍷
Sektkellerei
Stocker - Metodo Classico Natur 2013
🍷
Sektkellerei
Stocker - Metodo Classico Natur 2012
🍷
Sektkellerei
Stocker - Metodo Classico Natur 2010
🍷
Sektkellerei
Stocker - Metodo Classico Brut 2011 (magnum)
🍷
Sektkellerei
Stocker - Metodo Classico Extra Brut Riserva 2009
🍷
Sektkellerei
Stocker - Metodo Classico Extra Brut Riserva 2007
🍷
Sektkellerei
Stocker - Metodo Classico Brut 2011 (magnum)
🍴
Speck
di coscia e girocollo della Val di Vizze stagionatura 14 mesi (Maso
Pretzhof)
🍴
Prosciutto
Cotto Affumicato (F.lli Branchi) servito caldo con "Rostkertoffen"
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