My Tasting

I profumi non tradiscono l’aspetto, così pieno, intenso, immerso in una luce rubino, e portano allora in primo piano una bacca scura, matura e dolce, accompagnata da violette, piccole spezie, tratti di sottobosco. Altrettanto da pinot noir meridionale è l’ingresso di bocca, accogliente, di frizione avvertibile, con aromi di rosa e cannella, e saper poi salutare i sensi, sulla traccia di una trama sapida decisa.

Roberto non è una sorpresa… certamente. Lo avevo già ascoltato in altre occasioni e i suoi modi di esporre, pacati, brillanti, la lucida passione per gli argomenti, il saper mettere a fuoco gli aspetti fondamentali tralasciando gli inutili fronzoli, mi sono sempre piaciuti. È Trentino, miglior sommelier d’Italia, ambasciatore del Trento Doc… d’accordo. Comunque riuscire a creare un racconto così centrato sul territorio e la sua espressività, che sia interessante, completo, anche dettagliato, in ogni caso fruibile da una platea variegata di appassionati dal lungo corso e persone alle prime esperienze di degustazione, non è cosa banale. A livello personale, da chi molte di quelle cose le racconta a lezione, mi sono goduto la prima parte con l’inquadramento storico e pedo-climatico, perché avere conferme delle proprie conoscenze da una persona così competente, fa bene alla propria autostima. Ho poi avidamente seguito l’approfondimento sullo stile e sull’espressività del Trento Doc nelle d

  🍇 100% malvasia di Parma – 12% Una storia antica che stava per scomparire, non è la solita 𝑚𝑎𝑙𝑣𝑎𝑠𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝐶𝑎𝑛𝑑𝑖𝑎 𝑎𝑟𝑜𝑚𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎, questa è la vera 𝒎𝒂𝒍𝒗𝒂𝒔𝒊𝒂 𝑪𝒂𝒔𝒂𝒍𝒊𝒏𝒊, dal nome di chi ne ha permesso il recupero dall’estinzione con poche e vetuste piante ancora esistenti. E’ il genitore poco noto di tante varietà ben più sotto la luce dei riflettori, nel suo “La stirpe del vino” Attilio Scienza la chiama 𝑚𝑎𝑙𝑣𝑎𝑠𝑖𝑎 𝑜𝑑𝑜𝑟𝑜𝑠𝑖𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎, per legarla al suo territorio ora è battezzata con il nome di 𝑚𝑎𝑙𝑣𝑎𝑠𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑃𝑎𝑟𝑚𝑎. Il profilo aromatico non ha quell’aromaticità sfacciata, vegetale, vezzosa che spesso emerge nella 𝑚𝑎𝑙𝑣𝑎𝑠𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝐶𝑎𝑛𝑑𝑖𝑎, qui è decisamente il frutto a fare da protagonista in diverse sfaccettature che coinvolgono la susina, l’albicocca matura, la scorza d’arancio candita, per poi avviarsi su altri orizzonti, muschiati, nel miele di castagno, all’uvetta, alla fragranza del panettone. Complessità evidente,

Questa volte mi risparmio le parole, dico solo che i tortelli di zucca io e il Bencini li abbiamo presi al posto del dolce , e visto che 3 è il numero perfetto proprio come eravamo noi, in attesa del caffè, abbiamo aggiunto anche un arancino di riso ripieno di costine . Prima erano venuti il luccio in salsa mantovana e i ravioli di canapa , nell’insieme una cena magnifica in un luogo dove si mette davanti a tutto la dedizione verso la cucina e l’accoglienza, partendo dalla materia prima, che infatti mi sono portato a casa. E anche stavolta ho portato Stefano a bere bene, che fosse per lui, sarebbe sempre sulle stesse polverose bottiglie. In fondo è un bravo ragazzo, ha un cuor d’oro ed è generoso, per questo gli perdono di aver detto “𝑡𝑖 𝑝𝑖𝑎𝑐𝑒 𝑖𝑙 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑡𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎 𝑙𝑎 𝑠𝑐ℎ𝑖𝑎𝑣𝑎”. “𝐵𝑜𝑚𝑏𝑎𝑟𝑑𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝐶𝑎𝑠𝑡𝑒𝑙 𝑑’𝐴𝑟𝑖𝑜” Piccoli arancini di riso alla Pilota con cuore di costine. Rivisitazione ricetta Futurista 𝐿𝑢𝑐𝑐𝑖𝑜