Il senso della misura – L’arte di Piero della Francesca con Armando Castagno (09/10/2019)


È la seconda volta che a Bologna il racconto dell’arte incontra quello del vino. Ancora condotti per mano dalla voce narrante di Armando Castagno, alla potenza espressiva di Michelangelo ha fatto seguito il senso della misura di Piero della Francesca.


Tema centrale la definizione dell’armonia e dell’equilibrio, partendo dalla pittura e arrivando fino alla vita di tutti i giorni, percezioni necessariamente non assolute dove l’interpretazione si è fatta sottile e personale, mediata dal gusto che ognuno di noi, nel tempo, si è costruito sulle esperienze.

Sono certo di non aver colto completamente certi passaggi che Armando ha cercato di trasmettere alle tante persone che per 3 ore lo hanno ascoltato, proprio per la mia storia sono abituato più al calcolo che non alla speculazione. Mi sono ugualmente goduto il racconto della vita dell’artista, ammirando nelle raffigurazioni la crescita incalzante nel tratto e, per molti aspetti, quella spirituale dell’uomo.

Immagini che anno dopo anno si fanno sempre più capaci di infondere armonia, così inondate di luce, dalle figure tese verso l’etereo fino a lasciarsi alle spalle la natura terrena per innalzarsi ad un livello trascendente, sguardi che attraversano l’osservatore e si perdono nell'infinito alle nostre spalle.

Una profondità di visione che ritenevo impensabile in un artista scomparso lo stesso giorno in cui Cristoforo Colombo è approdato in America, vero punto di non ritorno che per secoli rimarrà ineguagliato.

Il nostro senso della misura definisce un personale concetto di piacevolezza che, come esseri umani, applichiamo spesso in modo istintivo ad ogni momento della nostra vita, per tutte le cose che facciamo, nelle scelte, nelle percezioni, nella compagnia, nel vestirci e non ultimo per soddisfare i sensi, quindi nel gusto e di riflesso nel vino.


Armando ha allora provato a condividere con noi 4 esempi, definendo per ognuno una frase e lasciandoci la scelta se farla nostra in tutto o in parte, cercare, ascoltare e trovare nel calice parte di quella luce, di quell’armonia, di quella spiritualità che ha segnato il percorso umano e artistico di Piero della Francesca.


📖 “chiara tersità di visione, dispiegato spettacolo aromatico”

🍷 Champagne Jacquesson – Cuvée n° 737 Dégorgment Tardif Extra Brut
🍇 43% Chardonnay, 27% Pinot Noir, 30% Meunier

È oro lucente dai riflessi verdastri quelle che troviamo nei calici, aperto su una dolcezza appena evoluta e intensamente fruttata, di marzapane e polpa disidratata in misura e discrezione, a cui si aggiunge qualcosa di oli essenziali e agrumi in foglie. In bocca ha energia minuziosa, un passo avanti su limone e zenzero canditi increspati da una salinità gustosa, tutto procede in punta di piedi senza rumori di fondo, per un orizzonte lontano. Grazia e perfezione.

Dopo averlo appena assaggiato ho passato il bicchiere ad Arianna per farle cogliere almeno i profumi. Mi sono distratto un attimo sugli appunti e dopo averla sentita dire “papà è buonissimo”, ho ricevuto indietro il calice, ormai vuoto.


📖 “monumentalità assestata in volumi regolari, in vastità di composizione coloristica”

🍷 Domaine de Montille – Bourgogne Pinot Noir 2016
🍇 100% Pinot Noir

Di nuovo una sorgente dove la luce si anima, movimenti dall’incanto rubino ancora orlati di stoffa purpurea. L’incontro con i sensi è nitido, definito, trova rosa selvatica, zucchero impalpabile, ciliegia candita, una marasca croccante che sfuma in una soffusa trama linfatica. Il sorso si impone, ha presenza, sfoggia in ugual misura sale e tannino, coerente e perentorio nel racconto aromatico, ugualmente netto in tattilità gessosa. Ed è “solo” un Bourgogne…


📖 “severità arcana e iconica, misura profonda”

🍷 Domaine Rostaing – Côte-Rôtie “Ampodium” 2016
🍇 100% Syrah

Poteva essere mentalmente difficile associare il senso della misura ad uno syrah e invece, dopo una maggiore intensità nella sfumatura appena violacea, la grazia dei profumi non ha nulla da invidiare al pinot noir che l’ha preceduto. Evoca polvere di grafite, il piccolo frutto scuro, qualcosa di salmastro, la delicatezza di un fiore dai petali spessi e vellutati. L’assaggio è un racconto del vitigno e del luogo di origine, articolato sulla struttura, in un tannino progressivo e stratificato, l’allungo saporito e un finale educato in cui un ultimo calore emerge, per accarezzare ancor meglio il palato. Un abbraccio sincero...


📖 “placato contrasto in poderoso controluce”

🍷 Domaine Huet – Vouvray Moelleux “Clos du Bourg” 2001
🍇 100% Chenin Blanc

Mai parole avrebbero potuto sintetizzarne al meglio lo spettacolo che abbiamo davanti, perché davvero sono lampi di luce verde quelli che guizzano dall’oro traslucido che accende il bicchiere. Portano con loro pulsazioni aromatiche di zafferano, erbe officinali, aloe, zenzero candito, al tempo stesso dolci, pungenti e insinuanti, un insieme che in questo momento scorre vivo, dall’alto di una freschezza che nemmeno 20 anni hanno domato. La sfumatura erbacea riporta senza smentite ai grandi aüslese della Mosella, la stessa profondità, la stessa avvolgenza, la stessa sciocca sorpresa per un finale croccante che come sempre lascia stupiti e appagati.


L’equilibrio e l’armonia non escludono un’intensa vitalità, questo hanno dimostrato i nostri 4 assaggi, lo stesso messaggio che viene da una pittura antica ormai di 5 secoli, canoni di bellezza che trascendono il tempo.

Con me c’era Arianna, mia figlia, non ha bevuto, o almeno non ne aveva l’intenzione all’origine, ma ha avidamente ascoltato. Non ci uniscono molti interessi, questa però è una di quelle cose che riusciamo a fare insieme, e ha reso la serata speciale.






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