Enogea Night... - Il Bordeaux di Alessandro Masnaghetti (25/01/2018)

Il racconto di un viaggiatore, di chi ci è stato non solo per lavoro, ma anche a godersi e vivere un territorio. Parole che pongono l'accento sui particolari da osservare per cogliere il perché certe zone sono in un modo e non in un altro, per quale ragione lì finiscono le vigne mentre altrove continuano, il modo in cui centinaia di anni di storia hanno consolidato abitudini che ora potrebbero anche essere messe in discussione.


Si è parlato anche di terreni, naturalmente, ma senza tutta quell'enfasi che ultimamente sembra dover per forza trasformare gli appassionati di vino in geologi.

La storia come protagonista, una narrazione di fatti passati che hanno influito sul modo di pensare e sulla filosofia di produzione dei giorni nostri, del perché siano nate certe preferenze. Come, ad esempio, la natura contadina profondamente radicata sulla riva destra della Dordogna abbia necessariamente scelto il più "mansueto" e produttivo Merlot per la ricostruzione dei vigneti dopo la fillossera.

Sui vini un'analisi molto lucida, per certi versi anche critica, confermata nitidamente dai calici che abbiamo assaggiato insieme. Da un lato vinificazioni molto precise, il tanto proclamato erbaceo/peperone del Cabernet non è mai venuto fuori, come per altro accade di norma quando questo vitigno è trattato come dovrebbe, e non solo a Bordeaux.

Freschezza e un tannino di polso,
tuttavia senza mai voler essere assoluto protagonista. Un bel sorso, lo stesso per il frutto, gastronomici e nemmeno così impegnativi sui sensi, decisamente con più scorrevolezza di quanto mi aspettassi. Ogni tanto qualche sensazione di tostatura ha fatto capolino, quasi mai in modo stancante.

Sull'altro piatto della bilancia un'intrinseca mancanza di lirica, di slancio, l'effetto della ricerca di una precisione maniacale che tende però a dettare tanti denominatori comuni. Rimane comunque netto lo stacco, anche per scelta dei vitigni e di tutto quello che ne consegue, fra la riva sinistra e quella destra della Gironda.

Alessandro gentilissimo, gli ho rubato un po' di tempo prima della serata per parlare come non eravamo riusciti a fare in tanti anni da appassionato lettore della sua Enogea. Come sorpresa, a narrazione iniziata, inaspettatamente dal fondo della sala si è unito a noi anche il Falco... quasi fosse proprio una reunion “Enogea-Night”. Vederli insieme è stata una cosa speciale, devo molto della mia passione ad entrambi.

Serata preceduta come d'abitudine da un ricco buffet messo a disposizione dai colleghi sommelier di Reggio Emilia, professionali e impeccabili come sempre. In abbinamento un 🍷 Bordeaux Blanc “Clarendelle” 2016 profumatissimo, giocato su un dualismo dolce-salato, ma nel complesso con troppo indugio sulle morbidezze. Interessante da assaggiare, ma non molto di più.

Altra cosa invece la selezione finale di formaggi proposti da Giovanni Gazzetti della “Boutiques del Formaggio e del Salume” di Scandiano. Non provo nemmeno a descriverli, perché me li sono goduti mettendo in folle il cervello e in fondo... che gusto ci sarebbe a parlarne senza poterli sentire? Mi sono comunque riascoltato il suo racconto nella registrazione, una competenza e una passione spettacolari.

Questo lo splendido piatto proposto:

🧀 Cantal, 100% vaccino, Massiccio Centrale
🧀 Beaufort d'Alpage, 100% vaccino, Alta Savoia
🧀 Comté 40 mesi, 100% vaccino, Jura
🧀 Gregoriano, 100% pecora a coagulazione lattica, Abruzzo
🧀 Maroilles, 100% vaccino a crosta lavata, dipartimento del Nord


Di seguito i vini degustati seguendo l'ordine di servizio. Le descrizioni sono come al solito a parte, miglior bottiglia Château Haut-Bailly 2013, la più vicina ai miei gusti Château Calon-Sègur 2012, la più elegante Château Giscours 2015, era quasi scontato.

🍷 Château Potensac 2013, Médoc
🍇 49% Cabernet S., 30% Merlot, 20% Cabernet F., 1% Petit Verdot

🍷 Château Calon-Sègur 2012, Saint-Estèphe
🍇 78% Cabernet S., 20% Merlot, 2% Petit Verdot

🍷 Château d'Armailhac 2013, Puillac
🍇 59% Cabernet S., 28% Merlot, 12% Cabernet F., 1% Petit Verdot

🍷 Château Langoa-Barton 2012, Saint-Julien
🍇 Cabernet S., Merlot, Cabernet F.

🍷 Château Giscours 2015, Margaux
🍇 Cabernet S., Merlot, Cabernet F., Petit Verdot

🍷 Château Pavie-Macquin 2012, Saint Émilion
🍇 85% Merlot, 14% Cabernet F., 1% Cabernet S.

