Eikendal Vineyard – Stellenbosch Chenin Blanc 2008

100% Chenin Blanc – 13%

Devo essere onesto, pur sapendo di sbagliare, ho un atteggiamento prevenuto verso i vini del nuovo mondo, in particolare verso il Sud Africa e l'Australia.

E ho anche un atteggiamento prevenuto verso i tappi a vite, quando non sono lo Stevil+ ormai largamente usato da anni dai produttori dell'Alto Adige per preservare la fragranza dei loro profumatissimi bianchi.

Quindi, con questa bottiglia, la partenza é decisamente in salita.

Però, un pò perché la curiosità é più forte del pregiudizio, un pò in previsione di una serie di serate dedicate ai vini internazionali, un pò perché ho assistito ad una bellissima presentazione sui metodi di tappatura che mi ha fatto rivalutato i tappi a vite, ma sopratutto perché acquistata dall'importatore costava solo 9.5 Euro, alla fine l'ho comprata.

Lo devo proprio dire, le aspettative erano basse.

Tanto più che, da quello che ho visto sul sito della Eikendal, non producono più vini a base Chenin.

Il vino nel bicchierre ha un colore spiazzante, é letteralmente giallo limone, ma luminoso come un cristallo.

La tonalità é talmente profonda che sembra artificiale, e la prima cosa che mi é venuta in mente, é che sia dovuta all'aiuto di un passaggio in barrique.

Il movimento nel bicchiere é morbido e denso, presentandosi come un vino ricco di sostanza.

Nei profumi, la prima impressione é di idrocarburi, quasi fosse un Riesling della Mosella.

Non avendo mai sentito uno Chenin prima, mi chiedo se siano tipici del vitigno.

Seguono burro e vaniglia, che confermano che il passaggio in legno piccolo c'é sicuramente stato.

Ruotando il bicchiere emergono aromi verdi di cedro e un vegetale di peperone per un profilo complessivo che alla fine contiene molti elementi, é di impatto e forse per questo cede un file nell'eleganza.

A bicchiere fermo, dopo una decina di secondi, il vegetale si placa, così come gli idrocarburi, ed emerge una piacevole ricordo floreale di camomilla.

In bocca é morbido, avvolgente pur mantenendo una freschezza ben viva e vivace che induce una notevole salivazione.
Il gusto ricorda inizialmente la pesca gialla matura e l'albicocca per poi cambiare in agrumi maturi quali cedro e pompelmo rosa.

Nel complesso ha una lunghezza intermedia, da non disprezzare e, a bocca ormai ben asciutta, permane un piacevole finale sapido.

Tutto sommato, un 81 potrebbe anche essere un punteggio adeguato per un prodotto che viene così da lontano e ha un prezzo contenuto.

Dopo la degustazione, ho cercato sul web qualche dato tecnico, come conferma alle impressioni avute: il 90% del vino sosta 6 mesi in barrique di quercia francese di cui il 10% nuove, residuo zuccherino 2.1 g/l, acidità 6.5 g/l.


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