Champagne Ayala - Brut Rosé N°8
 51% Chardonnay, 49% Pinot Noir (5% da vino rosso) – 12%
 51% Chardonnay, 49% Pinot Noir (5% da vino rosso) – 12%
Ricordi… il giorno dopo, per spogliare una degustazione di 
quell’esercizio sterile che è la ricerca insistente di sentori e 
sensazioni, rimane solo ciò che ha colpito davvero, senza appelli.
 Bottiglia di Vania, coperta, è il mio turno nell’essere vittima di questo gioco sadico, versa e mi chiede “terroir? vitigno? anno?”
 Archiviato mentalmente un “e che Vuoi che ne sappia?”, da ospite non 
posso tirami indietro… guardo il calice, lo porto al naso, infine bevo.
 Il colore è magnetico, splendido ramato, brillante di luce con riflessi
 sempre diversi, una superficie agitata da infinite bollicine che 
continuano ad alimentare un’ostinata collarette.
 Profumi 
intriganti, netti il ferro e l’arancia rossa, una tensione amaricante 
che ricorda il frutto ancora attaccato al suo ramoscello, il ricordo 
agrumato si fonde a quello della foglia, talmente parte del contesto che
 non riesce a stonare, diventa una sfumatura preziosa, completa. 
 Ancora dolcezza, giocata fra spezia e mineralità, intuisco cannella e 
cipria, un mazzetto di garofani ad avvolgere con discrezione tutto 
quanto.
 Un sorso che porta una carbonica irrequieta… 
l’aromaticità è forte e in parte coerente, l’arancio diventa chinotto, 
la sapidità minerale è meno dolce e più ferrosa, riprende il filo 
conduttore dell’amaricante raffinato aggiungendo appena un filo di 
controllatissima evoluzione che solo una mano enologica vellutata poteva
 volere e realizzare. 
 Avvolgenza senza sfoggiare un dosaggio 
evidente, nemmeno una percezione stonata di zuccherosità, tutto inserito
 alla perfezione in un contesto dalle tante facce. Cede appena in 
profondità, l’impatto alto lascia spazio ad una bocca rasserenata, il 
rimedio è facile… basta riempire di nuovo il bicchiere.
 Sono 
ancora in ballo e mi tocca ballare, domande aspettano la mia risposta… 
“Pinot Noir, ma non in purezza”… “non è Aube”, quando me lo confermano 
azzardo “Montagne de Reims”… “sboccatura recente, Champagne con molti 
anni ma non tantissimi, non più vecchio del 2007/2008”.
 Si vede 
proprio che era la mia serata… 51% Chardonnay, 49% Pinot Noir di cui il 
5% da vino rosso, la tipologia che mi è sempre piaciuta di più fra i 
Rosé. Vigneti Grand Cru e 1er Cru della Montagne de Reims, sboccatura 
10/2015 della magica vendemmia 2008 non rivendicata in etichetta se non 
nel nome, “Rosé n°8”.
 Ho avuto solo una gran fortuna, potevo 
prenderci come non prenderci, lo Champagne è un mondo enorme che tanti 
assaggi, per ora, hanno solo scalfito. Sorrido però a quello che ho 
pensato mentre ne gustavo il sapore… alla “controllatissima evoluzione 
che solo una mano enologica vellutata poteva realizzare”… 
 Ayala,
 maison storica dal 2005 acquisita e rilanciata da Bollinger, lo Chef de
 Cave è Caroline Latrive, la sensibilità femminile nel giocare con 
sensazioni complesse e difficili da dominare si avverte in pieno.




 
 
 
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