🍷 Château Haut-Bailly 2013, Pessac-Léognan
🍇 64% Cabernet S., 34% Merlot, 2% Cabernet F.

🍷 Château Nenin 2000, Pomerol
🍇 67% Merlot, 33% Cabernet F.


Ad accompagnare il buffet:

🍷 Dillon Wines - Bordeaux Blanc “Clarendelle” 2016
🍇 47% Semillon, 42% Sauvignon, 11% Muscadelle



In mezzo a 8 calici la mia preferenza è andata allo 🍷 Château Haut-Bailly 2013, Grand Cru Classé di Pessac-Léognan. Il più minerale, il più intransigente e variegato, con un naso che spazia dal piccolo frutto croccante scuro, al fiore carnoso, alla torrefazione, fino alla cenere e nessuna esagerazione in questa complessità. In bocca un tannino che si fa dare del Lei e un'acidità bella tirata, senza tuttavia senza risultare sgarbato. Aromi di rosmarino come ultimo regalo finale, magnifico sorso.

Poi... saranno i miei gusti a tirarmi per i capelli, ma sono stato conquistato dalla freschezza velatamente immatura dello 🍷 Château Calon-Sègur 2012, 3ème Grand Cru Classé di Saint-Estèphe. Un inizio di profumi dolci e bluastri di gelatina di mirtillo, che minuto dopo minuto si è trasformata nella freschezza di sanguinella tardiva. A contorno una salinità delicata, iris, sfumature di ruggine, un sottobosco leggero. Bello l'attacco di bocca, minerale, vivace, che continua fruttato e succoso, concedendosi appena un aroma delicatamente tostato. Bicchiere di gran classe, nitido testimone della sua denominazione.

Decano della degustazione lo 🍷 Château Nenin 2000 di Pomerol, in splendida forma, mediterraneo, iodato, dalla frazione medicinale gentile e delicata, comunque forte in ricchezza di spezie dolci. Così come dolce é il primo sapore, riposante, sensuale, per poi arricchirsi di ricami mentolati e trovare in essi profondità. Afferma i suoi anni con ancora tanta energia, finale piccante che lascia la bocca accarezzata da una bella sensazione di caffè in polvere. Il ritorno ai profumi viene premiato da china e chinotto.

Con il Merlot ho litigato subito, stavo ancora indugiando sul precedente bicchiere quando distrattamente ho infilato il naso
nel 1er Grand Cru Classé B di Saint Émilion, lo 🍷 Château Pavie-Macquin 2012, che mi avevano appena servito. Un esordio scontroso, con sensazioni animali, fungine, una presenza di sottobosco umido, cuoio, pelliccia... col tempo si è poi placato, ma il feeling era ormai compromesso. Fin da subito bella la bocca, giovane, dalla freschezza pepata, equilibrio spostato dalla parte giusta, tuttavia a debito di ampiezza aromatica.

Primo bicchiere ad essere servito lo 🍷 Château Potensac 2013 del Médoc, dal piccolo frutto orientato su tonalità rosse e suggestioni erbacee, ribes, melograno, garofano e rosa selvatica. Tostatura avvertibile, ma non eccessiva. Bocca un po' immatura, congruente nei tannini sfumati di verde e dalla sensazione asciugante. Un inizio discreto, ma in assoluto una bottiglia non esaltante.

Decisamente più convincente, apprezzata da tanti in sala compreso il Masna, lo 🍷 Château d'Armailhac 2013, 5ème Grand Cru Classé di Puillac. Si distinguerà per essere il più floreale e nella sensazione calda con cui accarezza la bocca. Aggiunge però dolcezza di spezie, agrume colorato di giallo, anche un leggero indizio di tostatura. Succoso, salino, saporito di mora e amarena, ha equilibrio e allo stesso tempo vivacità, una scia di grafite ne accompagna il finale.

Meno felice il calice di
🍷 Château Langoa-Barton 2012, 3ème Cru Classé di Saint-Julien, che al frutto piuttosto maturo aggiunge sensazioni tartufate, salmastre, permettendo anche al legno di far capolino. Se al naso questo aspetto rimane tutto sommato secondario, in bocca diventa troppo marcato e ne monopolizza la chiusura aromatica. Peccato, perché l'esordio fresco e di piccoli frutti non mi era affatto spiaciuto.


Bottiglia più raffinata della serata lo 🍷 Château Giscours 2015, 3ème Cru Classé di Margaux. Profumato intensamente di gelée alla fragola, tanto sale, il ribes, persino di rosa, mentre alla rotazione il ricordo di incenso è una vera pietra preziosa. Sorso pieno, sontuoso e morbido, splendida la texture che sottindente una intrigante vena salina. Solletica al gusto e nelle sensazioni tattili, mostra in modo pieno e nobile il carattere di un'annata fresca. L'angolo più elegante del Médoc non poteva smentirsi.



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